La decisione, attesa dagli analisti e auspicata da Donald Trump, è arrivata: la Fed, la Banca centrale Usa, nella sua ultima riunione dell’anno ha tagliato di un quarto di punto il tasso di interesse di riferimento. Un ritocco minimo ma che indica una tendenza precisa, alla quale si adegueranno presto banche e istituzioni finanziarie. Denaro meno caro significa da sempre stimolo all’economia. Per quanto riguarda il mercato azionario, in ogni caso, sono tutte le società quotate a beneficiarne, ma è soprattutto il comparto delle utilities a essere storicamente privilegiato da una riduzione del costo del denaro. Questo perché le società che lo compongono offrono una redditività elevata e potranno contare su una più sicura stabilità anche dal lato dei costi. Ebbene, il listino di Piazza Affari è piuttosto ricco di società del comparto, con una prevalenza per quelle dell’energia. Sul fronte opposto, quello di chi soffre i tassi bassi, ci sono ovviamente le banche. Le quali, se da un lato potrebbero assistere a un aumento della richiesta di mutui, dall’altro saranno costrette a fare i conti con la diminuzione dei margini di profittabilità.
A2A
Multiutility locale, produce, distribuisce e vende energia elettrica, gas, servizi ambientali e servizi di efficienza energetica, mobilità elettrica e smart city. La società è stata costituita nel 2008 con la fusione tra Aem Milano, Asm Brescia e Amsa. Quotata a Piazza Affari, fa parte del paniere del Ftse Mib. I suoi principali azionisti sono i Comuni di Milano e Brescia, ciascuno con una quota del 25%. Le restanti quote appartengono ad altri Comuni, investitori istituzionali e azionisti retail. A metà settimana il titolo veniva scambiato intorno ai 2,3 euro, in leggero vantaggio (+4,6% circa) sulla quotazione di un anno fa. Stazionari i giudizi degli analisti. Il più recente è del 20 novembre scorso, quando Morgan Stanley aveva confermato la raccomandazione overweight (sovrappesare in portafoglio) ritoccando però al ribasso il target price, fissato a 3,2 euro. In precedenza (17 novembre) Intesa Sanpaolo aveva giudicato il titolo neutral con obiettivo di prezzo a 2,7 euro. Stesso giudizio da parte di Mediobanca (14 novembre) con target leggermente superiore (2,75 euro).
Acea
È la holding di un gruppo attivo nei settori idrico, ambientale ed energetico, con sede a Roma e 8.500 dipendenti. Valeva a metà settimana intorno ai 22 euro e presentava rispetto a un anno fa una performance positiva di circa il 21%. Lo scorso 19 novembre Equita Sim aveva confermato la raccomandazione buy e alzato il target price a 25 euro. IL 14 agosto, Intesa Sanpaolo lo aveva fissato a 22,7 euro, lasciando inalterato il giudizio neutral.
Enel
Leader nei settori dell’energia elettrica e del gas, ha oltre 61mila dipendenti e a metà settimana quotava intorno a 8,7 euro per azione, il 25% circa in più rispetto a un anno fa. Sono dello scorso 3 dicembre i report più recenti, emessi nello stesso giorno da Morgan Stanley e Intesa Sanpaolo. La prima ha valutato il titolo underweight (sottopesare) e la seconda ha confermato la raccomandazione buy. Entrambe hanno alzato il target price, rispettivamente a 8,6 e 9,6 euro. Il 27 novembre, invece, si erano pronunciati gli analisti di Banca Akros e JP Morgan (buy la prima e overweight la seconda, ma con la stessa indicazione di 9,7 euro per l’obiettivo di prezzo).
Erg
Produttore indipendente di energia elettrica da fonti prevalentemente rinnovabili, si occupa anche della vendita dell’energia prodotta, attraverso una struttura centralizzata. Il titolo, scambiato a metà settimana intorno a 21,5 euro, presenta un incremento di poco meno del 7% rispetto a un anno fa. I più recenti giudizi risalgono al 18 e 17 novembre, con la valutazione neutral di Intesa Sanpaolo e Mediobanca e un target price rispettivamente di 23,4 e 21 euro.
Hera
Azienda multiservizi operante in 316 Comuni dell’Emilia-Romagna, delle Marche e nell’area Nord-Est del Paese, con oltre 10mila dipendenti. Vale poco più di 3,9 euro per azione, con una performance di oltre il 13% rispetto a un anno fa. Lo scorso 13 novembre Equita Sim aveva confermato il giudizo hold (mantenere in portafoglio), con un target price di 8,7 euro, in miglioramento rispetto ai 4 euro del 16 maggio.
Iren
Controllata (con oltre il 53%) da soci pubblici, tra i quali spiccano i Comuni di Torino e Genova (tramite le rispettive holding), ha sede a Reggio Emilia e produce elettricità con impianti idroelettrici, termici e fotovoltaici. A metà settimana il titolo veniva scambiato a poco meno di 2,5 euro, il 26,9% in più rispetto a un anno fa. Il 26 novembre scorso Intesa Sanpaolo aveva confermato la raccomandazione buy e alzato a 3 euro il target price.
Italgas
Controllata dal Tesoro attraverso Cassa depositi e prestiti con circa il 26% e da Snam con circa il 13,5%, nel suo azionariato sono presenti investitori istituzionali come Lazard e Blackrock. Il resto è flottante sul mercato. La società è leader in Europa nella distribuzione del gas naturale, operando in Italia e Grecia, e gestisce anche la rete di distribuzione a Roma tramite Italgas Reti. Vale poco più di 9 euro (+79% la performance annuale). Lo scorso 3 dicembre Morgan Stanley aveva giudicato il titolo equalweight (pesare correttamente) con un target price di 10 euro. Il 19 novembre, invece, Ubs aveva confermato il buy e alzato a 10,6 euro il prezzo obiettivo.
Snam
Primo operatore europeo nel trasporto del gas naturale, opera non solo in Italia ma anche in altri Paesi del Vecchio Continente. Il titolo, quotato dal dicembre 2001, valeva a metà settimana poco meno di 5,6 euro, il 27% in più rispetto a un anno fa. Lo scorso 10 dicembre Bernstein aveva valutato il titolo market perform (farà meglio del mercato) e alzato il target price a 5,8 euro, mentre il 4 dicembre Citigroup, pur confermando la valutazione sell (vendere), aveva alzato a 5,3 euro l’obiettivo di prezzo. Exane, invece, il 24 novembre aveva tagliato il giudizio a neutral, con un obiettivo di prezzo di 5,5 euro, mentre il 7 novembre si erano pronunciati gli analisti di ben quattro banche: Intesa Sanpaolo, Kepler-Cheuvreus, Banca Akros e Bank of America. Tutte hanno confermato le precedenti valutazioni, mentre per quanto riguarda i prezzi obiettivo c’è molta diversità di vedute. Si va dai 5 euro di Bank of America ai 6 euro di Kepler-Cheuvreux, passando per i 5,7 euro di Banca Akros e i 5,8 euro di Intesa.
Terna
La società guidata occupa oltre 6.700 dipendenti e opera nelle reti di trasmissione dell’energia elettrica. Il titolo, scambiato a poco meno di 9 euro, presenta da un anno a questa parte una performance positiva di oltre il 13%.
Quanto agli analisti, Berenberg ha confermato il primo dicembre il giudizio hold e alzato il target price a 9 euro. Lo scorso 14 novembre Equita Sim lo aveva invece alzato a 9,4 euro.
Leggi anche:
La Fed taglia i tassi per un quarto di punto
A2a, confermati gli investimenti al 2035
© Riproduzione riservata