È stato presentato a Roma, al Circolo Canottieri Aniene, Denaro al femminile: una sfida possibile, il nuovo saggio di Chiara Galgani e Valeria Santoro pubblicato da FrancoAngeli. L’incontro ha riunito professioniste della finanza e dell’economia italiane, chiamate a riflettere su quanto l’autonomia economica continui a rappresentare un passaggio decisivo per l’autodeterminazione femminile.
Il volume parte da un’idea semplice: la libertà nasce dalla possibilità di scegliere, e senza indipendenza economica quella possibilità si riduce. Per questo le autrici analizzano le ragioni — culturali, sociali e pratiche — che rendono ancora complesso il rapporto tra donne e gestione del denaro, individuando barriere consolidate ma anche spazi concreti di cambiamento.
Ad aprire l’incontro è stato Giovanni Malagò, che ha richiamato l’attenzione sui progressi compiuti nello sport verso una reale parità, anche sul fronte delle retribuzioni. La discussione è poi entrata nel vivo con gli interventi di Gabriella Alemanno (commissario Consob), Claudia Cattani (presidente Bnl-Bnp Paribas), Maria Bianca Farina (presidente Fondazione Ania), Liliana Fratini Passi (direttore generale Cbi) e Lella Golfo (presidente Fondazione Marisa Bellisario e prima firmataria della legge sulle gender quotas nei board di Piazza Affari), figure che da anni operano nei vertici di finanza, imprese e istituzioni.
Golfo ha ricordato il percorso che ha portato all’introduzione delle quote di genere nei consigli di amministrazione, definendo quella legge una “battaglia che ha cambiato il nostro Paese e che ha permesso a tante donne di far emergere il proprio valore”. Ha insistito sull’importanza di promuovere una cultura economica fin dall’infanzia e ha invitato le ragazze a “studiare, studiare, studiare, per essere pronte a cogliere le nuove sfide che abbiamo davanti, a partire dall’intelligenza artificiale”.
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Molte relatrici hanno intrecciato all’analisi gli aspetti personali del proprio percorso. Cattani ha osservato che “la parità di genere non si conquista solo con le leggi, ma con la consapevolezza, l’educazione e l’indipendenza economica”, sottolineando che saper gestire il denaro significa essere protagoniste della propria vita. Farina ha ripercorso i momenti chiave della sua esperienza in campo assicurativo, mentre Alemanno ha descritto l’educazione economica come una “conquista personale e professionale”, ricordando che per molte donne “la conoscenza economica resta ancora un tabù”, con ricadute sulla loro vulnerabilità.
Fratini Passi ha richiamato il ruolo della famiglia nell’educazione all’indipendenza, spiegando che “se vogliamo un futuro in cui le donne siano veramente libere di scegliere, dobbiamo crescere figlie consapevoli del loro valore, capaci di gestire la propria vita anche da un punto di vista economico. Non dobbiamo solo lavorare, dobbiamo decidere, tracciare la strada”.
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Le testimonianze hanno evidenziato quanto l’educazione finanziaria, insieme alla presenza di modelli femminili autorevoli, possa contrastare stereotipi ancora diffusi: dall’idea che le donne non siano portate alla gestione economica, alla convinzione che manchino tempo o competenze per occuparsene. Il saggio affronta questi luoghi comuni con un approccio pratico, alternando dati, storie e strumenti che puntano a rendere la consapevolezza finanziaria un elemento quotidiano e alla portata.
Il quadro che emerge non nasconde i nodi irrisolti: disoccupazione femminile, disparità retributive, violenza economica. Temi che il libro affronta senza retorica, proponendo strategie concrete per costruire un’autonomia reale. Il messaggio, ribadito anche dalle relatrici, è diretto: le competenze economiche non hanno genere e possono essere apprese, coltivate e trasmesse.
Denaro al femminile: una sfida possibile si inserisce così nel dibattito sull’empowerment femminile, suggerendo un percorso per superare paure e retaggi che ancora frenano molte donne. Perché, come ricordano Galgani e Santoro, solo chi sa gestire il denaro può davvero scegliere e scegliere significa essere libere.
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