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Profumi da nababbi, le ampolle top

Ingredienti nobili e pregiate finiture danno vita a tesori valutati anche 1,3 milioni. Dall’ambra nera alla rosa di Taif, le essenze di alta gamma conquistano gli appassionati e i collezionisti cercano il vintage. L’esperto: «Nicchia che manca ai grandi brand»

Tra tutti i beni di lusso è forse il più intangibile. Non si vede e non si tocca, eppure ha carattere: smuove emozioni e investimenti. Cuore e portafoglio. Il profumo è una presenza impalpabile e avvolgente, non solo da indossare ma anche da collezionare. Nel tempo alcune fragranze di nicchia sono infatti diventate veri e propri tesori in ampolla, oggetti di culto che superano il valore della semplice essenza per trasformarsi in simboli di esclusività. A livello globale il mercato dei profumi di lusso vale oggi 24,3 miliardi di dollari e ha una previsione di crescita a 45,8 miliardi entro il 2033, con un tasso di progressione annuo superiore al 7 per cento. La persistente scia di questo successo ha inebriato anche l’Italia, dove la profumeria d’autore rappresenta un solido segmento con un fatturato da oltre 300 milioni di euro, corrispondente al 2,7% del beauty business italiano sul mercato interno.

«Chi si avvicina a questo mondo ricerca quell’eccellenza artigianale e artistica che i grandi brand non riescono più garantire. La nuova frontiera del lusso è fatta di fragranze pregiate che esaltano ingredienti rari e naturali, offrendo un’esperienza sensoriale autentica», spiega a Moneta Gianluca Casamento, titolare di Art Parfums, boutique di profumi di nicchia nel cuore del quadrilatero milanese della moda. «I nostri clienti – racconta – provengono da tutto il mondo e in genere hanno un’età compresa tra i 25 e i 55 anni. Ci chiedono di essere guidati in un percorso olfattivo che li conduca alla scelta dell’essenza più adatta a loro. Solo a quel punto finalizzano l’acquisto».

Fragranze esclusive

In generale, la profumeria d’autore offre prodotti che partono da alcune centinaia di euro e arrivano a costare anche molto di più: a determinare il prezzo è la qualità degli ingredienti, la produzione spesso limitata e la pregiata fattura di alcuni flaconi, realizzati a mano e arricchiti con materiali preziosi. Del resto, si sa, il lusso vero non conosce limiti. La maison omanita Amouage, ad esempio, propone fragranze artistiche come Gold Man e Gold Woman, il cui valore può superare mille euro per alcune edizioni limitate. Note floreali di bergamotto, lime e mandarino sono sprigionate dalle versioni più rare di Clive Christian No.1, che possono superare 2mila euro al flacone. Si aggirano attorno a 10mila euro alcune opere olfattive presentate in bottiglie decorate da diamanti, come quelle della House of Sillage Private Collection. Anche Roja Parfums e alcune edizioni limitate di Amouage rientrano in questa fascia di prezzo. E pure in questo settore non mancano gli inarrivabili eccessi: il profumo più costoso al mondo attualmente in produzione è Shumukh, creato da The Spirit of Dubai, un capolavoro dell’arte profumiera e della gioielleria (il contenitore è un’opera d’arte in cristallo, decorata con 3.571 diamanti, topazi, perle e oro) valutato circa 1,29 milioni.

Lusso e tradizione

«I riferimenti della profumeria di lusso sono i grandi classici francesi e le colonie, poi reinterpretati dai migliori maestri del settore. Tra le essenze più apprezzate e preziose c’è l’oud, una resina aromatica proveniente dal Medio Oriente e dal sud-est asiatico, nota anche come oro nero liquido: il suo valore va da 3mila a 100mila dollari al chilo», spiega Casamento, annoverando tra gli elementi più pregiati anche l’ambra grigia (quotata tra 50 e 60mila dollari al chilo), la rosa di Taif, coltivata in una specifica regione dell’Arabia Saudita, e lo zafferano. «Come accade nella moda – argomenta ancora l’esperto – ci sono poi tendenze legate a un particolare momento e a specifiche sensibilità, che spesso tornano nel tempo. Nell’ultimo anno, ad esempio, hanno avuto successo i profumi gourmand, dolci con all’interno note di latte, caramello, vaniglia e mandorla. E anche l’oud mediorientale è stato rivisitato con note fruttate di mango, passion fruit e frutti rossi». Questi trend spingono i profumieri e i produttori a sperimentare in continuazione, ma senza rinunciare all’artigianalità e alla qualità, elementi fondamentali per giustificare determinati prezzi.

A proposito di tendenze, non va poi sottovalutato un altro fenomeno tutt’altro che secondario: quello del collezionismo di profumi vintage o fuori produzione. Questo segmento, cresciuto notevolmente negli ultimi anni, sta diventando un vero e proprio mercato parallelo, con fragranze che raggiungono quotazioni sorprendenti in aste specializzate e negozi di nicchia. Un flacone vintage di Chanel No.5 degli anni ’20, per esempio, può facilmente superare 15mila euro sul mercato del collezionismo, mentre alcune edizioni storiche di Guerlain o Caron sono state battute all’asta per 8mila euro. Non mancano esempi ancora più esclusivi: un flacone antico di Joy di Jean Patou, oggi fuori produzione, è stato ceduto per circa 20mila euro. Scarsità, autenticità, storicità e buona conservazione contribuiscono ad aumentare il valore di questi oggetti nel tempo, secondo dinamiche non troppo diverse da quelle dei beni rifugio propriamente detti.

Certo, acquistare un profumo per poi tenerlo in bacheca – o addirittura sotto chiave – appare un po’ controintuitivo. Del resto, l’investimento dissociato della sua dimensione olfattiva inebria solo i collezionisti duri e puri. E fa storcere le narici agli appassionati. «Molti – testimonia Casamento – scelgono oggi le boutique di profumi di nicchia per il piacere di indossare qualcosa di unico e distintivo. Non si tratta più solo di acquistare una fragranza, ma di vivere un’esperienza esclusiva». Tra flaconi da collezione e ingredienti più cari dell’oro, la profumeria d’autore pesa sempre più sugli affari e lascia una scia. Il lusso qui non si ostenta: si vaporizza.