Nomen Omen. Forse nemmeno il suo fondatore Iginio Liberali avrebbe previsto per Lucky Venture, oggi Lu-Ve Spa, un futuro che proiettasse la sua azienda dai frigoriferi dei supermercati ai data center e ai mining di cripto. Leader nella produzione di scambiatori di calore per apparecchi ventilati, la tecnologia che raffredda alimenti ambienti e motori per la produzione di energia, Lu-Ve sta per compiere 40 anni festeggiando un salto quantico del proprio business. Dai grandi centri commerciali l’evoluzione industriale e tecnologica ha proiettato il gruppo direttamente nel bel mezzo dei mega trend del momento, appunto data center, criptovalute, nucleare ed efficienza energetica. «Tutti grandi business dove è necessario lo scambio termico», racconta a Moneta l’ad Matteo Liberali spiegando come di fatto la tecnologia (principio termodinamico) alla base del processo di raffreddamento sia sempre la medesima per piccole o grandi applicazioni. «A fare la differenza sono le dimensioni e le modalità di applicazione». Il principio di raffreddamento si basa su scambiatori che sottraggono calore da un ambiente creando le condizioni termiche necessarie all’uso. Una tecnologia all’avanguardia che ieri era al servizio di piccole realtà e oggi ha clienti d’eccellenza: Vaillant Wartsila, Miele, Carrier, Epta, Arneg, Siemens (e molti altri brand coperti da clausole di compliance).
Dall’Eliseo al Bolshoi
Le tecnologie Lu-Ve sono utilizzate per il condizionamento di edifici storici come il Teatro Bolshoi di Mosca e il Palazzo dell’Eliseo di Parigi, ma anche in moderne strutture, come la Fiera di Francoforte e il Bolshoi Ice Dome di Sochi. Con oltre 4.000 dipendenti in 20 sedi nel mondo, fra cui Polonia, Cina e India e un fatturato che supera i 600 milioni di euro, Lu-Ve sta cavalcando il business dei data center che rappresenta oggi quasi il 10% del fatturato. «È un settore dal quale ci aspettiamo un grande sviluppo in particolare in Cina e negli Stati Uniti dove allo scopo stiamo per completare l’ampliamento della fabbrica in Texas. Un sito produttivo che ci permetterà di servire in modo più capillare il mercato americano, dribblando i dazi e alcuni competitor messicani. Pur nella consapevolezza del fatto che al di là dell’Oceano i costi produttivi sono più alti, sappiamo di avere un ampio margine grazie al nostro vantaggio tecnologico. In America, infatti, sono diversi anni indietro sulla nostra tecnologia sviluppata in Europa grazie all’attenzione per l’efficienza energetica».
Ma negli Stati Uniti, Lu-Ve ha commesse di dimensioni superiori e lavora sul nuovo e su business collaterali come il mining di criptovalute (dove il raffreddamento è a immersione) e la gestione delle reti blockchain, «mentre in Italia operiamo sull’aggiornamento tecnologico dei vecchi data center con commesse che, dopo la Lombardia, riguardano ora nuove aree come Veneto, Abruzzo e Molise».
La cattura del carbonio
Dai data center al nucleare il passo è breve. «Noi mettiamo a punto sistemi ancillari che non riguardano il raffreddamento del processo atomico, ma quello dell’impianto in caso di blackout». Una sorta di salva-vita nucleare in caso di fermata forzata. «Abbiamo una commessa da 27 milioni in Uk che potrebbe puntare al raddoppio grazie a un progetto gemello sempre nel Paese. Vediamo però un grande sviluppo nel futuro con gli Smr (small modular reactor) grazie al fatto che siamo stati certificati come fornitori approvati, stimiamo possa essere un mercato da 20 milioni nei prossimi anni».
Per Lu-Ve i campi di applicazione si stanno moltiplicando a macchia d’olio e Liberali vede margine d’azione anche nella carbon capture, nel trattamento dei rifiuti e nel teleriscaldamento. Esiste poi il grande tema della carenza di energia elettrica in molti Paesi che andrà colmato «soprattutto in Africa, America Latina e in alcune zone dell’Asia Pacifico. In generale, dove ci sono grandi quantità di calore da gestire, c’è spazio per soluzioni come le nostre». «Siamo cresciuti anche per acquisizioni e continuiamo a guardarci attorno. Dopo la quotazione nel 2015 sono stati raccolti 50 milioni di euro, che abbiamo investito totalmente sia in Italia che all’estero». Nel 2016 la multinazionale varesina ha acquisito la società indiana Spirotech Heat Exchangers, mentre a giugno 2018 è stata la volta dell’azienda texana Zyklus. Ad aprile 2019, il gruppo ha finalizzato l’acquisizione della divisione Air di Alfa Laval, multinazionale svedese, la quale ha ceduto a Lu-Ve gli stabilimenti in Italia, Finlandia e India, oltre alla rete commerciale europea. «La penetrazione di nuovi mercati continua ma i merger ideali al momento li vediamo in Usa poi guardiamo a Middle East e Africa».
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