Con la recente approvazione del piano strategico 2025-2027 da 1 miliardo di euro, Invimit Sgr, la società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ha intrapreso una profonda trasformazione del proprio modello operativo. Da gestore di fondi immobiliari pubblici, si propone oggi come soggetto centrale per il rilancio del patrimonio pubblico dismesso, con una vocazione sempre più chiara rivolta alla rigenerazione urbana con impatto sociale e alla costruzione di partenariati con soggetti privati. Ne parliamo con Stefano Scalera, già dirigente generale del Mef e dallo scorso luglio amministratore delegato di Invimit.
Scalera, l’obiettivo dichiarato di Invimit è di rappresentare un ponte tra pubblico e privato per rigenerare il patrimonio immobiliare italiano. Ci spiega come intendete procedere per perseguirlo?
«Il nuovo corso strategico vede Invimit nel ruolo di facilitatore per offrire una seconda vita a immobili pubblici che hanno esaurito la loro funzione originaria, trasformandoli in residenze per studenti e lavoratori, Silver House per la terza età attiva, centri di ricerca, luoghi di welfare diffuso e progetti a finalità pubblicistica. Un vero e proprio ponte tra la funzione sociale degli asset pubblici e le competenze operative ed economiche dei soggetti privati. Questa direzione, che segue le indicazioni scaturite dal lavoro della Cabina di regia per il patrimonio immobiliare pubblico istituita al Mef e coordinata dal Sottosegretario Albano, è condivisa dall’intero cda della società, presieduto da Mario Valducci».
Come pensa si svolgerà nel concreto questo processo?
«L’obiettivo primo di Invimit è trovare operatori nazionali specializzati in grado di gestire e animare le nuove destinazioni d’uso, e insieme individuare coinvestitori che vogliano partecipare direttamente alla valorizzazione di immobili di pregio distribuiti su tutto il territorio nazionale. La società si propone non solo come partner istituzionale, ma anche come soggetto che può intervenire direttamente sul piano finanziario, riducendo il rischio operativo per gli investitori e velocizzando i processi di messa a reddito. Operiamo tenendo costantemente a mente che il mercato delle Sgr è un alleato, non un competitor».
E per i progetti di maggiore complessità?
«Per questo tipo di operazioni Invimit si rivolgerà proprio al mercato delle Sgr, coinvolgendo gestori professionali con track record riconosciuti, così da rendere più accessibile e appetibile l’investimento anche agli investitori istituzionali. Questo approccio consentirà di catalizzare capitali privati su progetti ad alta intensità progettuale, mantenendo allo stesso tempo una governance pubblica e trasparente degli obiettivi».
In conclusione, qual è il ruolo nel panorama nazionale da lei immaginato per Invimit da qui al 2027?
«Il modello che Invimit sta costruendo punta a integrare missione pubblica e logica di mercato, valorizzando le potenzialità degli immobili non più utilizzati ma ancora strategici per lo sviluppo urbano e sociale del Paese. In questo senso, la società si propone come un attore centrale di una nuova stagione di collaborazione tra Stato, imprese e finanza, orientata non solo alla redditività, ma anche alla generazione di valore condiviso e durevole».
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