L’economia italiana si avvia verso un periodo di espansione graduale, caratterizzato da ritmi di crescita contenuti ma costanti. Le nuove proiezioni macroeconomiche diffuse dalla Banca d’Italia descrivono un quadro di progressivo consolidamento, in cui il prodotto interno lordo dovrebbe aumentare dello 0,6% sia nel 2025 sia nel 2026, per poi accelerare lievemente allo 0,8% nel 2027 e allo 0,9% nel 2028. Un sentiero di crescita che, pur lontano da fasi espansive più dinamiche, indica una sostanziale tenuta del sistema economico.
Il principale motore di questa evoluzione sarà la domanda interna. I consumi delle famiglie sono destinati a rafforzarsi grazie all’aumento del reddito disponibile reale e a un clima di maggiore fiducia, favorito dalla riduzione dell’incertezza economica. A questo si affiancherà il contributo degli investimenti, che continueranno a espandersi sostenuti dall’attuazione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e da condizioni di domanda più favorevoli. Anche il mercato del lavoro fornirà un apporto positivo: l’occupazione è prevista in crescita, con un aumento medio dello 0,4% nel biennio 2026-2027, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere progressivamente fino a raggiungere il 6% nella parte finale dell’orizzonte previsivo.
Le stime della Banca d’Italia tengono conto della correzione per le giornate lavorative; in assenza di tale aggiustamento, la crescita risulterebbe lievemente inferiore in alcuni anni. Resta comunque l’indicazione di fondo di un’economia che avanza con passo regolare, senza strappi ma anche senza brusche frenate.
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Sul fronte dei prezzi, il quadro appare relativamente rassicurante. L’inflazione armonizzata è stimata all’1,7% nel 2025 e all’1,4% nel 2026, livelli coerenti con una fase di normalizzazione dopo le forti tensioni degli anni precedenti. Solo verso la fine del periodo si prevede una moderata risalita, fino all’1,9% nel 2028, legata soprattutto all’introduzione del nuovo sistema europeo di scambio delle quote di emissione, l’ETS2, che potrebbe determinare un aumento temporaneo dei prezzi dell’energia. L’inflazione di fondo, al netto delle componenti più volatili, dovrebbe invece stabilizzarsi intorno all’1,6% a partire dal 2026, riflettendo un’attenuazione delle pressioni salariali.
Non mancano tuttavia i fattori di rischio. Il contesto internazionale rimane segnato da un’elevata incertezza, con possibili ripercussioni sul commercio estero in caso di nuove tensioni protezionistiche. Le dinamiche geopolitiche potrebbero incidere sui prezzi delle materie prime e sulle catene di approvvigionamento, mentre le condizioni finanziarie restano un elemento da monitorare attentamente, anche alla luce di un rendimento dei Btp decennali stimato intorno al 4,1% nel 2028. Allo stesso tempo, un orientamento più espansivo della politica di bilancio, ad esempio attraverso un aumento della spesa per la difesa, potrebbe offrire un sostegno alla crescita superiore alle attese.
Le previsioni del governo si muovono su una traiettoria molto simile. Per il 2025 l’esecutivo stima una crescita del Pil pari allo 0,6%, mentre per il triennio successivo il Pil programmatico è atteso aumentare dello 0,7% nel 2026, dello 0,8% nel 2027 e dello 0,9% nel 2028. Anche il quadro tendenziale conferma un andamento moderato ma stabile. Nel complesso, le diverse stime convergono nel delineare un’economia italiana che, pur in un contesto complesso, mostra segnali di resilienza e una capacità di crescita graduale nel medio periodo.
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