La Commissione europea non lascia. Ma, anzi, raddoppia e prepara un salasso al quadrato sul fumo. La revisione della direttiva sulle accise del tabacco (Ted) si sta infatti trasformando nell’ennesima follia targata Ue: le controverse ipotesi di iper-tassazione sui prodotti del tabacco e della nicotina, inclusi quelli innovativi come tabacco riscaldato e bustine di nicotina, si apprestano difatti a essere rimpiazzate da una ulteriore mozione peggiorativa avanzata dalla presidenza danese di turno. La proposta, che verrà discussa domani (4 dicembre) al Working Party on Tax Questions, non solo non corregge le criticità evidenziate nel precedente testo, ma introduce nuovi irrigidimenti e aumenti.
Per il tabacco riscaldato, la tassazione crescerebbe del 132% rispetto alla proposta iniziale, con rincari sui prezzi che sfiorano due euro per confezione. Inoltre, i prodotti senza combustione verrebbero tassati più di alcuni prodotti da fumo tradizionali, creando un paradosso rispetto agli obiettivi di salute pubblica e contraddicendo un principio condiviso da larga parte della comunità scientifica: quello della riduzione del rischio. Per le bustine di nicotina, si ipotizzano incrementi fino al 1.000%.
Le conseguenze, manco a dirlo, sarebbero deleterie, non solo per i consumatori. In particolare la filiera nazionale, che ha investito molto in innovazione negli ultimi anni, rischia pesanti ripercussioni: migliaia di aziende agricole e industriali potrebbero essere penalizzate. Al contempo il contrabbando, già al 10% in media Ue, potrebbe crescere ulteriormente, come peraltro evidenziato dalle cronache degli ultimi anni, che documentano una diffusione del mercato nero direttamente proporzionale all’aumento dei divieti e dei rincari. Peraltro, le misure colpirebbero anche le produzioni italiane esportate in decine di Paesi.
L’Europa prosegue così sulla strada del proibizionismo, andando oltre a quanto prospettato nelle iniziali bozze di revisione, che già avevano suscitato forti polemiche. A oggi, l’incremento delle accise previsto era del 139% sulle sigarette, del 258% sul tabacco trinciato e di oltre il 1.000% sui sigari. Secondo stime Ue, questi incrementi avrebbero comportato rincari medi dei prezzi al consumo di circa il 20% e un impatto sull’inflazione di mezzo punto percentuale. Il paradosso è che adesso, alla luce della nuova proposta danese, quelle allarmanti stime dovrebbero essere riviste al rialzo.
Eppure, ad alzare la voce contro l’ennesimo passo falso di Bruxelles erano stati gli stessi cittadini, coinvolti dalla Commissione per una consultazione popolare sull’argomento. Ebbene, il 92% dei partecipanti si era dichiarato contrario alle proposte anti-fumo. Al recente sondaggio hanno risposto circa 17mila cittadini europei, di cui 3mila italiani. Anche in questo caso le principali ragioni di opposizione riguardavano gli impatti economici e occupazionali, la penalizzazione dell’innovazione e il rischio di crescita del mercato illecito.
© Riproduzione riservata