Sempre più alta la montagna di dividendi distribuiti a livello globale. Le società macinano profitti e di riflesso diventano più generose verso gli azionisti. Nel terzo trimestre dell’anno i dividendi globali sono aumentati del 6,2% su base annua, raggiungendo i 518,7 miliardi di dollari stando all’ultimo Dividend Watch di Capital Group. L’ennesimo record che dà fiato a una costante crescita negli ultimi quattro anni. L’incremento delle cedole è uno dei principali segnali di solidità finanziaria in quanto le aziende per alzare l’asticella della remunerazione dei soci devono contare su profitti solidi, flussi di cassa sani e una gestione disciplinata. «I dividendi possono rappresentare un punto di riferimento in periodi di incertezza e, monitorando l’andamento dei flussi di cassa, gli investitori possono acquisire una visione più approfondita dei risultati e della resilienza di un’azienda», spiega Christophe Braun, direttore investimenti di Capital Group.
La cedola può agire da importante bussola nella scelta dei titoli da inserire in portafoglio. Oltre al rendimento aggiuntivo, posizionarsi sulle società che garantiscono flussi cedolari in crescita può anche aiutare a mettere insieme un portafoglio resiliente in quanto statisticamente i titoli che forniscono i maggiori rendimenti presentano fondamentali solidi. E nell’attuale contesto di mercati – con Wall Street e Borse europee che viaggiano a valutazioni molto tirate dopo un lungo rally che si prolunga da ormai tre anni – il fattore dividendi assume un punto d’appoggio in caso di eventuali scossoni al ribasso; una sorta di cuscinetto in grado di attutire eventuali sbalzi di volatilità. Ma anche in uno scenario rialzista puntare sul «cedolone» può dare una marcia in più ai rendimenti: l’indice Stoxx Select Dividend 30, composto dalle società europee con cedole più generose – in primis le grandi banche – è salito del 31%, a velocità quasi doppia rispetto all’Euro Stoxx 50 (+17,5%)
A livello settoriale, sono banche e assicurazioni a fare la voce grossa determinando quasi la metà dell’incremento globale dei dividendi avvenuto nel terzo trimestre, con una crescita nell’ordine dell’11% rispetto al 5,5% del resto dei settori messi insieme. Proprio i finanziari saranno tra i protagonisti della nuova corposa tornata di stacchi a Piazza Affari. Questo mese sono in agenda importanti acconti cedola. Una tendenza che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede anche in Italia e avvicina in parte a quella che è invece una consuetudine oltreoceano dove le grandi aziende sono solite remunerare gli azionisti su base trimestrale.
Il 24 novembre in prima fila Intesa Sanpaolo e Unicredit, i due pesi massimi del listino milanese che daranno in pasto agli azionisti rispettivamente 3 e 2,2 miliardi di euro come primo assaggio degli utili 2025; allo stacco anche Banco Bpm, Bper, Banca Mediolanum e Mediobanca tra le banche ed Eni, Inwit. Poste e Tenaris tra le altre testimonial del Ftse Mib. Ma chi sono le più generose in termini di dividend yield, l’indicatore che dà evidenza del ritorno annuale che un investitore riceve sotto forma di dividendi in rapporto al prezzo dell’azione?
A oggi a Piazza Affari a imperversare per generosità sono proprio le banche: Mps svetta con un rendimento atteso del 10,4%, seguita a ruota dalla neoacquisita Mediobanca (9,1%). Spiccano per yield elevati anche Banco Bpm (7,8%) e Popolare di Sondrio (7,4%). A interrompere il dominio bancario sono Saipem (7,1%) ed Eni (6,4%).
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