Bruxelles e Washington mettono nero su bianco il nuovo regime tariffario tra le due sponde dell’Atlantico. Dopo l’intesa politica raggiunta a fine luglio tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, è arrivata la dichiarazione congiunta che formalizza un accordo atteso e strategico: dazi al 15% per la maggior parte dei prodotti Ue esportati negli Stati Uniti.
“Un quadro per un commercio equo, equilibrato e reciprocamente vantaggioso”, così si legge nel documento che rafforza ufficialmente l’intesa di luglio. Dietro le formule diplomatiche, c’è la ridefinizione di un asse economico da 1.600 miliardi di euro l’anno, con oltre 4,2 miliardi di beni e servizi che ogni giorno attraversano l’Atlantico, generando milioni di posti di lavoro da entrambe le parti.
Cosa cambia con l’accordo e i grandi esclusi
Il nuovo schema tariffario prevede una tassa doganale unica e massima del 15% su una vasta gamma di prodotti europei, tra cui comparti cruciali come auto, farmaci, semiconduttori e legname. Una riduzione significativa rispetto ai regimi precedenti e minacciati da Trump, in un contesto globale sempre più competitivo.
Non mancano però le note dolenti. L’Europa non è riuscita a strappare l’inclusione del settore degli alcolici – vino, birra e distillati – tra quelli soggetti alla tariffa preferenziale. Un’assenza pesante, così come per l’agroalimentare, soprattutto per paesi come Italia, Francia e Spagna, che da anni puntano a un accesso più agevolato al mercato statunitense.
“Non ancora” è la parola chiave usata dal commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, per descrivere la situazione. In conferenza stampa, ha sottolineato che la questione resta aperta e che gli Usa sono consapevoli dell’importanza strategica del settore per l’Ue. Nella dichiarazione, infatti, è previsto un impegno a “valutare altri ambiti di riduzione tariffaria nel prossimo futuro”.
Verso nuove aperture
La Commissione europea, dal canto suo, ribadisce che l’accordo rappresenta solo un punto di partenza. L’obiettivo è estendere progressivamente il regime del 15% anche ad altri settori. Una prospettiva condivisa da entrambe le parti, che si sono impegnate a mantenere il dialogo aperto e costruttivo.
Von der Leyen: “Stabilità, crescita e occupazione”
“Prevedibilità per le imprese, stabilità per il commercio globale e sicurezza per la crescita europea”: così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha salutato l’accordo via social, sottolineando i benefici tangibili per cittadini e aziende.

Ma la partita, come ricorda Bruxelles, è tutt’altro che chiusa. E i prossimi mesi saranno decisivi per capire se anche altri comparti potranno finalmente godere di dazi più leggeri.
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