La domanda globale di carbone ha raggiunto nel 2024 un nuovo massimo storico: 8,79 miliardi di tonnellate, in crescita dell’1,5% rispetto all’anno precedente. A trainare questo risultato è stata l’espansione economica post-Covid, che dal 2020 ha determinato un aumento cumulativo di oltre il 16%. Tuttavia, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la fase di crescita sembra essersi esaurita: il 2025 segna l’inizio di una fase di stabilizzazione, con previsioni di un lieve incremento (+0,2%) quest’anno e un calo marginale nel 2026.
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Un mercato spinto dall’Asia
Il settore energetico resta il principale responsabile del consumo di carbone, con 10.766 TWh di elettricità prodotti nel 2024 a livello globale tramite questa fonte. Anche l’industria siderurgica continua a contribuire significativamente, pur con una lieve contrazione dell’uso del carbone metallurgico (-1,6%).
Il cuore della domanda globale resta in Asia-Pacifico, dove Cina, India e Paesi ASEAN hanno assorbito il 77% dei consumi mondiali nel 2024. In particolare:
• Cina: con quasi 5 miliardi di tonnellate consumate, ha registrato un calo dello 0,5% nel primo semestre 2025, dovuto alla frenata dell’industria e alla forte crescita delle rinnovabili;
• India: dopo un inizio d’anno negativo (-2,1%), si prevede una ripresa che porterà il consumo a +1,3% entro fine 2025;
• ASEAN: continuano ad aumentare i consumi per sostenere l’industrializzazione in corso.
Al contrario, le economie occidentali mostrano un quadro più contrastato: gli Stati Uniti hanno visto un sorprendente +12% nella prima metà dell’anno, spinti dall’aumento della domanda elettrica e dai prezzi elevati del gas. Nell’Unione Europea, invece, la domanda è cresciuta temporaneamente nei primi mesi del 2025, ma il trend resta in calo: -1,6% stimato per l’intero anno.
Offerta in aumento, commercio in calo
Nonostante la stabilizzazione della domanda, la produzione mondiale di carbone continua a crescere: nel 2025 supererà i 9,2 miliardi di tonnellate, stabilendo un nuovo record. Cina e India restano leader, rispettivamente con 4,8 e 1,11 miliardi di tonnellate prodotte.
Parallelamente, però, si riducono gli scambi internazionali. Dopo un picco di 1,55 miliardi di tonnellate esportate nel 2024, si prevede un calo del 7% nel 2025, trainato soprattutto dalla riduzione delle importazioni in Cina (-76 Mt), India, Giappone, Corea del Sud e UE. Anche il 2026 dovrebbe registrare una nuova contrazione, evento inedito nel XXI secolo.
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Prezzi in discesa, margini sotto pressione
L’eccesso di offerta e i magazzini pieni hanno riportato i prezzi del carbone ai livelli del 2021. Il prezzo di riferimento a Newcastle si attesta attorno ai 100 dollari/tonnellata, ma in alcune regioni della Cina è sceso fino a 76 dollari. Questo contesto mette in difficoltà molti produttori: in Russia, oltre metà delle aziende del settore operano in perdita, mentre la Glencore ha ridotto la produzione in Colombia.
Anche il carbone metallurgico, fondamentale per la produzione dell’acciaio, soffre per la debole domanda e le criticità logistiche: i prezzi restano sotto i 200 dollari a tonnellata, ben lontani dai picchi del 2022.
Transizione green e principio di realtà
Nonostante l’avanzata delle fonti rinnovabili, il carbone continua a rappresentare il principale ostacolo alla decarbonizzazione del sistema energetico globale. In molti Paesi emergenti, la sua economicità e disponibilità ne fanno un pilastro della sicurezza energetica. La stessa IEA riconosce che, nonostante alcune variazioni congiunturali, le dinamiche strutturali alla base del consumo di carbone restano forti, soprattutto nei mercati asiatici.
Le prospettive per i prossimi anni indicano una domanda ancora elevata fino almeno al 2027, con una stima di 8,9 miliardi di tonnellate a fine periodo. Una sfida rilevante per chi ambisce a un sistema energetico globale più sostenibile e resiliente.
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