Una passione mai nascosta per i colori della Roma, una sensibilità politica nel condurre le trattative con l’Abi di Antonio Patuelli e le banche socie forse seconda solo all’istinto con cui va a catturare il vento quando all’Argentario aggancia la vela a uno dei suoi windsurf o cerca l’energia per le trattative più difficili tra le onde giganti della portoghese Nazarè: Lando Maria Sileoni – segretario generale del sindacato Fabi, alle spalle una gavetta allo sportello iniziata a 16 anni quando l’industria bancaria era molto differente da oggi e i primi passi, con incarichi già di alto livello, nel Psi di Bettino Craxi – affronta i cambiamenti in atto nell’agone del credito con una precisa rotta: serve una legge per garantire che il risiko non provochi ulteriori esuberi.
Sileoni, il governo ritiene il risparmio un fattore di sicurezza nazionale. Qual è la posizione della Fabi rispetto al braccio di ferro in corso con l’Europa?
«Il governo ha completamente ragione, era tempo che le forze politiche avrebbero dovuto occuparsi di un tema centrale come il risparmio, così come accade in tutti i Paesi europei sia in termini di tutela del risparmio sia di condizioni che vengono applicate sui conti correnti. Condizioni che in Europa sono nettamente migliori di quelle riconosciute dalle banche italiane, rendendoci il fanalino di coda del continente».
Carlo Messina e Andrea Orcel stanno affrontando il risiko del settore con strategie antitetiche: Unicredit è impegnata in due scalate mentre Intesa preferisce restarne lontana. Chi avrà la meglio in termini industriali e quindi di capitalizzazione di Borsa?
«Entrambe manterranno intatte le proprie caratteristiche. Messina con Intesa conserverà il primato in Italia che si è conquistato in tanti anni di vicinanza particolare all’economia dei territori, delle famiglie e delle imprese. Orcel manterrà quello di aver rivoluzionato il gruppo Unicredit dopo la deludente gestione Mustier».
Consob dovrebbe concedere una nuova sospensione all’Ops di Unicredit o, come sostiene Banco Bpm, è stato improvvido anche il primo stop and go?
«Consob agisce con modalità di controllo e vigilanza, ciò che interessa alla Fabi è che questa tormentata vicenda non produca strappi sulle lavoratrici e i lavoratori delle due banche. Deve essere chiaro fin da subito che non permetteremo bagni di sangue sul personale. Le caratteristiche principali di Bpm sono la solidità e la sensibilità dimostrate in tanti anni dall’ad Giuseppe Castagna. Una gestione molto attenta alle esigenze e alle richieste dell’economia dei territori; non per nulla Bpm è considerata la banca con il miglior posizionamento strategico in Italia dei propri sportelli».
Condivide il timore che Berlino e i sindacati tedeschi nutrono dinanzi all’avanzata di Unicredit in Commerzbank?
«Il 29% di Commerz non è stato scippato da Unicredit. Tutti sanno che l’acquisizione se non condivisa, è stata chiaramente non ostile. Se oggi i tedeschi vogliono dare un’altra lettura sono padroni di farlo, ma dobbiamo chiarire una volta per tutte se è il mercato che detta o meno le regole. Quando Berlino mette i paletti e pretende rispetto e condivisione, dovrebbe avere lo stesso atteggiamento verso tutte le aziende italiane, e sono molte, che spesso faticano a entrare nel circuito economico e produttivo tedesco».
Montepaschi di Luigi Lovaglio scala Mediobanca con l’idea di mantenere le due entità distinte in un sistema integrato …
«Noi ci siamo sempre pronunciati per l’autonomia di Mps, lo abbiamo fatto pubblicamente in tempi non sospetti, quando nessuno avrebbe scommesso un euro sul futuro di Siena. Ci abbiamo visto lungo perché conosciamo bene il senso di appartenenza e l’attaccamento dei dipendenti di Mps verso la propria banca e la clientela. Credo che il risiko non finirà nei prossimi giorni e mesi, ma si protrarrà ancora per un po’ di tempo. Se dovesse andare in porto l’operazione di Mps su Piazzetta Cuccia, potrebbero in qualche modo crearsi le condizioni per ulteriori aggregazioni».
Qual è il suo giudizio circa la strategia difensiva adottata dall’ad Alberto Nagel?
«Nagel è uno dei protagonisti che ha scritto la storia del settore bancario, ha un passato professionale di grande livello e sa muoversi con sagacia. La tempestività rispetto all’attuale navigazione in acque agitate potrebbe tuttavia fare la differenza».
Bper ha espugnato Popolare Sondrio, ultimo fortino delle ex popolari. A dieci anni dalla riforma Renzi quale bilancio traccia?
«La riforma Renzi ha anticipato di fatto quello che Ue e Bce avrebbero determinato: prova ne è che nel settore del credito cooperativo esistono oggi tre gruppi diventati spa che dipendono dalla vigilanza europea. La riduzione dei gruppi creditizi in atto da tempo risponde a una ben precisa politica che sta portando avanti l’Eurotower, convinta che la realizzazione di un progetto come questo possa prevedere più opportunità per la clientela e meno rischi per le banche, chiaramente riferito alla gestione del credito. Carlo Cimbri, che viene dal non facile mondo delle assicurazioni, si è dimostrato un manager di grande livello e particolarmente attento anche alle esigenze dei propri dipendenti. La vicinanza tra il gruppo Unipol e Bper sta a dimostrare, in termini sociali, come si può crescere, fare utili e distribuire dividendi rispettando la propria storia, la propria provenienza e i territori dove le due aziende operano. Non era per nulla facile ritagliarsi uno spazio così importante come quello creato attualmente da Unipol e Bper».
Come giudica la possibilità che Generali finisca tra le braccia di Mps, interrompendo lo storico legame con Piazzetta Cuccia?
«Generali rappresenta la grande cassaforte del risparmio italiano, il suo ad Philippe Donnet è un uomo influente ma è altrettanto chiaro che chiunque siano i grandi investitori di Leone, credo sia legittimo che aspirino a incidere di più rispetto alle politiche scelte dal management».
Lei ha firmato quattro contratti nazionali del credito con la Fabi, dopo quello per tutti i bancari, ha strappato un aumento del 31% destinato ai dirigenti. Altri sindacati, come la Cgil, dichiarano scioperi a raffica ma ottengono in cambio ben poco….
«Tutte le organizzazioni sindacali, confederali e autonome di qualunque categoria, sono da rispettare, perché rappresentano le persone iscritte che pagano la quota mensile. È una scelta di campo legittima quella di schierare la propria sigla. Io opero in un settore strategico, forse il più importante; è chiaro che un nostro obiettivo raggiunto ha una risonanza maggiore rispetto ad altri comparti. Per me è fondamentale che le organizzazioni svolgano sempre al meglio la propria attività, rispettando il ruolo di rappresentanza deciso dai lavoratori. Vedo bene una riforma dei contratti nazionali per riconoscere quei sindacati, come il nostro, che hanno una rappresentatività molto forte ma sono altrettanto vicino a quei lavoratori dell’Ilva, dei trasporti e ai rider che faticano a ottenere riconoscimenti e tutele. Ai bancari ricordo sempre quanto hanno faticato e faticano per raggiungere dei risultati i metalmeccanici, che lavorano in condizioni particolarmente difficili».
Alcuni indizi portano a Maurizio Landini come potenziale nuovo segretario del Pd …
«Landini viene dalla gavetta, è un metalmeccanico e nessuno gli ha mai regalato nulla. Si può essere d’accordo o meno su alcune posizioni ma la persona e il sindacalista sono di assoluto rispetto».
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