In attesa della nuova stagione di trimestrali, che verrà inaugurata da Unicredit il 23 luglio, la Fabi mette nero su bianco i livelli record toccati dai profitti delle banche tricolori.
Nel 2024 le banche italiane hanno registrato un nuovo massimo in termini di utile netto, con un totale
di 46,5 miliardi di euro, in crescita di 5,7 miliardi (+14%) rispetto al 2023. Un risultato che porta che la somma degli utili realizzati nel triennio 2022–2024 a oltre 112 miliardi; un triennio eccezionale per la redditività bancaria, sostenuto da un contesto monetario, ovvero gli alti tassi d’interesse decisi dalla Bce.
«I numeri da record realizzati dalle banche italiane negli ultimi anni – ricavi in crescita, utili mai così
alti, livelli di efficienza tra i migliori in Europa – non sono piovuti dal cielo. Sono il risultato del lavoro
quotidiano di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che hanno garantito continuità
operativa, qualità nei servizi, tenuta nei momenti difficili e adattamento in quelli di trasformazione», rimarca Lando Maria Sileoni, segretario generale del principale sindacato dei bancari.
Ricavi oltre muro dei 110 miliardi
Il punto di svolta è stato il 2022. Dopo una fase meno effervescente, tra il 2018 e il 2021 – segnata da utili oscillanti tra i 15 e i 16 miliardi e un forte impatto della crisi pandemica nel 2020 – l’utile netto ha cominciato a crescere in modo significativo, passando da 25,5 miliardi nel 2022 a oltre 40,7 miliardi nel 2023, fino ai 46,5 miliardi del 2024.
Lo scorso anno, sottolinea la Fabi, i ricavi del settore hanno toccato quota 110,1 miliardi, con una crescita del 7,2% rispetto al 2023 e un balzo del 33,8% sul 2018. Il credito, tornato protagonista dopo il lungo ciclo dei tassi a zero, rappresenta ora il 58,5% dei ricavi totali, consolidando il controsorpasso sulle commissioni (41,5%), che per tre anni – dal 2019 al 2021 – avevano dominato la composizione del fatturato bancario.
A partire dal 2022, con il rialzo dei tassi deciso dalla Bce, il modello di business è cambiato: il margine di interesse ha guadagnato 17 punti percentuali in termini di peso relativo sul totale dei ricavi, segnando un passaggio strutturale da un sistema orientato ai servizi a uno nuovamente centrato sull’attività creditizia. Le commissioni tornano a crescere nel 2024 dopo due anni di flessione, raggiungendo 45,7 miliardi di euro (+12,4% sul 2023), un livello superiore al picco del 2021. La ripresa delle attività commerciali – consulenza, risparmio gestito, distribuzione assicurativa – spiega la dinamica. Resta solida la qualità del credito: l’incidenza dei deteriorati netti sui prestiti si attesta all’1,5%, con un tasso di copertura pari al 52,5%, ben oltre la media europea del 41,4%
Ottimi anche gli indici di efficienza e redditività: il cost/income è sceso al 53,2%, dal 63,1% del 2022 e dal 71,2% del 2020; il Roe (return on equity) è salito al 13,3%, rispetto al 9% del 2022 e allo 0,9% del 2020, segno di una piena normalizzazione dei ritorni sul capitale.
In sei anni giù del 17% il numero delle banche tricolori
L’analisi della Fabi sottolinea anche come dal 2018 a oggi la geografia del settore bancario italiano ha subito una profonda trasformazione, con una marcata riduzione del numero di operatori e una razionalizzazione capillare della rete territoriale. In sei anni, il numero complessivo di banche e gruppi bancari è passato da 505 a 420 unità, con una contrazione del 17%, segnale evidente del processo di concentrazione e accorpamento che ha interessato l’intero settore.
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