Piccoli passi nella giusta direzione. Verso una maggiore inclusione finanziaria delle donne. Cresce, seppur di poco, il numero di conti corrente aperti dalla clientela femminile, indice di una maggiore indipendenza economica. E si fanno strada progettualità e abitudini di gestione proprie delle donne, che si distinguono da quelli degli uomini. A tracciare questo cambiamento è Hype, la neobank italiana che ha condotto un’analisi, messa a disposizione in anteprima a Moneta, sui comportamenti economici dei propri clienti.
Conti correnti rosa: in crescita soprattutto al Sud
Tra i dati più significativi spicca quello relativo all’apertura dei conti. Oggi oltre il 37% dei conti Hype è intestato a donne, una percentuale ancora minoritaria ma in costante aumento, con un +5% solo nell’ultimo anno. Un segnale di maggiore autonomia economica e desiderio di controllo sulle proprie finanze.
Un ruolo centrale in questa trasformazione è svolto dalle nuove generazioni: 5 titolari donne su 10 sono under 35 e di queste il 53% è under 25, segno di un crescente interesse da parte delle più giovani verso una gestione consapevole e autonoma del denaro.
Ma la vera sorpresa arriva dal Sud. L’analisi evidenzia una presenza femminile rilevante nel Centro-Sud e nelle isole, territori storicamente caratterizzati da livelli più bassi di bancarizzazione e, secondo i dati Fabi 2023, da un marcato divario di genere nel possesso di strumenti finanziari. Ebbene, nelle prime sei regioni per numero di clienti donne con un conto Hype, si trovano Campania, Sicilia e Puglia. Una rivoluzione culturale che parte da territori dove, fino a ieri, il denaro parlava spesso soltanto una lingua maschile.
Donne vs uomini nell’approccio al risparmio
Cosa fanno le donne con i propri soldi? Risparmiano e lo fanno con uno scopo ben preciso. Dall’analisi dei conti emerge una preferenza netta per spese legate al benessere personale e alla crescita: 70% del risparmio femminile va a istruzione e cultura, contro il 30% degli uomini. E poi Cura del corpo (67% vs 33%) e Salute (53% vs 47%).
Gli uomini, invece, si orientano decisamente verso il piacere immediato e il tempo libero: Ristoranti & caffè (90% vs 10% delle donne), Intrattenimento (81% vs 19%) e Sport & Hobby (77% vs 23%).
Queste scelte indicano un approccio al risparmio da parte delle donne più orientato al benessere personale e familiare, alla qualità della vita e alla progettualità di medio-lungo termine, in contrasto con una maggiore propensione maschile verso consumi più impulsivi e ludici.
Sostenibilità al femminile
Non solo attenzione a dove va il denaro, ma anche a come viene speso. La propensione alla sostenibilità è confermata da un sempre maggiore interesse per acquisti su piattaforme “second hand”, che entrano nella TOP10 delle categorie merceologiche privilegiate: le transazioni effettuate su questo tipo di piattaforme sono superiori del 40% rispetto a quelle nel “fast fashion”, tendenza spinta soprattutto dalle under 25 che realizzano oltre il 50% del totale delle transazioni, mostrando sensibilità verso risparmio e ambiente.
Un’identità finanziaria che si rafforza
Dietro la gestione del conto corrente c’è una trasformazione più profonda. Per le donne rappresenta soprattutto indipendenza e capacità progettuale. Per il 64% delle donne, infatti, il denaro è sinonimo di indipendenza. Solo il 52% degli uomini la pensa allo stesso modo. Le donne lo associano anche a progettualità (23%), mentre gli uomini lo collegano più spesso a successo, potere e crescita.
Il gap da colmare
Una combinazione di nuovi stili di vita, maggiore consapevolezza e accesso semplificato alla tecnologia sta favorendo un’evoluzione concreta, che lascia intravedere segnali positivi per il futuro. Ma c’è ancora molta strada da fare per colmare il divario di genere. Soprattutto sul fronte dell’informazione economica.
Secondo lo studio, le donne mostrano ancora una scarsa propensione a informarsi su temi economici rispetto agli uomini: solo il 30% delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni dichiara di interessarsi attivamente a temi finanziari (contro il 51% dei coetanei uomini), una percentuale che crolla quasi a zero tra i 55 e i 64 anni, prima di risalire leggermente dopo i 65.
Un segnale d’allarme che sottolinea l’urgenza di rafforzare l’alfabetizzazione finanziaria femminile, soprattutto in una società dove l’autonomia e la libertà economica sono spesso ancora un privilegio, non un diritto acquisito.
“I segnali positivi non mancano ma il cambiamento richiede un’azione collettiva. – afferma Jessica Ciancaglini, chief brand & communication officer di Hype – Famiglie, scuole, istituzioni e operatori del settore devono lavorare insieme per costruire una cultura finanziaria più equa e inclusiva”.
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