Oggi, 3 settembre, il chatbot di intelligenza artificiale di OpenAI, ChatGpt, ha subito un’interruzione in tutto il mondo a partire dalle 9 del mattino. L’applicazione non risponde alle richieste degli utenti, pur consentendo la navigazione del sito e l’accesso alle chat precedenti. Il disservizio è confermato anche da Downdetector, il sito che monitora lo stato dei servizi online. Al momento, le cause del problema rimangono sconosciute. Gli ultimi importanti episodi di blackout si erano verificati a gennaio e a giugno. A mezzogiorno il servizio è ripartito, come riscontrato da molti utenti rimasti orfani del prezioso assistente digitale. Certo è che l’improvviso malfunzionamento è saltato subito all’occhio di una gran parte di dipendenti e manager italiani, dato che fra di loro, la percentuale di chi ne fa uso è passata dal 12 per cento del 2024 al 46 per cento del 2025, come rilevato dalla seconda edizione studio “EY Italy AI Barometer”.
Le cause
In post di giugno sul blog dell’azienda, Sam Altman, ceo di OpenAI ha scritto che ogni richiesta a ChatGpt consuma in media 0,34 wattora di elettricità, l’elettricità impiegata “più o meno da un forno in poco più di un secondo” e circa 0,000085 galloni d’acqua, cioè “meno di un quindicesimo di quella che starebbe in un cucchiaino. La grossa mole di energia necessaria per far funzionare le macchine che quotidianamente rispondono alle nostre domande – anche alle più inutili – sembra giorno dopo giorno profilarsi come una delle principali sfide future che l’industria delle big tech dovranno affrontare. Queste temporanee e sporadiche interruzioni del servizio, sono solo un sintomo.
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