Conto alla rovescia per le elezioni della Camera Alta di domenica in Giappone. L’esito delle urne potrebbe incidere non poco sugli asset nipponici, già sotto pressione lato bond – con rendimenti dei titoli di Stato a più lunga scadenza schizzati ai massimi storici – sui timori che infuturo prevalga una politica fiscale più accomodante.
Alle elezioni di domenica saranno assegnati 125 dei 248 seggi della Camera Alta e la coalizione di governo, guidata dal primo ministro Shigeru Ishiba, potrebbe non raggiungere la soglia di maggioranza. Gli ultimi sondaggi dei media mostrano infatti che la coalizione guidata dal Partito Liberal Democratico (LDP) del premier potrebbe perdere la maggioranza nella Camera Alta. Questo aumenta il rischio di instabilità politica.
I partiti di opposizione presentano nei loro programmi elettorali possibili tagli o abolizione dell’imposta sui consumi del 10%, mossa che metterebbe a dura prova i conti pubblici del Giappone che ha un debito monstre pari al 250% del Pil.
Tra gli analisti si guarda proprio ai rischi legati alle mosse di politica fiscale. “Se il Giappone adotta tagli fiscali non compensati da altre misure politiche e che non portano a una crescita molto più elevata, ciò si traduce in deficit fiscali più elevati e in un’accelerazione della traiettoria del debito. Ciò potrebbe certamente mettere sotto pressione il rating”, rimarca Krisjanis Krustins di Fitch che teme che tale tendenza vada a rafforzarsi dopo le elezioni.
Si guarda anche alle mosse della Bank of Japan con il riemergere di aspettative di un rialzo dei tassi. “Il recente aumento dell’inflazione, in particolare per i prodotti alimentari e correlati, potrebbe spingere la banca centrale a rivedere le sue previsioni trimestrali sull’inflazione, che saranno pubblicate alla fine di questo mese. Di conseguenza, è possibile che un rialzo dei tassi da parte della BoJ possa avvenire prima del previsto”, spiegano gli economisti di Ing che vedono, in caso di incertezza politica a seguito delle elezioni di domenica, lo yen indebolirsi.
Se il premier Ishiba rimane al potere, l’attenzione si sposterà probabilmente sulla possibilità che i partiti di opposizione più piccoli entrino a far parte del governo. D’altra parte, se la coalizione di governo perde la maggioranza in entrambe le camere del parlamento, non ci sarà un cambio di governo. “Tuttavia – rimarca The Investment Institute di Unicredit – un tale risultato probabilmente aumenterebbe la pressione su Ishiba affinché si dimetta e questo innescherebbe una lotta di potere all’interno del suo partito per nominare un nuovo leader del partito e quindi un nuovo primo ministro, ma potrebbero anche portare allo scioglimento dell’intero parlamento e a elezioni anticipate”. Ciò potrebbe complicare il quadro politico in Giappone e rendere il cambio dollaro/yen più volatile nel breve termine “anche se un crollo dell’USD-JPY oltre i 160, come quello verificatosi nel luglio dello scorso anno, rimane improbabile”, aggiungono gli esperti di Unicredit.
© Riproduzione riservata