Sebbene disponga di quattro campioni europei, il panorama industriale italiano nel settore aerospazio e difesa si presenta fortemente frammentato, con una netta predominanza di attori di medie o piccole dimensioni. Secondo una recente analisi di Bain & Company che non comprende i grandi gruppi internazionali e le loro controllate, il 61% opera prevalentemente nel dominio aereo, seguito dai comparti della difesa (inclusa l’elettronica), nonché dai segmenti spazio, navale e terrestre.
La rilevanza strategica del comparto è confermata da una forte specializzazione settoriale: oltre due terzi del campione hanno nell’aerospazio e difesa la propria attività core. Tuttavia, la dimensione economica di queste realtà risulta contenuta: la metà di queste aziende registra un Ebitda inferiore a 5 milioni di euro, mentre solo un terzo supera la soglia dei 20 milioni.
«Questo quadro delinea un mercato costituito da numerosi operatori specializzati, ma di scala limitata, condizione che potrebbe rappresentare un terreno fertile per operazioni di consolidamento industriale o investimenti strategici mirati», osserva Sergio Iardella, senior partner e responsabile italiano della divisione Private Equity di Bain & Company. In quest’ottica sarebbe utile un consolidamento verticale finalizzato alla creazione di campioni industriali europei attraverso l’integrazione lungo la filiera. Ma quali sono gli ambiti chiave?
La produzione satellitare, la cantieristica navale, i veicoli blindati e i droni ma anche la componentistica ad alto contenuto tecnologico e le tecnologie abilitanti trasversali come radar avanzati, sensori infrarossi, batterie di nuova generazione. Seguono le aziende attive nella produzione di materiali critici, segmento essenziale per la sicurezza degli approvvigionamenti, che coinvolge imprese specializzate in sostanze chimiche, polveri energetiche e materiali esplosivi, nodali nella catena del valore della Difesa.
Tra gli attori più noti a media capitalizzazione possiamo trovare Mes-Meccanica per l’Elettronica e Servomeccanismi, fondata e operante nel settore della Difesa dal 1958, dal 2011 partner industriale dell’Agenzia Industrie Difesa. Seguono Knds, che produce armamenti, munizionamenti, cariche propellenti, esplosivi, spolette per la Nato. Quindi troviamo Beretta, nota azienda storica di armi leggere molto apprezzata anche negli Stati Uniti. A sua volta Txt e-Solution offre sistemi digitali nel settore aerospazio e difesa. Seguono Bcube che mette in campo servizi logistici; Eurotorp, consorzio per la produzione di siluri; Elettronica, attore di primo piano nel comparto elettronico.
Tra medi e piccoli attori resta sul tavolo il tema della competitività del sistema e della possibilità per queste Pmi di partecipare ai grandi programmi internazionali. Un passaggio non semplice per queste aziende che devono accreditarsi sui mercati.
L’Italia si può presentare come un’ottima finestra competitiva non solo per la capacità di seguire gli aumenti di domanda delle nostre grandi imprese ma pure per sviluppare, anche nell’industria della difesa, catene di fornitura europee analoghe a quelle storicamente di successo messe in piedi nel settore automobilistico. Ma aumentare la capacità produttiva resta un tema delicato che porterà a grandi investimenti o a concentrazioni tra piccoli operatori. Ovviamente la strada delle alleanze o delle acquisizioni da parte di un grande player è segnata, soprattutto in un contesto europeo che corre velocissimo e che sta imponendo una accelerazione produttiva senza precedenti. Un’occasione per le piccole imprese che non devono però essere lasciate indietro. Come in altri settori, le Pmi sono un motore per l’economia italiana, e quelle del settore della Difesa contribuiscono a creare posti di lavoro e a generare ricchezza. La loro capacità di inserirsi nelle catene di fornitura globali con tecnologie uniche rafforzerà la competitività internazionale del settore aerospazio-difesa italiano che oggi vede sulla scena europea non pochi competitor. Non è un caso che i grandi player come Leonardo continuino a fare shopping tra le eccellenze italiane e abbiano nella propria galassia gruppi come Oto Melara, Agusta Westland e Alenia.
A livello geografico, le medie e piccole imprese del settore sono concentrate per lo più nel Nord Ovest e Centro, segue il Nord Est. Le società del Centro e del Nord Est contribuiscono congiuntamente a oltre l’80% del fatturato complessivo, complice l’ubicazione della sede legale, rispettivamente a Roma e Trieste, di Leonardo e Fincantieri. In coda l’Italia meridionale che ha anche le aziende dimensionalmente più piccole.
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