L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella gestione degli investimenti sta diventando un pratica sempre più diffusa. E le ragioni sono evidenti: non solo la velocità di calcolo permette di analizzare in tempo reale grandi quantità di dati, ma soprattutto lo strumento consente agli operatori di orientare le loro scelte, ottimizzandole, tenendo conto di tutte le variabili possibili. Per esempio, diventa più facile, grazie agli algoritmi, individuare (e di conseguenza neutralizzare) tutti i possibili rischi legati alle scelte di investimento. Inoltre si possono standardizzare molte delle attività collaterali legate all’operatività, riducendo così le possibilità di errore e aumentando nel contempo l’efficienza delle procedure, con indubbi vantaggi per chi investe.
Piattaforme di trading e investitori istituzionali si muovono già in questa direzione. Le multinazionali tecnologiche, come Google, Amazon e Microsoft, stanno investendo massicciamente in ricerca e sviluppo per integrare l’intelligenza artificiale nei loro prodotti e servizi.
È difficile tuttavia individuare settori economici precisi e addirittura singoli titoli destinati a migliorare radicalmente le loro performance grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. La maggioranza degli analisti punta su alcuni comparti considerati strategici: l’economia spaziale, l’assistenza sanitaria, l’e-commerce, le telecomunicazioni e le energie rinnovabili. Anche se non si possono trascurare alcune attività tradizionali come le banche, l’energia, l’automotive, l’alimentare, tutte coinvolte in un processo di trasformazione radicale nel quale l’intelligenza artificiale avrà certamente un ruolo determinante.
Lo scenario è ampio e diversificato.
Oltre ai titoli azionari dedicati, sul mercato stanno arrivando altri strumenti finanziari. Primi fra tutti gli Etf (Exchange trade fund) la cui gestione è spesso affidata quasi interamente agli algoritmi. Senza contare il vasto panorama dei fondi comuni d’investimento, che si avvalgono nella gestione proprio degli strumenti informatici più all’avanguardia. Focalizzandoci sul solo comparto azionario, ecco una selezione di titoli, quotati a Piazza Affari e facenti parte all’élite del listino, che potrebbero avere benefici dall’applicazione dell’intelligenza artificiale tanto nei loro business specifici quanto nel loro ruolo di leader dei rispettivi settori di appartenenza.
Enel
Con i suoi oltre 60mila dipendenti, il colosso italiano dell’energia si colloca a buon diritto tra i principali operatori internazionali del settore. Nata come ente pubblico, dopo la privatizzazione, avvenuta nel 1999, la società è approdata al listino di Piazza Affari, anche se lo Stato italiano attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze è rimasto l’azionista di maggioranza relativa, con il 23,6% del capitale. Oltre il 58% delle azioni è distribuito fra un buon numero di investitori istituzionali, mentre il resto è rappresentato dal flottante sul mercato.
Il prossimo 31 luglio saranno svelati i conti del primo semestre 2025. Nell’attesa, il titolo scambia in area 8 euro, dopo aver toccato a inizio mese il massimo dell’anno, a 8,29 euro. Ai livelli attuali l’azione presenta buone plusvalenze sia nell’ultimo semestre sia nel confronto con un anno fa (+15% circa in entrambi i casi).
Tutte positive le più recenti valutazioni degli analisti. Di recente Intesa Sanpaolo ha confermato la raccomandazione “buy” (comprare) e alzato il target price a 8,8 euro, mentre a maggio Bernstein aveva giudicato il titolo “outperform” (farà meglio del mercato), fissando un obiettivo di prezzo a 8,3 euro. Più generosa Barclays, che aveva ribadito il “buy” e alzato il target price a 9 euro.
L’analisi tecnica di Teleborsa, infine, indica un primo supporto a 7,906 euro e un secondo a 7,852 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è collocata a 8,066 euro e la seconda a 8,226 euro.
Intesa Sanpaolo
Nata dalla fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo-Imi, con oltre 91mila dipendenti e circa 3mila sportelli, è oggi la maggiore banca italiana per dimensioni. Con un flottante che supera l’88% del capitale, la società può essere considerata una public company. I due maggiori azionisti singoli sono la Fondazione Compagnia di Sanpaolo e la Fondazione Cariplo, rispettivamente con il 6,48% e il 5,4% delle azioni. Una quota significativa è detenuta da BlackRock, una delle maggiori società di investimento del mondo.
Il titolo viene scambiato attualmente poco sotto i 5 euro per azione, con una variazione positiva del 21% circa rispetto a sei mesi fa e del 36% rispetto a un anno fa. Ottime le più recenti valutazioni degli analisti: a maggio scorso Jefferies ha confermato il “buy” e alzato il target price a 5,6 euro, mentre Morgan Stanley lo ha fissato a 6,2 euro.
L’analisi tecnica di Teleborsa, fissa il primo supporto a 4,877 euro e il secondo a 4,825 euro, mentre la prima resistenza è indicata a 5,025 euro e la seconda a 5,173 euro.
Stellantis
In attesa della presentazione dei risultati relativi al primo semestre dell’anno, in programma il prossimo 24 luglio, il titolo della società automobilistica nata dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Psa (Peugeot-Citroen) sta cercando di risalire la china in Borsa dopo un lungo periodo di difficoltà. Rispetto a un anno fa la quotazione si è praticamente dimezzata mentre negli ultimi sei mesi registra una performance negativa di circa il 30%. Colpa della crisi generalizzata dell’automotive e dell’aumento dei tassi d’interesse che ha finito per scoraggiare gli acquisti a rate. Il titolo Stellantis si muove in area 8,5 euro.
Gli analisti sono in gran parte molto cauti circa la possibile ripresa del titolo a breve. Equita Sim ha recentemente tagliato il target price a 10,5 euro. Lo stesso hanno fatto JP Morgan e Bank of America (rispettivamente a 11 e 10 euro).
L’analisi tecnica di Teleborsa indica un primo supporto a 8,244 euro e un secondo a 8,053 euro, mentre la prima resistenza è fissata a 8,815 euro e la seconda a 9,39 euro.
Campari
È tempo di conti anche per Campari che il prossimo 31 luglio snocciolerà la relazione semestrale, con la contestuale presentazione agli azionisti. La quotazione del titolo è in rosso (-28%) nel confronto con un anno fa ma è positiva (+14%) la performance degli ultimi sei mesi.
Cauti gli analisti sul titolo. Il report più recente è quello di Hsbc, che a maggio ha confermato il “buy” e tagliato il target price a 7,7 euro. Lo stesso avevano fatto Equita Sim e Deutsche Bank, che avevano ridotto il prezzo obiettivo rispettivamente a 7,9 e 5,9 euro.
Quanto all’analisi tecnica, il primo supporto indicato da Teleborsa per il titolo dell’aperitivo è fissato a 6,081 euro (5,991 euro il secondo), mentre le resistenze sono fissate a 6,275 euro la prima e 6,469 euro la seconda.
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