E’ in corso in Scozia l’incontro decisivo sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti: da una parte del tavolo a condurre i giochi è come sempre Donald Trump, dall’altra parte risponde per il Vecchio continente Ursula von der Leyen.
Interpellato dai cronisti prima del vertice, Trump ha dato il 50% di possibilità che oggi si raggiunga un accordo tra le due sponde dell’oceano per evitare la mannaia del 30% e le contromisure europee.
“Penso che il presidente Trump abbia ragione, abbiamo il 50-50 di possibilità” di raggiungere l’intesa sui dazi, “si tratta di riequilibrare” gli scambi transatlantici, ha aggiunto Ursula von der Leyen durante un punto stampa con lo stesso Trump.
“Ci sono ancora tre quattro punti da discutere ma si tratta di equità”, ha aggiunto il presidente americano per poi subito piantare un paletto nei negoziati, specificando di non avere intenzione di abbassare i dazi per l’Unione europea “oltre il 15%”.
In ogni caso, ha proseguito il tycoon, anche se sarà raggiunto un accordo il settore farmaceutico non vi rientrerà : “Dobbiamo e vogliamo produrli negli Stati Uniti – ha scandito Trump – penso sia importante dirlo. I prodotti farmaceutici sono molto speciali. Non possiamo trovarci in una posizione in cui non ne abbiamo, dovendo dipendere da altri Paesi”.
Il segretario Usa al Commercio Howard Lutnick, intervistato da Fox News, aveva comunque avvertito che Washington non concederà nessun altro periodo di grazia, quindi nessuna ulteriore proroga rispetto al termine del primo agosto.
Tensione e posta in gioco restano alte. Si stima infatti che, se fossero confermati dazi aggiuntivi al 30%, per solo per l’economia italiana il contraccolpo potrebbe aggirarsi attorno al 30-35 miliardi. .
Preoccupata Confartigianato. L’associazione avverte che sono state oltre 25mila le imprese italiane che nel triennio 2022-2024 hanno esportato direttamente e stabilmente verso gli Stati Uniti, per un controvalore che ha superato i 54 miliardi solo lo scorso anno. In media il mercato Usa rappresenta il 13,4% delle esportazioni totali di ciascuna impresa esportatrice, ma oltre 6mila realtà devono agli Usa la metà del loro export complessivo.
Meno pessimista Unimpresa, secondo cui se la Casa Bianca porrà l’asticella delle tariffe al 15%, l’impatto sull’economia del nostro Paese sarà limitato: l’esito potrebbe essere una flessione dello 0,5% sul fatturato totale delle imprese esportatrici.
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