Il pennino corre ancora sul foglio, scrivendo una nuova pagina nella storia del collezionismo. Non è solo una questione di bella calligrafia. C’è di più. Estetica, artigianato, cultura e attenzione maniacale ai dettagli rendono ogni stilografica d’alta fascia un piccolo capolavoro a portata di mano. Nel vero senso della parola. Impugnare e custodire un oggetto di tale pregio significa infatti entrare a contatto con un sapere antico e con una gestualità ormai purtroppo in disuso. Sarà anche per questo che, in un’epoca in cui la scrittura è in formato digitale, il fascino vintage delle stilografiche continua a sedurre appassionati e ricercatori di bellezza. Il mercato delle penne di lusso ha un valore stimato a 2,7 miliardi di dollari, che dovrebbe superare quota 3 miliardi nel 2028 grazie a una crescita annua del 5 per cento. Numeri alimentati da un costante interesse e da una domanda che si intensifica soprattutto in presenza di pezzi particolarmente pregiati, di fronte ai quali la componente collezionistica si unisce spesso alla logica dell’investimento.
«Pur non essendo paragonabili all’oro o all’arte antica, alcune stilografiche rare e ben scelte hanno mostrato una rivalutazione costante. Acquistate nel mercato del collezionismo, soprattutto se mai inchiostrate e complete di scatola e certificati, possono pertanto rappresentare un interessante investimento. Va però considerato che, per mantenere intatto questo “extra valore”, l’oggetto non dovrebbe essere utilizzato, rinunciando così al piacere dell’esperienza d’uso», spiega a Moneta Matteo Armandi, responsabile divisione Passion di Aste Bolaffi. Piaccia o meno, così funziona il mercato: come per ogni oggetto da collezione, anche il valore delle penne superlusso è determinato dallo stato di conservazione e dall’integrità. In questo caso, uno degli elementi più caratterizzanti è senza dubbio il pennino. «Forse è la parte più distintiva, la vera “firma” della manifattura che ha realizzato lo strumento di scrittura. Insieme al sistema di caricamento adottato, esso rappresenta anche un simbolo del periodo storico in cui la penna è stata realizzata», illustra l’esperto.Non a caso, i modelli più ambiti sono proprio quelli che hanno rappresentato una rivoluzione tecnica o di design per la loro epoca. Ne è un esempio la mitica Parker Snake, prodotta agli inizi del Novecento e resa celebre dalla sua bellezza qualitativa e artistica. Alla funzionalità, questa stilografica unisce la raffinatezza di un oggetto artigianale unico, con un serpente in rilievo che si avvolge intorno al fusto e al cappuccio: una vera e propria scultura da scrivania. Attualmente le edizioni più esclusive di questa fountain pen valgono oltre 2mila euro. Suscitano poi grande interesse anche alcuni pregiati modelli firmati Montblanc e Cartier. Negli anni ‘90, ad esempio, il marchio tedesco inaugurò le sue celebri collezioni limitate con il modello Lorenzo De’ Medici, i cui esemplari più ricercati hanno oggi un valore compreso tra 4 e 6mila euro. Cartier, poi, punta da sempre su linee eleganti e materiali preziosi: uno specifico modello in oro giallo prodotto dalla casa di gioielleria francese e decorato con un drago diamantato costa 158mila euro. Un importo alto, ma non eccessivo se rapportato alle vette raggiunte all’asta da alcune stilografiche da record.
Gioielli da scrivania
Una Fulgor Nocturnus di Tibaldi, ad esempio, nel 2020 è stata ceduta a Shanghai per 8 milioni, mentre la preziosissima Aurora Diamante ha raggiunto quotazioni di 1,3 milioni. Realizzata in oro bianco 18 carati e coperta da 850 diamanti, la Caran d’Ache 1010 Diamond Edition raggiunge invece il milione di dollari. Esistono poi stilo rese celebri e preziose dalla loro valenza simbolica. «La Parker 51, ad esempio, fu usata dal generale Douglas MacArthur durante la firma della resa del Giappone, il 2 settembre 1945. Si racconta inoltre che John F. Kennedy firmasse i documenti più importanti solo con una Montblanc 149, aneddoto che ha reso questa penna un’icona della scrittura moderna», illustra Armandi, sottolineando come oggi la magia di questi strumenti abbia stregato anche le giovani generazioni e il pubblico asiatico. «Lo stile unico e il fascino storico dell’inchiostro continuano ad attrarre nuovi estimatori. Nonostante la tecnologia abbia rivoluzionato le abitudini, la raffinatezza di firmare documenti con una penna di pregio conserva un forte valore evocativo. Molti poi sono attratti dalla scrittura lenta come antidoto alla digitalizzazione».
Nell’era dell’obsolescenza programmata, che rende i nostri dispositivi elettronici sempre meno longevi, la passione per le stilografiche è anche un esercizio alla cura più minuziosa. Per mantenere il loro valore, infatti, questi oggetti necessitano di specifiche attenzioni. «Fondamentale è la pulizia. È opportuno svuotare e sciacquare regolarmente il serbatoio per evitare incrostazioni d’inchiostro. Le stilo vanno poi conservate in un luogo asciutto, lontano dalla luce diretta e a temperatura stabile. E vanno tenute in posizione piana, mai in verticale con la punta in giù per evitare perdite o danni al pennino», spiega l’esperto di Aste Bolaffi. Attenzione poi ai materiali: «In alcuni modelli con caricamento a leva e sacchetto in gomma, quest’ultimo tende a seccarsi e sgretolarsi se lasciato inattivo a lungo. In questi casi è consigliabile farlo revisionare periodicamente da un tecnico specializzato». Così conservate, le stilografiche da collezione diventano non solo raffinati pezzi d’arte ma potenziali asset con un apprezzamento significativo nel tempo. Da farci la firma.
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