Il sistema previdenziale italiano si avvicina a una nuova fase di trasformazione. Nei prossimi anni, in particolare nel biennio 2027-2028, sono attesi cambiamenti significativi. Tra gli interventi già previsti figura un incremento di tre mesi dell’età pensionabile. Intanto, Quota 103 potrebbe andare verso il tramonto, lasciando spazio a strumenti di flessibilità più moderni, che includono anche l’utilizzo del Tfr accantonato presso l’Inps.
Età pensionabile e aspettativa di vita
Un tema fondamentale resta l’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici in base alla speranza di vita. Tuttavia, il governo ha già prospettato il congelamento di questo meccanismo per due anni, bloccando temporaneamente l’innalzamento dell’età pensionabile. Secondo le ultime stime demografiche, dal 2027 il requisito per la pensione di vecchiaia dovrebbe salire a 67 anni e 3 mesi, mentre quello per il pensionamento anticipato solo con i contributi crescerebbe a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Un intervento che potrebbe essere rinviato o modulato in base alle decisioni della prossima manovra, o addirittura anticipato con un decreto, qualora si renda necessario un nuovo scostamento di bilancio.
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Quota 103 verso l’uscita di scena?
Introdotta nel 2023 e prorogata fino al 2025, Quota 103 – che consente il pensionamento con almeno 62 anni d’età e 41 di contributi – sembra destinata a non essere confermata oltre il 2025. In sua sostituzione, il governo valuta l’adozione di nuovi strumenti di flessibilità in uscita, con particolare attenzione alle formule interamente contributive.
Anticipo contributivo: l’opzione a 64 anni
Una delle misure già esistenti permette a chi ha una carriera interamente contributiva di accedere alla pensione a 64 anni con almeno 25 anni di versamenti, a condizione che l’assegno maturato sia pari ad almeno tre volte l’importo dell’assegno sociale. Dal 2030, la soglia salirà a 3,2 volte e il requisito contributivo sarà di 30 anni. Per facilitare l’accesso a questa modalità, si punta a integrare la rendita dei fondi pensione e ad estendere questa possibilità anche ai lavoratori con carriere miste.
Il Tfr come ponte verso la pensione anticipata
Una proposta in fase di valutazione prevede di utilizzare parte del Tfr accantonato presso il fondo tesoreria Inps come strumento per colmare il gap rispetto al minimo richiesto per l’anticipo pensionistico. Questa ipotesi potrebbe rivelarsi particolarmente utile per i giovani, aiutandoli ad accedere al pensionamento anticipato a 64 anni (o anche prima, a seconda delle risorse Tfr disponibili).
Opzione donna a fine corsa
Opzione donna, già ridotta a una platea ristretta (caregiver, lavoratrici invalide almeno al 74% o licenziate con figli), potrebbe essere definitivamente eliminata. Con requisiti severi – 35 anni di contributi e almeno 61 anni d’età (ridotti in presenza di figli) – l’adesione è calata drasticamente. Nei primi tre mesi del 2025, l’Inps ha liquidato solo 592 pensioni con questo canale.
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