Nel 2026 una crescita (+0,7) più dinamica rispetto al 2025: a prevederlo è EY, che ha presentato le sue stime nel corso del digital talk “Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2026”, con il contributo di Oxford Economics e di rappresentanti del mondo delle imprese. Nell’anno che verrà peserà soprattutto l’andamento positivo dei consumi privati, con un ruolo ancora positivo ma meno dinamico degli investimenti (+1,2%). La crescita più contenuta degli investimenti è riconducibile a una contrazione degli investimenti in abitazioni (-2,7%) e soprattutto a una crescita più moderata degli investimenti non residenziali, che passano da una crescita attesa del 12,6% nel 2025 a una crescita del 3,8%.
Domanda estera
Il contributo della domanda estera resterà negativo anche nel 2026, con un rallentamento di importazioni ed esportazioni che porterà le esportazioni nette a sottrarre 0,4 punti percentuali alla crescita. L’impatto dei dazi statunitensi sul Pil italiano è stimato in -0,1% per il 2025 e, nelle ipotesi più sfavorevoli, fino a -0,5% nel 2026.
Usa e Europa
Secondo le analisi di Oxford Economics, le prospettive economiche globali per il 2026 e gli anni successivi restano complesse. L’economia mondiale sta progressivamente uscendo dalla fase espansiva post-pandemica: l’inflazione è in calo, i tassi d’interesse stanno rientrando e si rende necessario riequilibrare la finanza pubblica, con il rischio di tornare a una crescita debole simile a quella del periodo pre-Covid. Negli Stati Uniti, le politiche espansive e il protezionismo dell’amministrazione Trump sostengono temporaneamente alcuni settori, ma i rischi legati a dazi, restrizioni migratorie, minori investimenti in ricerca e sviluppo e pressioni sulla Federal Reserve potrebbero limitare il potenziale di crescita nel medio termine. In Europa, la crescita dell’Eurozona rimane contenuta, condizionata da fattori strutturali e dall’eredità della crisi energetica.

Marco Daviddi, Managing Partner EY-Parthenon in Italia, ha commentato: “Il 2025 ha confermato la capacità di tenuta del sistema economico italiano in uno scenario globale segnato da forti tensioni commerciali e cambiamenti strutturali. La crescita, seppur moderata, è stata sostenuta da consumi e investimenti, con un’attività M&A ancora vivace e una buona performance delle aziende italiane sui mercati esteri. Tuttavia, restano criticità come la bassa produttività e le dinamiche demografiche. Nel 2026 prevediamo una crescita sostanzialmente in linea con il 2025 e non particolarmente influenzata dalle dinamiche esterne. L’Italia è chiamata a cogliere tre opportunità strategiche: rafforzare il ruolo di ponte tra Nord e Sud guardando alle economie emergenti, adottare l’Intelligenza Artificiale come vero abilitatore di competitività e continuare a ridurre i costi sistemici del fare impresa, attraverso investimenti infrastrutturali, energetici e maggiore sinergia nella gestione logistica. In uno scenario incerto, la reattività delle imprese italiane sarà fondamentale per affrontare le nuove sfide”.
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