Hanno condiviso tutto. Anche l’ultimo struggente passo, stavolta non di danza: quello verso l’aldilà. Alice ed Ellen Kessler, icone della televisione e del varietà, hanno scelto di lasciare per sempre la scena attraverso il suicidio assistito. Una decisione meditata e accompagnata da un’altra scelta altrettanto ponderata: la destinazione del loro patrimonio. Un’eredità costruita in decenni di lavoro ad alti livelli, di cachet importanti e di investimenti prudenti, come aveva rivelato Ellen lo scorso anno ricordando che loro “guadagnavano molto bene, non li buttavano mai via e li investivano saggiamente“.
Sul valore complessivo dei beni, mobiliari e immobiliari, non esistono cifre ufficiali. Ma le stesse protagoniste avevano lasciato intendere una solidità economica accumulata nel tempo. In un primo momento, le due sorelle avevano pensato di destinare tutto il patrimonio a un’organizzazione umanitaria. Una scelta che avrebbe concentrato la totalità della loro ricchezza in un’unica direzione. Poi, nell’autunno 2023, la svolta. «Volevamo dividere la nostra eredità in modo più equo, non mettere tutto in un unico piatto», aveva spiegato Ellen, raccontando la decisione – frutto di confronto tra le due – di distribuire la loro ricchezza in più direzioni.
Da quel ripensamento è nata una ripartizione più complessa, quasi un portafoglio filantropico articolato, destinato a sostenere realtà diverse tra loro per missione e ambito operativo. Oltre a Medici Senza Frontiere e Unicef, a beneficiare del lascito saranno la Christoffel Blind Mission, la Fondazione Paul Klinger dedicata al sostegno degli artisti, la Fondazione tedesca per la protezione dei pazienti, oltre a realtà come Gut Aiderbichl e l’Ordine di Malta, attive rispettivamente nella tutela degli animali e negli interventi socio-assistenziali.
La loro decisione finale mostra come la filantropia, soprattutto quando riguarda patrimoni consistenti, tenda sempre più verso modelli diversificati, simili per logica alla gestione di un portafoglio d’investimento. Evidenzia inoltre l’importanza della pianificazione successoria come strumento non solo di distribuzione della ricchezza, ma di orientamento dei valori personali, in questo caso collegati alla solidarietà e al sostegno di categorie fragili.
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