Secondo Sam Altman, amministratore delegato di OpenAi, i mercati stanno attraversando una fase di pericoloso entusiasmo per l’intelligenza artificiale e, come successo in passato con la bolla speculativa tecnologica degli anni Novanta, qualcuno presto si farà male. Lo ha dichiarato in una lunga intervista a The Verge, rivista statunitense specializzata in tecnologia.
Il paragone con le Dot-com
Il paragone di Altman è cristallino: l’attuale esaltazione degli investitori per l’IA è la storia della bolla delle Dot -com che si ripete. Dalla fine degli anni Novanta cominciarono a spuntare come funghi tantissime aziende di piccole dimensioni e scarsamente capitalizzate, che avevano come scopo quello di svolgere attività nel settore informatico. Erano appunto le Dot-com, che furono oggetto di una combinazione letale di rapido aumento dei prezzi delle azioni e speculazione fortissima da parte degli investitori che, ciecamente convinti che Internet sarebbe stato il futuro, si dimenticarono di tutti i parametri soliti di ragionevolezza di un investimento. Tra il 2000 e il 2001 ci fu il collasso della bolla, col fallimento completo di alcune società e la perdita di capitalizzazione di altre.
Secondo Altman molti investimenti in intelligenza artificiale a cui oggi stiamo assistendo non sono razionali, soprattutto quelli verso piccole startup appena nate che continuano a raccogliere capitali record senza aver ancora dimostrato niente. “Qualcuno ci rimetterà, credo”, ha avvertito Altman . “Qualcuno perderà una quantità fenomenale di denaro. Non sappiamo chi, e molte persone guadagneranno una quantità fenomenale di denaro. La mia opinione personale, anche se potrei sbagliarmi, è che, nel complesso, questo sarebbe un enorme vantaggio netto per l’economia”.
Ma anche nelle bolle speculative c’è un “granello di verità” dice Altman. I siti web e la bolla tecnologica hanno davvero rivoluzionato il mondo. Nel lungo periodo anche l’IA avrà un impatto dirompente sulla realtà. Per questo l’amministratore delegato ha dichiarato di aver intenzione di spendere una cifra di trilioni di dollari in infrastrutture per nuovi data center.
Intanto però il lancio di ChatGpt 5 del 7 agosto non ha avuto il successo sperato fra gli utenti. Il chatbot fa ancora troppi errori, è meno empatico, più freddo, meno creativo e meno incoraggiante. Per questo OpenAi ha ripristinato i modelli precedenti dopo appena una settimana dal lancio.
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