Sony Bank, la divisione finanziaria del gruppo giapponese, prepara il debutto di una stablecoin ancorata al dollaro nel mercato statunitense già nel corso dell’anno fiscale 2026. L’obiettivo è integrarla come infrastruttura di pagamento nei servizi digitali dell’ecosistema Sony – dal PlayStation Store alle piattaforme di streaming – per gestire acquisti, abbonamenti e contenuti online. Il progetto viene sviluppato insieme a Bastion, società americana specializzata in infrastrutture per stablecoin, e prevede la costituzione di un veicolo ad hoc incaricato di emissione e gestione delle riserve in linea con il nuovo quadro regolatorio federale.
La moneta digitale sarà sostenuta interamente da attività liquide denominate in dollari – conti garantiti presso istituti regolamentati e Treasury a breve termine – con l’obiettivo di assicurare la parità uno-a-uno e transazioni immediate, operative in ogni momento e a costi ridotti. Il mercato americano resta strategico per il gruppo: più del 30% delle vendite estere registrate nell’esercizio chiuso a marzo 2025 proviene dagli Stati Uniti. Il management ritiene che una quota crescente degli utenti possa adottare pagamenti in stablecoin per gestire abbonamenti e acquisti digitali, rendendo milioni di giocatori e spettatori utilizzatori silenziosi di infrastrutture cripto. Un modo, anche, per ridurre le fee dei circuiti tradizionali e rendere più fluide le sottoscrizioni ricorrenti.
La nuova valuta debutterà in un settore già fortemente concentrato, che supera i 300 miliardi di dollari di capitalizzazione globale e dominato oggi da USDT (Tether) e USDC (Circle). Ma il nuovo quadro normativo USA sta spingendo banche e big tech a preparare soluzioni regolamentate proprie. Secondo stime elaborate da Standard Chartered e altri grandi istituti, la capitalizzazione complessiva delle stablecoin e degli asset tokenizzati potrebbe avvicinarsi ai 2.000 miliardi di dollari entro il 2028 e puntare verso i 3.000 miliardi entro il 2030, con un effetto collaterale significativo: una domanda aggiuntiva di Treasury americani per sostenere le riserve obbligatorie, rafforzando ulteriormente il ruolo globale del dollaro.
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