Scintilla come un tempo, ma soprattutto corre. Persino più dell’oro. Quest’anno l’argento è tornato in grande spolvero, attestandosi come il più brillante dei metalli preziosi: da inizio 2025 il suo valore è più che raddoppiato e proprio nel corso della settimana appena conclusa ha oltrepassato i 66 dollari l’oncia. Altro che residuato da credenza o soprammobile d’antan: il metallo bianco si è ripreso la scena, dopo un lungo periodo in cui sembrava destinato all’opacità sui mercati e nelle aste. Così, spinta da una domanda in crescita e da un prezzo al peso similmente lievitato, anche la pregiata argenteria da tavola ha ricominciato a sfavillare. Vassoi, posate, teiere e candelabri hanno idealmente abbandonato le cassettiere foderate di velluto, diventando potenziali beni da collezione o addirittura da investimento.
Gioielli riscoperti
«Questo è stato il migliore anno dell’ultimo quinquennio. Da tempo non si vedeva una tale attenzione nei confronti degli argenti di alta gamma, attorno ai quali c’è di nuovo un mercato vivo. Al contempo, viste le quotazioni in costante aumento, molti sono indecisi: non sanno se è meglio comprare o vendere», racconta a Moneta Carlo Peruzzo, esperto dei dipartimenti di argenti e scultura di Cambi Aste. Nello specifico, oggi a luccicare di più è l’argenteria inglese, francese e italiana del Settecento e dell’Ottocento, ma c’è ampio spazio anche per il Neoclassicismo e per selezionati pezzi del Novecento. Quelli che uniscono il valore materiale all’originalità del design.

Ad attirare i collezionisti, poi, sono gli autori più prestigiosi o i grandi nomi della gioielleria, che nel tempo hanno realizzato veri capolavori. Da Cartier a Buccellati, da Tiffany a Christofle, passando per Georg Jensen, Puiforcat, Giardini e Valadier, piuttosto che per i novecenteschi Finzi e Dabbene, la lista dei maestri dell’argento lavorato è ben nota agli appassionati del genere, che ormai si muovono con disinvoltura sulle principali piazze di vendita internazionali. «A sostenere gli affari è anche il mercato straniero. Gli statunitensi, ad esempio, amano molto gli argenti del Novecento e pure gli inglesi sono ottimi compratori. Gli asiatici e gli arabi acquistano invece gli oggetti italiani molto decorativi, i grandi centrotavola in stile neobarocco che oggi in Europa sono un po’ snobbati», spiega Peruzzo. Tra i lotti più ambiti alle aste ci sono i grandi servizi da tavola inglesi del XVIII secolo, completi di posate e centrotavola, venduti anche oltre 200mila euro; un candelabro francese in stile Luigi XVI firmato Puiforcat può superare 120mila euro, mentre i raffinati vassoi di Christofle spesso si attestano tra 60 e 90mila euro.
Centrotavola e zuppiere
Per Buccellati, invece, il fascino risiede nell’eleganza dei dettagli e nell’originalità dei soggetti rappresentati, spesso tratti dal mondo animale: i centrotavola, i servizi da tè e gli oggetti decorativi della celebre maison milanese valgono migliaia di euro. Il record assoluto per un singolo pezzo d’argenteria all’asta appartiene però a una zuppiera in argento realizzata nel 1733 dal maestro francese Thomas Germain, venduta da Sotheby’s New York nel 1996 per oltre 10 milioni di dollari. Il pranzo è servito, il lusso pure.

«Gli oggetti con una forma e una storia particolare hanno un valore intrinseco: nell’antico, infatti, il prezzo non è mai dato dal semplice peso dall’argento, ma dalla valenza artistica, documentaristica e culturale», sottolinea Cristiano Collari, responsabile della sede milanese di Pandolfini Casa d’Aste, ricordando a lavorare il metallo bianco sia stato anche un genio italiano del design come Gio Ponti. E ancora: «La qualità, la rarità, la conservazione e il nome dell’autore sono fattori altrettanto importanti. Oggi i pezzi più richiesti sono anche quelli più singolari, diversamente la semplice posateria riscuote meno interesse, anche per motivi pratici. Gli utensili in argento sterling (92,5% argento puro, ndr), infatti, si ossidano più facilmente a contatto con l’aria e con l’uso quotidiano, dunque richiedono una manutenzione costante. Invece gli esemplari da esposizione tendono a conservare più a lungo la lucentezza». In questo nuovo periodo d’oro dell’argento – perdonate il gioco di parole – la corsa alla rivalutazione del metallo bianco non è però priva di insidie e di effetti indesiderati, che gli esperti mettono chiaramente in luce, lanciando l’allarme.

Tesori nel fuoco
«Chi ragiona nell’ottica del mero guadagno e non considera l’assoluto pregio estetico di certi pezzi può essere addirittura tentato di fondere alcuni oggetti nell’ottica dell’immediato incasso. Il rischio, peraltro molto concreto, è dunque quello di vedere questi tesori finire nel fuoco, trasformati in lingotti senza memoria. Così perderemmo oggetti che sono piccole opere d’arte». Meglio il profitto oggi o il collezionismo avveduto che guarda al domani? Fra posate, vassoi, brocche, zuccheriere e zuppiere che valgono un tesoro, l’argenteria da tavola consente di apparecchiare un investimento che ha la consistenza del bene rifugio.
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