Una serie di attacchi vandalici coordinati ai danni di 15 punti vendita della catena berlinese LAP Coffee – fondata da Ralph Hage e Tonalli Arreola nel 2023 – sta infiammando il dibattito pubblico in Germania su innovazione, automazione e trasformazione urbana . LAP Coffee ha puntato su un modello ultra-snello: micro-locali “to-go”, automazione nei processi (le macchine fanno quasi tutto, l’unico lavoro manuale è schiumare il latte) e prezzi bassi: un espresso 1 euro e 50, un cappuccino 2 euro e 50. I fondatori spiegano che care-pricing non significa scarsa qualità: collaborano con la torrefazione berlinese 19 grams e puntano sulla grande scala e sulla logistica efficiente.
Per però qualche esercente indipendente, questa strategia appare come un attacco ai bar di quartiere. Ad esempio, il torrefattore berlinese Philipp Reichel parla del modello LAP come “un tentativo di sfruttare i quartieri, cacciando i concorrenti locali”.
Ecco i due volti, opposti e complementari, della Locomotiva d’Europa. Da un lato la Germania, con i suoi 32 unicorni – startup valutate oltre un miliardo di dollari – ha compiuto passi avanti nel venture capital, ma resta ancora lontana da Stati Uniti e Cina. Dall’altro, la protesta contro la catena di caffè low cost rivela una cultura imprenditoriale che fatica ad accettare l’idea di un profitto rapido, l’ingresso di capitali internazionali e modelli di business capaci di crescere in fretta. Berlino, città simbolo di controcultura e creatività, ma anche di affitti alle stelle e gentrificazione, è la cornice perfetta di questo rifiuto: qui una catena che promette espresso a prezzi accessibili, grazie a un sistema automatizzato, viene percepita da molti come una minaccia per i bar di quartiere che ancora resistono alle trasformazioni.
© Riproduzione riservata