Sale l’attesa per la Banca centrale europea (Bce), nella settimana della riunione prevista giovedì 5 giugno. L’autorità monetaria dell’area euro dovrebbe proseguire l’allentamento monetario, iniziato proprio un anno fa, operando una nuova sforbiciata dei tassi di 25 punti base, per l’ottava volta in un anno e la settima consecutiva. Il tasso di riferimento è così atteso scendere al 2%, un livello considerato neutrale, ovvero che non sostiene né frena l’attività economica. “Alla luce dei recenti sviluppi dei dati retrospettivi e prospettici, la decisione di tagliare i tassi sarà insolitamente facile”, afferma Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price. Sebbene alcuni membri della Bce siano stati riluttanti a prendere impegni anticipati, qualsiasi decisione diversa da un taglio dei tassi sarebbe una vera sorpresa per i mercati.
Un ulteriore calo dell’inflazione sembra essere il fattore decisivo, favorito dall’apprezzamento dell’euro, dalla diminuzione dei prezzi dell’energia e dalla prevista attenuazione delle pressioni salariali. Un’indicazione importante su questo fronte arriverà poco prima della riunione. Domani, infatti, verrà diffuso il dato sull’inflazione dell’Eurozona, che secondo il consenso degli economisti raccolto da Bloomberg dovrebbe mostrare un rallentamento al 2% dal precedente 2,2%. Il consensus per il dato core, cioè quello depurato dalla componenti più volatiliti come alimentari ed energia, è per un 2,4% (dal 2,7% di aprile).
“Ci aspettiamo che ciò si rifletta in una revisione al ribasso delle previsioni d’inflazione per quest’anno. – sottolinea Ulrike Kastens, senior economist di DWS – L’inflazione potrebbe persino scendere sotto il 2%, soprattutto nella seconda metà del 2025”.
Se il nuovo intervento sul costo del denaro appare certo, l’attenzione dei mercati sarà rivolta in particolare alle nuove stime macro che verranno diffuse dallo staff Bce in occasione della riunione di giovedì, e che rifletteranno l’ulteriore evoluzione del quadro economico e geopolitico. Gli analisti sono concordi nell’aspettarsi una riduzione significativa delle stime sull’inflazione, mentre i pareri rimangono discordanti per riguarda la crescita, con l’incognita dazi che incombe sulle esportazioni. “L’economia dell’area euro si sta avviando verso una fase di stallo della crescita nella seconda metà dell’anno”, avvertono da T.RowePrice, mentre in DWS la linea è più positiva: “Anche se dazi più elevati e un’incertezza legata alla politica commerciale continuano a pesare sulla crescita del Pil, le prospettive economiche potrebbero essere viste in modo leggermente più positivo, in particolare grazie all’aumento della spesa per la difesa e per le infrastrutture nel medio periodo”.
Fin dove potrà spingersi la Bce?
In un contesto di inflazione verso il target del 2%, lo spazio per ulteriori tagli dei tassi diventa più limitato. “A nostro avviso, la politica monetaria non è più restrittiva, come dimostrano i dati sui prestiti. Pertanto, dopo giugno, prevediamo un solo ulteriore taglio dei tassi, portandoli all’1,75% a luglio”, è l’opinione di Kastens che riflette quella del mercato. Ma c’è chi invece prevede tassi ancora più bassi: “Riteniamo che la Bce continuerà a tagliare i tassi fino a raggiungere l’1,25% quest’anno, anche se il ciclo di tagli dovesse subire una pausa a luglio”, avverte l’economista di T.Rowe Price. L’istituto guidato da Lagarde potrebbe infatti mantenere i tassi invariati a luglio per valutare le conseguenze economiche dei dazi statunitensi sull’economia europea e mondiale. E se i dati economici continueranno a sorprendere al ribasso, sia sul fronte dell’attività economica sia su quello dell’inflazione, è probabile che la Bce giunga alla conclusione che sia necessario orientare la politica monetaria verso una posizione accomodante. “Tuttavia – precisano da T.Rowe Price – la Bce sarà cauta nel portare i tassi al di sotto dell’1%, a meno che l’economia globale non stia chiaramente entrando in recessione”.
© Riproduzione riservata