La frenesia d’acquisto tiene banco ormai da tempo sui mercati. A breve ChatGpt spegnerà la sua terza candelina e sin dai primi vagiti dell’intelligenza artificiale generativa a Wall Street è andata in scena una vera e propria caccia all’affare. I titoli legati al business dell’IA, e non solo, sono oggetto di quella che oltreoceano è stata ribattezzata Fomo, ossia «paura di rimanere tagliati fuori» dal grande rally; e ogni piccola correzione dei listini è percepita come un’occasione più unica che rara per salire su quella che qualcuno identifica come una bolla pronta a scoppiare. Questa dinamica si autoalimenta anche in virtù del rapido diffondersi, soprattutto oltreoceano, dell’utilizzo di strumenti d’investimento quali le opzioni che, in contesti di volatilità pronunciata, permettono di speculare su movimenti repentini di singoli titoli o indici. Proprio lo stesso anno in cui è venuta alla luce ChatGpt, il vasto universo degli strumenti derivati si è arricchito con l’introduzione da parte del Chicago Board Options Exchange (Cboe), la più grande borsa di Opzioni statunitensi, delle 0dte (Zero Days to Expiration), ossia contratti di opzione che durano una singola sessione di trading.
L’ultima moda
Scadendo il giorno in cui vengono negoziate, le 0dte hanno prezzi molto bassi (premi piccoli) e offrono potenziali rendimenti elevati in caso di movimenti forti e immediati del sottostante. Per i retail rappresentano l’equivalente finanziario di una scommessa a brevissimo termine: con pochi dollari o euro si può avere esposizione significativa su un indice o su un titolo. Su alcuni indici, come l’S&P 500, queste opzioni a scadenza giornaliera hanno raggiunto quote di mercato senza precedenti, arrivando a rappresentare oltre la metà degli scambi.
Ancora più delle opzioni classiche, le 0dte si prestano per chi vuole mettere in atto acquisti aggressivi in coincidenza con un ribasso significativo del mercato. L’ultimo esempio lampante è stato venerdì 10 ottobre quando Wall Street ha segnato la seconda peggior seduta dell’anno (-2,7% l’indice S&P 500 e -3,6% il Nasdaq) e in quella singola giornata sono stati oltre 110 milioni i contratti di opzioni scambiati, un record che arriva a seguito di un aumento esponenziale dell’utilizzo di questi strumenti. «Le opzioni che scadono il giorno stesso sono arrivate a rappresentare i due terzi del volume scambiato e si tratta indubbiamente di uno strumento molto speculativo», taglia corto Luca Giusti, trader sistematico su opzioni e futures dal 2002 e fondatore di QtLab (Quantitative Trading Lab), «alla stregua delle scommesse e bisogna quindi saperle maneggiare per non rimanere scottati». Strumenti che si prestano quindi alle mani di trader disciplinati che usano strategie di <CF4002>hedging</CF> o trading intraday con regole strette di gestione del rischio. Il problema è che il loro utilizzo si sta facendo largo tra trader dilettanti a caccia di guadagni (in apparenza) facili e veloci.
L’app a tutta opzioni
La diffusione delle 0dte è stata senza dubbio accelerata dal diffondersi dell’utilizzo di piattaforme d’investimento quali Robinhood, la cui app «user friendly» – che permette operazioni gratuite e veloci – annovera anche le opzioni e in questi ultimi anni ha contribuito non poco a rendere disponibili le opzioni con scadenze giornaliere a un pubblico vasto e non professionale, dando nel concreto in pasto anche a principianti strumenti sofisticati che amplificano le oscillazioni del mercato e spesso possono portare a perdite consistenti.
Ad alimentare questa tendenza è anche il proliferare nella rete e sui social di tutorial che spiegano in pochi passaggi come utilizzare le opzioni. Molti dispensano consigli per la comprensione di concetti non proprio banali come il Delta (che misura quanto denaro guadagna il contratto d’opzione per ogni dollaro di aumento del prezzo dell’azione sottostante) e la volatilità implicita, utile per evitare di «strapagare» un’opzione. «Un volatilità implicita alta è come comprare un biglietto all’ultimo minuto: il prezzo è alto perché tutti lo vogliono (contratti troppo cari)», spiega uno dei tanti mini- tutorial per gli utenti Robinhood.
Non tutto scotta
Non va però fatta di tutta l’erba un fascio. Spostando lo sguardo alle classiche opzioni con scadenze settimanali o mensili il discorso cambia non poco. «In assoluto è uno strumento tecnico», precisa Giusti, «ma allo stesso tempo flessibile che permette di scardinare l’idea che per ottenere rendimenti importanti bisogna rischiare di più, anzi permettono di ridurre il rischio grazie alla gestione delle posizioni. È ovvio che non sono alla portata di tutti avendo delle leve intrinseche, ma è presente una barriera conoscitiva elevata da superare prima di mettere dentro i primi ordini e le prime strategie; questo fa sì che la gente si faccia un po’ meno male». Inoltre, le opzioni non servono solo per speculare. Gli investitori istituzionali le impiegano soprattutto per copertura, ad esempio per proteggersi da cali improvvisi del mercato. Acquistare delle Put può essere paragonato a stipulare un’assicurazione sul portafoglio azionario. L’errore più comune? Non avere un piano. «Se non hai una serie di scenari davanti a te, il rischio è che l’improvvisazione porti a farsi male», argomenta Giusti.
«La capacità delle opzioni di capitalizzare sulla volatilità dei mercati le ha rese un componente essenziale per strategie di investimento avanzate», rimarca Luca Galuppo, responsabile segmento Trader di Bg Saxo, piattaforma di trading che quest’anno ha visto raddoppiare i volumi sulle opzioni su future e azioni. «Questa evoluzione riflette un contesto economico globale caratterizzato da continue fluttuazioni», aggiunge Galuppo, «accentuate da politiche economiche americane audaci che hanno reso gli strumenti di gestione del rischio come le opzioni particolarmente attrattivi per gli investitori».
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