Cosa significa per l’economia italiana, di là della valenza geopolitica che assume in questo particolare momento storico, l’attività di produzione militare? Non poco in termini di Pil e non poco in termini di occupazione. Ora, il Piano di Riarmo Europeo è stato presentato da una parte come un forte motivo di deterrenza e dall’altra come un volano per l’economia dell’Unione. In Italia i big del settore impegnati sono Leonardo, Fincantieri, Intermarine e Almaviva. Insieme con gli altri player Ue il loro obiettivo è spingere sul settore e investire su uno sviluppo che sia anche un ritorno per le singole economie. Un deciso cambio di rotta. Fino a oggi, infatti, più dei due terzi della spesa militare europea è andata a fornitori statunitensi. E non a caso la Commissione europea punta, entro il 2030, a far sì che almeno il 50% degli acquisti militari avvenga all’interno dell’Unione. Un passaggio fondamentale perché gli investimenti e lo sviluppo di oggi siano voci significative per le aziende (e il Pil) di domani.
Leonardo è uno dei principali attori globali nel settore della difesa e della sicurezza. La multinazionale italiana fornisce soluzioni tecnologiche avanzate per la difesa in tutte le sue forme: terrestre, navale, aerea, spaziale ed elettronica. La società si distingue per l’innovazione nei settori aerospaziale, elettronico e cyber, e svolge un ruolo fondamentale nel fornire le capacità di difesa avanzata per le Forze armate italiane e per molte altre a livello internazionale. Il gruppo ha chiuso il 2024 con 17,8 miliardi di ricavi e un portafoglio ordini di 44,2 miliardi e sono ben 14 le società della sua galassia dedicate al settore in senso lato: da Avio (28,75%) a Telespazio (67%) e Thales Alenia (33%) passando per Mbda (25%), Leonardo Drs (71,59%) e Iveco Defence (100%). Dieci invece i programmi internazionali: il Global combat air programme (Gcap) che prevede un sistema aereo da combattimento con UK e Giappone; il Joint strike fighter (Jsf) destinato al caccia multiruolo; Eurofighter, il caccia multiruolo per cui ha appena chiuso un maxiordine da 20 in Germania; il sistema Uncrewed Eurodrone; l’elicottero multiruolo Nh90; il velivolo turboprop Atr; il sistema aereo Sesar; il convertiplano Ngct; le fregate multi missione Fremm e il sistema di difesa terrestre Leonardo Rheinmetall Militare (Lrmv).
Il gruppo guidato da Roberto Cingolani ha un ruolo importante anche nel mercato della difesa della Nato che opera con diversi produttori, spesso in joint venture nei programmi dell’Alleanza di Difesa collettiva. La sua performance a Piazza Affari è il risultato dell’ascesa esponenziale del settore: il titolo Leonardo ha guadagnato il 110% da inizio anno e il 977% negli ultimi cinque anni. I venti di guerra spingono ad accelerare sulla produzione degli armamenti da terra e le acquisizioni sono state il segreto dell’ex Finmeccanica che ha recentemente messo le mani su Iveco Defence Vehicle. D’altra parte, mantenere e sviluppare la produzione militare in Italia significa anche mantenere il know how e fare investimenti su infrastrutture e tecnologie come sistema Paese e quindi generare un importante indotto. Leonardo vanta 61mila dipendenti diretti e 11mila fornitori globali.
Dai cieli ai mari, Fincantieri è l’altro grande gruppo schierato. Nel comparto militare il gruppo triestino è un protagonista in grado di offrire una gamma completa di navi di superficie, sommergibili e servizi di supporto logistico e post vendita; si conferma fornitore unico della Marina Italiana (con cui ha cinque programmi in essere) e partner del ministero della Difesa americana. Al contempo presenta una crescente proiezione sull’estero. Il mercato nazionale, attraverso la partnership con la Marina Militare, ha un peso strategico per Fincantieri: funge da driver per l’export, offrendo la possibilità di disporre di prodotti all’avanguardia; consente di sviluppare con continuità l’innovazione necessaria a produrre prodotti sofisticati; è essenziale per conservare una congrua base produttiva, con un effetto volano sul territorio in termini di occupazione e di valore particolarmente rilevante.
Fuori dai confini nazionali, il gruppo guidato da Pierroberto Folgiero si concentra principalmente su tre aree strategiche. Stati Uniti, Medio Oriente ed Emirati Arabi, Sud Est asiatico. Il gruppo sta concentrando la sua presenza nel settore della subacquea. Oggi il mare rappresenta un asset geopolitico paragonabile a ciò che è stato lo spazio nel Novecento e il mercato è stimato in circa 50 miliardi di euro l’anno, con una componente accessibile per Fincantieri pari a circa 22 miliardi. La redditività della divisione subacquea crescerà dall’attuale 4% a circa l’8% dei ricavi entro il 2027. Il titolo del gruppo ha guadagnato da inizio anno il 280% (+500% negli ultimi cinque anni). La società occupa 23mila dipendenti diretti e circa 90mila indiretti.
Sempre nel mondo navale spicca anche Intermarine (Immsi), un cantiere italiano che sviluppa, progetta e produce navi militari e civili, nonché sistemi e componenti navali. Leader mondiale nello specifico settore di unità di contromisure per lo sminamento, da sempre produce cacciamine per le più prestigiose marine militari di molti paesi con una forte vocazione all’export (oltre che per l’Italia, ha prodotto cacciamine per Stati Uniti, Australia, Finlandia, Algeria, Malesia, Thailandia e Nigeria). Di recente il gruppo e Navarm (ministero della Difesa – Direzione degli Armamenti Navali) hanno stipulato un accordo quadro da 60 milioni per assicurare il mantenimento delle capacità operative della flotta cacciamine della Marina Militare. Progetto che si affianca al programma di costruzione dei cacciamine di nuova generazione, che entrerà in produzione a partire dal 2029. I dipendenti diretti di Intermarine sono 250 oltre a un indotto non precisato.
Sul fronte tecnologico puro l’Italia è in campo anche con Almaviva, guidata dall’ad Marco Tripi, un gruppo italiano Ict che da anni opera su mercati chiave come pubblica amministrazione, trasporti, sanità, telecomunicazioni, ma anche difesa e sicurezza. La società collabora con Forze armate e Forze dell’ordine per fornire soluzioni digitali, sistemi di comando e controllo, sorveglianza costiera, radar, sensori, biometria. Ha realizzato più di 400 progetti specifici nel settore difesa e sicurezza, con oltre 600 professionisti dedicati (gli occupati diretti sono in tutto 41mila). Una delle iniziative più rilevanti con cui Almaviva si distingue nel settore è il progetto Q-arm (Quantum Agile and Resilient Military Communications), selezionato nell’ambito del European Defence Fund (Edf) 2024 per costruire un sistema di comunicazioni difensive che sia a prova di tecnologie quantistiche.
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