Bella, elegante, lo sguardo seducente e aristocratico di una donna ancora giovane di elevata estrazione socioculturale. È lei, Elisabeth Lederer ritratta da Gustav Klimt, la regina del mercato 2025: ha portato sotto l’albero di Sotheby’s di New York 236 milioni di dollari, nuovo record assoluto per un dipinto di arte moderna. L’exploit di questa compravendita, finalizzata dall’emissario di un anonimo brand americano, si deve a molteplici fattori, primo tra tutti il fatto che il ritratto fosse uno dei rari capolavori di Klimt ancora in mano privata. Ma a rendere astronomico il prezzo (il più alto in asta nella storia dopo il discusso Salvator Mundi di Leonardo) è senza dubbio anche la storia del quadro. Elisabeth apparteneva a una delle più importanti famiglie ebree dell’alta borghesia viennese, quei Lederer che furono tra i maggiori mecenati di Klimt, e il pittore conosceva la fanciulla fin da bambina. Durante le persecuzioni naziste, Elisabeth si finse figlia naturale di Klimt, idea plausibile considerando le numerose relazioni dell’artista che aveva già riconosciuto almeno tre figli naturali. La ragazza si salvò ma i Lederer furono colpiti e privati di gran parte dei beni, tra cui anche quel ritratto.

Il record guida un’annata contrassegnata da grandi conferme e alcune sorprese, sancite dalle aste di autunno e dalle maggiori kermesse fieristiche. Tra i protagonisti spicca ancora una donna, ovvero la pasionaria messicana Frida Khalo, il cui autoritratto El sueno (La cama) a novembre è stato aggiudicato sempre da Sotheby’s New York per 54,7 milioni di dollari, stabilendo un nuovo primato mondiale per un’artista donna. Questo capolavoro del 1940 ha infatti superato il precedente record di Georgia O’Keeffe. I due record menzionati appartengono al generale exploit delle aste newyorkesi di questo fine anno che nelle sessioni di novembre dedicate all’arte del XX e XXI secolo hanno registrato vendite per oltre un miliardo di dollari sottolineando il primato dei grandi classici del moderno e del surrealismo. Tra questi merita citare il maestro olandese del neoplasticismo Piet Mondrian, il cui dipinto del 1922 Composizione con grande piano rosso, grigio bluastro, giallo, nero e blu è stato venduto a maggio da Christie’s per 50,6 milioni di dollari. E ben posizionato in classifica si conferma l’astrattista Mark Rothko, il cui dipinto No. 4 (Two Dominants) è stato aggiudicato da Christie’s all’asta newyorkese di maggio per 38 milioni di dollari.

Nel contemporaneo, il dominio resta nelle mani dei grandi nomi già consacrati, come il re del graffitismo Jean-Michel Basquiat che continua a essere uno degli artisti più performanti in assoluto. In generale, la pittura rimane in cima ai desideri dei collezionisti top; dopo Basquiat, i riflettori si sono accesi su artisti viventi come il pittore inglese David Hockney, appena reduce dalla sua più grande retrospettiva alla Fondation Louis Vuitton di Parigi. Alla fiera Art Basel Paris, Hockney ha fatto registrare vendite tra i 13 e 17 milioni di dollari. Come «blue chip» nelle vendite in fiera si sono confermati il tedesco Gerhard Richter (anch’egli ora in un’antologica alla fondazione parigina), l’americano George Condo (vendite ad Art Basel Miami Beach di dicembre per 3-4 milioni di dollari) e la britannica «maledetta» Tracey Emin un cui nudo è stato venduto a un milione di sterline dalla galleria Xavier Hufkens durante Art Basel Paris. Ottimi exploit quest’autunno anche durante la settimana di Frieze London con risultati di vendita di rilievo per artisti come Peter Doig (14 milioni di sterline) e Francis Bacon (13 milioni di sterline).

Il dato che emerge chiaro è che il mercato dell’arte non è in crisi, ma sta diventando più maturo, più selettivo e, paradossalmente, più esigente. Oggi più che mai, essere un top artist non significa semplicemente battere un record d’asta, ma occupare una posizione centrale in un ecosistema complesso fatto di aste, fiere, musei, vendite private e narrazioni culturali. E gli artisti che dominano il mercato sono quelli capaci di reggere questa complessità. Non è un caso che lo scettro del 2025 lo detenga Klimt, che tra gli artisti moderni si impone come figura simbolo: il risultato della sua Elisabeth non è un record isolato, ma la conferma di una domanda globale fortissima per lavori museali, rari e irripetibili. E forse nessuno come Klimt rappresenta perfettamente la tendenza attuale: pochi capolavori, valori altissimi, competizione internazionale tra collezionisti e istituzioni.
Leggi anche:
Capolavori d’intarsio nelle aste mondiali parte la caccia grossa a Maggiolini & soci
© Riproduzione riservata