Da mesi è evidente un forte nervosismo da parte di potenti associazioni e lobby ambientaliste che vedono sempre più barcollante quello che, fino a un anno fa, sembrava intoccabile e ormai avviato a essere messo in pratica: il Green Deal e, in particolare, le norme legate all’automotive. La revisione in atto, coordinata seppur con evidenti difficoltà da Ursula von der Leyen (la presidente della Commissione Ue è stata lasciata con la patata bollente da Frans Timmermans, il suo ex vice di cui si sono perse le tracce, e anche da Greta Thunberg che ha optato per la “flotilla”) potrebbe infatti sfociare nella cancellazione di tutta quella ideologia che ha portato il “Sistema Europa” a un passo dal baratro. Per il mondo ambientalista, annessi e connessi, sarebbe una sconfitta pesantissima. Non è dunque sfuggito il pressing allarmistico a colpi di comunicati, cosa che prima non avveniva con tale frequenza.
Deserto industriale
Tra i più attivi c’è T&E (Transport & Environment) la cui «visione per i prossimi anni», si legge nella presentazione, «è quella di realizzare un sistema energetico e di trasporto a zero emissioni, conveniente, circolare e con un impatto minimo sulla nostra salute e sull’ambiente». Tutto bene, peccato che, come impostata da Bruxelles, la visione sta solo portando a desertificazione industriale e continue emorragie occupazionali senza, per altro, conseguire i risultati auspicati in un’Europa che già si distingue per le ridotte emissioni.
Biocarburanti
Al contrario, l’indebolimento del Vecchio continente ha finito per favorire aree del pianeta la cui bandiera “green” viene sventolata grazie al ricorso ai fossili. Viviamo in un mondo dove tutto è il contrario di tutto. Si parla di ibrido ricaricabile come tecnologia utile per abbattere le emissioni senza danneggiare l’industria, ma nelle note di T&E leggiamo: «Dati Ue rivelano che le emissioni di queste auto sono in media più alte di 5 volte rispetto ai test di immatricolazione». Anche i biocarburanti, al centro della revisione delle norme, «hanno emissioni di CO2 del 16% in più rispetto ai combustibili fossili che dovrebbero sostituire», denuncia sempre T&E, che punta poi sul senso di colpa: «Destinare alle colture alimentari i terreni dedicati alla produzione di biomasse permetterebbe di sostenere 1,3 miliardi di persone».
Allarme occupazione
Quindi, la risposta agli allarmi occupazionali e di tenuta industriale europea: «Abbandonare il Green Deal significherebbe cancellare anni di investimenti e minare la stabilità necessaria ad attirarne di nuovi, indebolire la posizione dell’Europa nel mondo, perdere base industriale e posti di lavoro, accelerare il cambiamenti climatico». Ma l’Europa industriale è a pezzi proprio grazie al Green Deal.
Leggi anche:
“Negazionismo climatico”. La Cop30 vuole il bavaglio green
© Riproduzione riservata