Il tema del passaggio generazionale di aziende e patrimoni si fa sempre più centrale anche in Italia come dimostra la diffusione dei trust, strumenti che consentono a una persona (il disponente) di trasferire beni a un’altra (trustee) affinché li amministri nell’interesse di uno o più beneficiari o per un obiettivo specifico. Un modo, per esempio, per tutelare eredi minorenni o non autosufficienti. Uno dei rami in cui si articola l’attività di Unione Fiduciaria, nata nel 1958, con oltre 5.000 clienti tra privati, società e intermediari finanziari e masse amministrate che superano i 17 miliardi di euro. La società, leader in Italia nel panorama fiduciario e guidata dal presidente Roberto Ruozi, ha una compagine azionaria composta da più di 20 banche italiane, nessuna con una quota di maggioranza assoluta del capitale. Nel 2024 ha registrato un fatturato di 20,96 milioni di euro e un utile netto di 2,99.
Nel 2022 inoltre, con il socio Willis Italia spa, ha fondato la società di intermediazione assicurativa Brokerfid srl, di cui detiene l’80% delle quote, che attualmente intermedia premi per oltre 1 miliardo di euro, che si focalizza sulle polizze assicurative a contenuto finanziario (Ramo III) del tipo private life insurance e che ha centrato il breakeven già al secondo esercizio in un percorso di crescita sostenuto e costante.

Punti di Forza
Al centro dell’attività di Unione Fiduciaria ci sono i mandati con e senza intestazione e la gestione di trust, nonché attività nell’ambito delle polizze assicurative vita a contenuto finanziario, analisi dei rischi e ottimizzazione del rapporto costo/rendimento dei patrimoni finanziari. Un ulteriore punto di forza è la gestione fiscale: in qualità di sostituto d’imposta, Unione Fiduciaria è in grado di compensare plusvalenze e minusvalenze tra diversi intermediari, italiani ed esteri. Viene poi fornito supporto a società e intermediari e soluzioni per il recupero della doppia imposizione su un’ampia gamma di giurisdizioni. «Nell’attività fiduciaria siamo leader in Italia: nei primi anni Duemila c’è stata un’impennata legata alla voluntary disclosure. Nell’ambito fiduciario e del supporto al patrimonio non facciamo gestione, siamo amministratori fiduciari e fornitori di un avanzato supporto alle decisioni riguardanti il patrimonio, questo va chiarito. I nostri clienti titolari di mandati fiduciari beneficiano della nostra esperienza nel diversificato mondo della ricchezza, della nostra accuratezza operativa e della nostra riservatezza, il nostro ruolo da sempre. In tutto ciò che facciamo abbiamo a cuore unicamente il miglior interesse del nostro cliente, operando con un’architettura incondizionatamente aperta a tutti gli intermediari, cosa che assicura l’indipendenza», spiega a Moneta il direttore generale Filippo Cappio. Fra le tante attività, anche i trust: «Siamo il trustee più capitalizzato d’Italia. Per chi si spossessa del suo patrimonio e lo affida a terzi, è fondamentale che il soggetto scelto sia indipendente, che sia in grado di garantire gli interessi del beneficiario per il periodo di tempo necessario e che abbia una forte capitalizzazione: tutti aspetti di cui tenere conto quando si sceglie un trustee». Nel tempo, lo strumento è cambiato. «C’è maggiore richiesta. Quello che noi offriamo è un approccio su misura, in base alle necessità dei nostri clienti, mentre a volte si scelgono modelli standardizzati che però non sempre sono i più adatti alle esigenze specifiche. Bisogna essere molto attenti perché l’obiettivo è costruire uno strumento che magari rimarrà operativo per 30 anni. In alcuni casi dei trustee hanno “preso in ostaggio” il trust, quindi è necessario essere attrezzati per scongiurare questo rischio. Quando si ha in animo di creare un nuovo trust oppure di rinnovare gli attori coinvolti in trust già esistenti ci si deve chiedere: qual è il soggetto maggiormente appropriato al quale mi posso rivolgere? A un notaio, un avvocato, una banca, oppure a una società come Unione Fiduciaria?».
Ma in quali casi il trust è lo strumento adeguato? Una prima ipotesi è quella in cui i genitori abbiano la necessità di pianificare il passaggio generazionale della ricchezza famigliare in maniera efficiente ed evitando di far arrivare l’intero patrimonio a figli ancora minorenni o non abbastanza maturi, con il rischio che i soldi vengano bruciati a causa della giovane età. Con l’istituzione di un trust si può organizzare la distribuzione del patrimonio e dilazionarlo a favore dei figli permettendo la ripartizione al raggiungimento di alcuni obiettivi (per esempio la laurea) o di una determinata età.
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Un altro caso è quello in cui il capofamiglia abbia la necessità di creare un patrimonio separato, protetto da eventuali soggetti terzi e destinato a un determinato scopo, appoggiandosi a un trustee professionale per fargli gestire in maniera autonoma e indipendente il patrimonio mobiliare creato nel corso della sua vita. Il trustee si potrà avvalere di diversi intermediari finanziari, italiani ed esteri, garantendo una unitarietà di visione tramite la preparazione di report aggregati attraverso i quali confrontare le performance dei diversi gestori e ottimizzare la fiscalità con la compensazione delle plusvalenze e minusvalenze su diversi intermediari. Una terza ipotesi è quella in cui l’imprenditore che ha costruito un’azienda importante e che ha sempre gestito in autonomia la governance societaria si trovi a dover pensare al passaggio di testimone a capo dell’azienda. Il conferimento delle partecipazioni societarie in un trust garantisce l’amministrazione unitaria delle quote ed evita fasi di instabilità, scongiurando il rischio di disgregazione del patrimonio aziendale. In un momento successivo, il trustee potrà consegnare l’azienda ai beneficiari al raggiungimento di determinate condizioni, con eventuali distribuzioni di dividendi a favore del trust fund durante la vita del trust.
Il «dopo di noi»
Un altro caso è quello della protezione delle persone con gravi disabilità: la legge denominata «Dopo di noi» ha permesso di istituire dei trust ad hoc che godono di esenzioni fiscali (per esempio dalle tasse di successione) e della possibilità di detrazioni e deduzioni.
Fra le attività di Unione Fiduciaria, anche la consulenza specialistica a sostegno di banche e intermediari con il supporto sulle normative trasversali, come quelle sulla privacy; soluzioni informatiche per l’antiriciclaggio, il whistleblowing e i controlli interni; servizi normativi, tra cui la formazione continua; outsourcing e co-sourcing. Ma quale sarà l’impatto di digitalizzazione e IA sul settore delle fiduciarie? «Il nostro comparto si basa su legami di lunga durata: i nostri clienti si aspettano una relazione. Ci sarà sicuramente un impatto su una serie di attività di gestione, ma nel breve periodo non ci aspettiamo cambiamenti al cuore delle nostre attività».
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