Il tempo in cui la crescita era trainata da popolazioni giovani e in espansione sta finendo. In Italia, così come in molti altri paesi più o meno sviluppati, è già scattato l’allarme demografia, che per la prima volta nella storia dell’umanità, sta girando contromano. Secondo una recente ricerca dell’Università della Pennsylvania, il 2023 ha segnato il primo anno in cui il tasso di fertilità globale è sceso al di sotto del livello di sostituzione, pari a due figli per donna, necessario per mantenere stabile la struttura generazionale. Una soglia simbolica, ma dalle conseguenze molto reali. Gli Stati Uniti registrano 1,6 nascite per donna, la Spagna 1,16, la Thailandia 0,98. In Colombia si tocca l’1,06. L’Italia non è da meno: l’Istat ha appena certificato un nuovo record negativo – solo 1,18 figli per donna, il minimo storico. Il conto alla rovescia è iniziato. E il cambiamento demografico in atto comporta implicazioni economiche rilevanti, che gli investitori non possono permettersi di ignorare.
Il trend sta generando quella che gli economisti definiscono la «spiacevole aritmetica della demografia», secondo cui la crescita economica dipende dall’aumento della produttività e della forza lavoro. E con il progressivo declino della popolazione attiva, cioè dei lavoratori, la crescita economica diventa sempre più vincolata ai miglioramenti della produttività. Allo stesso tempo, l’invecchiamento demografico esercita una forte pressione sui conti pubblici, in quanto la spesa sanitaria e pensionistica assorbe una quota maggiore dei bilanci statali. Il caso del Giappone è emblematico: al suo apice nel 1994 rappresentava il 18% del Pil globale, oggi si è ridotto al 4%, schiacciato dal peso dell’invecchiamento. Gli Stati Uniti non stanno meglio. Il Congressional Budget Office stima che entro il 2029 il debito federale americano supererà i livelli della Seconda Guerra Mondiale.
Un indicatore utile da tenere osservato è «il Longevity Index», precisa Paolo Paschetta, country head Italia di Pictet Am, «che misura come i paesi affrontano la longevità tramite politiche e investimenti, valutando aspetti quali sanità, età pensionabile e infrastrutture per il benessere e l’educazione continua».
Il legame tra demografia e mercati è diretto. Quando la popolazione in età da lavoro si riduce, anche i rendimenti azionari rischiano di soffrire. «Con l’avanzare dell’età, gli investitori tendono a spostarsi da attività più rischiose, come le azioni, verso strumenti più sicuri, come le obbligazioni. Questo può esercitare pressione sui mercati azionari», illustra Christoph Boner, chief investment allocation officer private clients di Vontobel, «Inoltre, dato che anche i consumi sono nel complesso più bassi, è prevedibile che il rendimento delle azioni a lungo termine sia strutturalmente più debole».
Le ripercussioni sono già visibili nello Stoxx 600, indice che rappresenta le 600 principali società europee. Considerando la composizione geografica dei ricavi, con l’Europa che ne genera quasi la metà, si stima che entro il 2050 la popolazione lavorativa nei Paesi chiave dell’indice si ridurrà in media dello 0,9% l’anno. «Un calo che», afferma Laurent Cyrus, macro-strategist di Ofi Invest Am, «potrebbe portare a una contrazione strutturale dei rendimenti di lungo periodo».
Ma in ogni crisi si nascondono opportunità. E anche la transizione demografica può diventare una strategia d’investimento. I fondi tematici legati a questo megatrend si moltiplicano, dai comparti «Silver Age», la cosiddetta età d’argento, e longevità, a quelli più specialistici legati all’assistenza e alla tecnologia medicale. In particolare, secondo gli esperti, sarebbero tre i settori da tenere d’occhio e su cui puntare per cavalcare l’onda della demografia.
Il primo riguarda i consumi e gli stili di vita senior: dalla mobilità all’intrattenimento e ai beni di consumo per la terza età. Non può mancare il tema sanità e benessere, ovvero un intero ecosistema che va dalle tecnologie mediche ai dispositivi per la diagnostica fino ai trattamenti di prevenzione. Infine, i settori legati alla produttività e all’automazione, perché la carenza di manodopera renderà ancora più strategici gli investimenti in robotica e intelligenza artificiale. «Emergeranno le aziende che sapranno adattarsi per prime, sfruttando la tecnologia per compensare la carenza di manodopera o sviluppando prodotti e servizi su misura per una popolazione che invecchia», osserva Sally Springer, analista di Columbia Threadneedle Investments.
Ma l’impatto del trend demografico non risparmia neppure il reddito fisso, soprattutto se i governi prendessero in considerazione un sistema pensionistico e sanitario statale. «In questi casi, l’emissione accelerata di obbligazioni per finanziare queste spese potrebbe causare un aumento dei rendimenti», avverte l’esperto di Vontobel, che riguardo all’Italia, però, rassicura, considerata l’elevata domanda domestica per i Btp. Ma non solo. Gli esperti di Pictet Am tengono monitorati «anche innovazioni come i Retirement Security Bond, creati per affrontare le sfide del finanziamento pensionistico e offrire pagamenti indicizzati all’inflazione e al consumo».
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