La produzione industriale europea è ferma, a giugno il calo è più preoccupante del previsto e scivola a – 1,3 per cento su base mensile. A monte della flessione c’è soprattutto il forte calo della Germania, scesa del 2,3 per cento, e dalla scarsa produzione di beni di consumo. Il calo previsto era dell’1 per cento e offre una rappresentazione plastica di quanto la nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Vecchio continente stia mettendo a dura prova l’economia dei 27. Le cifre emergono dai dati Eurostat, che ha rivisto a ribasso le stime di crescita della produzione per maggio dall’1,7 per cento all’1,1.
Il crollo dell’indice Zew
Proprio la Germania qualche giorno fa è stata afflitta da una previsione a ribasso della propria economia, con la rilevazione dell’Istituto Zew sul sentimento dell’economia tedesca che ha segnato un tonfo di 18 punti, arrivando a 34,7 punti, peggiorando le stime che anticipavano l’indice a 38 punti. A luglio era di 52,7 punti, in crescita rispetto alle stime comprese tra 50,5 e 50,8.
A pesare sull’economia tedesca le prestazioni negative nel settore chimico farmaceutico crollato di 24,7 punti, quello automobilistico sceso a 39,7 e nella meccanica con -16,3. Donald Trump, nell’accordo (per ora non formalizzato) sancito dalla stretta di mano con la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen in Scozia, ha infatti abbassato i dazi all’Ue al 15 per cento, rispetto al 30 minacciato inizialmente. Ma ha minacciato rialzi del 250 per cento sui farmaici importati, in cui secondo il Tycoon sarebbe più evidente lo squilibrio commerciale fra Stati Uniti e Ue.
L’indice Zew nei giorni scorsi ha rivisto al ribasso anche e stime sulla fiducia economica in tutta l’Eurozona, scendendo a 25,1 punti in agosto. Il dato era previsto in calo a 28,1 punti rispetto ai 36,1 punti dello scorso mese di luglio.
Il Pil dell’Eurozona è cresciuto solo dello 0,1 per cento sul trimestre, in linea con la stima preliminare. L’occupazione è aumentata solo dello 0,1 per cento, un dato inferiore rispetto ai tre mesi precedenti, in cui era a quota 0,2. La crescita economica del secondo trimestre è stata dell’1,4 per cento, grazie a una momentanea impennata della domanda prima che entrassero in vigore i dazi di Trump.
Dà segni di difficoltà anche l’Irlanda, con una produzione industriale che scende dell’11,3 per cento. Molte grandi multinazionali europee, soprattutto farmaceutiche, hanno sede legale in Irlanda grazie alle agevolazioni fiscali. I dati dell’industria hanno mostrato che, a parte la produzione di energia, ogni settore ha subito una flessione il mese scorso, guidata da un calo del 4,7 per cento nei beni di consumo non durevoli e del 2,2 per cento nella produzione di beni strumentali.
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