Mario Draghi spinge sull’IA. Al Politecnico di Milano per l’inaugurazione dell’anno accademico, l’ex presidente della Bce ha detto: «Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie sul larga scala l’Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze. Considerato il profilo demografico, se l’Unione Europea mantenesse semplicemente il tasso medio di crescita della produttività dell’ultimo decennio, tra 25 anni l’economia avrebbe di fatto la stessa dimensione di oggi».
Parlando delle normative ha aggiunto: “Una politica efficace in condizioni di incertezza richiede adattabilità, cioè rivedere le ipotesi e adeguare rapidamente le regole man mano che emergono evidenze concrete sui rischi e i benefici. È qui che l’Europa si è inceppata”. E ancora sulle nuove tecnologie: “Non salveranno le società da tutti i loro guasti ma possono sicuramente migliorare lo stato di salute. Quanto dipenderà in gran parte dalle scelte politiche che ne guideranno la diffusione”.
Illusione seducente
Monito anche sulla crescita e la produttività: “Esiste un’illusione seducente secondo la quale la crescita sarebbe meno essenziale una volta raggiunto un alto livello di sviluppo e che il calo della popolazione potrebbe consentire un aumento del benessere anche se l’economia ristagna. Ma questo non è vero in generale e in particolare per i Paesi che si trascinano un alto livello di debito: ciò che conta per la sostenibilità del debito è la dimensione complessiva dell’economia“, ha detto Draghi, “Se l’economia smette di crescere mentre gli interessi continuano a maturare, il rapporto tra debito e prodotto aumenterà fino a diventare insostenibile. A quel punto i governi sono costretti a scelte dolorose tra le loro ambizioni fondamentali, tra pensioni e difesa, tra preservare il modello sociale e finanziare la transizione verde. Inoltre la crescita è essenziale per affrontare le nuove esigenze sociali, politiche, economiche di sicurezza che si presentano continuamente”.
Giovani
Parlando dei giovani, Draahi ha detto che “devono pretendere di avere le stesse condizioni che permettono ai loro coetanei di aver successo in altre parti del mondo e combattere gli interessi costituiti che si oppongono. I loro successi cambieranno la politica più di qualunque discorso o rapporto e costringeranno regole e istituzioni a cambiare”.
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