Un tempo c’erano le riviste in edicola, le videocassette e i dvd a noleggio: titoli trash, copertine spavalde e il sottile timore di farsi scoprire. Ora la pornografia è online e nettamente più accessibile. Anche ai minorenni. Tra pochi mesi arriveranno nuove regole, imposte da Agcom, per vietare che gli adolescenti navighino sui siti hard. Per dire se i controlli funzioneranno o meno è ancora presto, ma sarà interessante capire se scalfiranno o meno un settore che viaggia senza pari.
Fatturati
Secondo la società di ricerche di mercato Transparency Market Research, tra film, siti, video, prostituzione e night, la fabbrica del sesso fattura 288 miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo. Ed entro il 2034 si stima che gli introiti lieviteranno a 700 miliardi di dollari. Vuol dire dieci volte tanto gli incassi dell’industria della musica e quattro volte quelli del cinema. Quando i guadagni sono talmente alti, non c’è regola che tenga. Censura, dibattiti, caccia ai gestori di siti con identità segrete non fermeranno il circo dell’hard, con i bilanci perennemente in crescita. Circo di cui Moneta si era occupata anche nei numeri scorsi con un’inchiesta su Escort advisor.
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Il 67% della popolazione mondiale ha accesso a Internet – il 4,7% in più rispetto al 2022 – e questo ha cambiato tutto. L’industria erotica si è frammentata in una costellazione di servizi digitali, dalle piattaforme di streaming ai servizi di chat dal vivo, dai contenuti su abbonamento alla realtà virtuale. Le piattaforme usano algoritmi per studiare le preferenze degli utenti, con contenuti su misura che aumentano l’engagement. È lo stesso modello dei giganti dello streaming tradizionale applicato a un settore che fino a pochi anni fa operava principalmente offline. Entro il 2030 si calcola un fatturato di 118 miliardi di dollari solo per i siti online, che rappresentano il 30% del traffico su Internet.
In Italia gli accessi giornalieri ai siti hard sono 68 milioni e le visite mensili arrivano a 45 miliardi. Ha fatto bene i suoi conti il manager italo canadese Rocco Meliambro, alla guida del fondo di private equity Ethical Capital Partners, che ha da poco acquisito il gigante del porno MindGeek (padre di Pornhub, YouPorn, SexTube, Tube8 e RedTube).

Il fenomeno Onlyfans
Una delle rivoluzioni più significative riguarda il modello di business. Piattaforme come OnlyFans – che nel 2021 ha lanciato anche Oftv, un servizio di streaming per contenuti non espliciti – hanno eliminato gli intermediari tradizionali, permettendo ai creator di monetizzare direttamente la propria presenza online. Questa disintermediazione ha ridistribuito il potere economico, spostando quote significative di ricavi verso chi produce i contenuti. E i risultati non hanno tardato ad arrivare: solo nel 2023 il fatturato di Onlyfans è arrivato a 1,3 miliardi di dollari. Secondo una stima di Fiscozen, prendendo in esame i circa 85mila creator digitali italiani attivi su OnlyFans, l’estensione della tassa etica (cioè l’imposta aggiuntiva del 25% calcolata sui redditi legati alla produzione pornografica) sugli incassi dei forfettari potrebbe comportare accertamenti dell’Agenzia delle Entrate su oltre 45mila professionisti dell’intrattenimento per adulti, il 53% circa del totale. Il restante 47% è in regime semplificato o inquadrato come società ed è sempre stato considerato soggetto a questa tassazione extra fin dalla sua introduzione nel 2006.
Gli strip club continuano a rappresentare una fetta importante del settore, capitalizzando su un elemento che nessuna tecnologia può replicare completamente: l’interazione. O forse non sarà più così? Realtà virtuale e aumentata stanno conquistando prepotentemente il settore. Le aziende investono in esperienze immersive che promettono di sfumare il confine tra contenuto digitale e realtà fisica. Avatar personalizzabili, contenuti interattivi: l’obiettivo è offrire “incontri” sempre più coinvolgenti. Aziende come Avn Media Network, xHamster, Aylo stanno aggredendo il mercato, investendo in nuove tecnologie e piattaforme.
Filtri
Inghilterra e Stati Uniti hanno già i filtri sui siti hot per evitare l’accesso ai minorenni. L’Italia si adeguerà nei prossimi mesi con i controlli strutturati da Agcom. Le società con sede in Italia (quindi le più piccole) hanno sei mesi di tempo per adeguarsi. Quelle con sede all’estero (i big come Pornhub, Youporn e Onlyfans, che peraltro è l’unica ad essersi già uniformata al nuovo corso) avranno tempo entro febbraio. La normativa prevede che la verifica dell’età non venga fatta direttamente dai siti, ma da soggetti terzi certificati: operatori telefonici, banche o aziende che già gestiscono dati anagrafici e Spid per garantire la tutela dei minori senza violare la privacy degli utenti. Se mai i limiti funzioneranno, intaccheranno il business dei siti porno? Oggi quasi un adolescente su due accede ai video vietati. Secondo l’Ofcom, l’autorità di regolamentazione dei media britannica, il traffico verso i principali portali porno nel Regno Unito è crollato di quasi un terzo in tre mesi. Negli Stati Uniti, il calo ha toccato l’80%, accompagnato da un’impennata dell’uso di vpn (i virtual private network attraverso cui è possibile connettersi a server stranieri e superare facilmente le restrizioni nazionali). In generale, a pagare il prezzo delle restrizioni non saranno tanto i colossi internazionali, che hanno le risorse per adeguarsi alle nuove sfide etiche e legali, ma le piccole produzioni. E nel regno del porno ci sarà una nuova metamorfosi.
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