L’indice Pmi manifatturiero dell’Italia a novembre è salito a 50,6, dal 49,9 di ottobre, il livello più alto da marzo 2023. “Il settore manifatturiero italiano ha registrato a novembre il miglioramento più cospicuo dello stato di salute del settore in oltre due anni e mezzo”, rileva Hcob, secondo cui dai dati emerge la crescita maggiore dei nuovi ordini in oltre tre anni e mezzo, supportati dalla rinnovata espansione delle vendite estere. “Malgrado un notevole miglioramento degli ordini ricevuti, le aziende manifatturiere italiane sono rimaste caute in riguardo alle assunzioni, optando per licenziamenti e astenendosi dal sostituire il personale dimissionario” mentre “le pressioni sui costi si sono intensificate notevolmente, con i prezzi di acquisto che sono aumentati al ritmo più rapido degli ultimi tre anni, favoriti dall’aumento dei costi delle materie prime”, rileva Nils Müller, junior economist della Hamburg Commercial Bank “Nel complesso, i dati di novembre indicano un fragile ritorno alla crescita per il settore manifatturiero italiano, sostenuto dalla domanda estera ma frenato da una persistente inflazione dei costi e da una maggiore cautela in termini di assunzioni”, conclude.
In Europa
Nell’Eurozona, l’indice Pmi manifatturiero è sceso a novembre a 49,6, dal valore di 50 di ottobre, ai minimi da cinque mesi. L’indice Pmi manifatturiero tedesco è sceso a 48,2, dal 49,6 di ottobre. Il dato è inferiore al 48,4 della lettura preliminare. Zoppica la Spagna, con l’indice Pmi che si è attestato a 51.5, in calo rispetto al 52.1 di ottobre. Nonostante il rallentamento, il dato segna sette mesi consecutivi in crescita e resta al di sopra dei 50 punti. La produzione e le nuove richieste sono aumentate a un ritmo più lento, con la domanda spinta soprattutto dal mercato interno, poiché la domanda di esportazioni è diminuita per il terzo mese consecutivo.
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