Dal caffè, all’olio di cocco, fino al matcha e ai cereali. Nel panorama globale delle materie prime agricole si accende una nuova attenzione, spinta dall’impennata dei prezzi e dalla crescente scarsità. In Italia, il costo della tazzina di caffè al bar è destinato a sfiorare i 2 euro entro fine anno, un balzo di oltre il 50% rispetto al 2020, come rilevato dal centro studi di Unimpresa.
Ma non è solo il caffè a vivere una fase di tensione: l’olio di cocco ha toccato recentemente il record di 2.990 dollari a tonnellata, alimentato da una domanda in forte crescita e da una produzione che ristagna. Parallelamente, il matcha, la pregiata polvere di tè verde giapponese sempre più apprezzata nei mercati occidentali, ha visto i suoi prezzi più che raddoppiare rispetto all’anno scorso, di fronte a prospettive per il raccolto tutt’altro che rosee.
Dietro questi aumenti c’è una congiuntura di eventi, soprattutto nel caso del caffè. Brasile e Vietnam, principali protagonisti nella produzione con circa il 50% dell’offerta globale, stanno pagando il prezzo di eventi climatici estremi: siccità prolungate in Vietnam e piogge torrenziali in Brasile hanno messo a rischio i raccolti. A complicare ulteriormente il quadro ci sono i costi energetici crescenti, che incidono pesantemente sulle fasi di lavorazione, e l’inflazione che grava su imballaggi, manodopera e distribuzione. Inoltre, le nuove normative europee contro la deforestazione impongono sistemi di tracciabilità più rigorosi agli importatori, aumentando i costi, soprattutto per i piccoli produttori, e riflettendosi inevitabilmente sul prezzo finale. Solo il mese scorso il caffè ha registrato un rialzo del 9 per cento. «I dati del ministero del Commercio brasiliano hanno mostrato che le esportazioni a luglio sono diminuite del 20% rispetto all’anno precedente, per effetto della tensione commerciale dei dazi Usa”, ha sottolineato Nitesh Shah, head of commodities and macroeconomic research di WisdomTree, confermando come la tensione sia effetto anche delle tensioni commerciali.
A meno che i raccolti non migliorino o la domanda non rallenti drasticamente, il trend rialzista sembra destinato a proseguire, con previsioni per il raccolto brasiliano 2025/26 che indicano un calo del 4% rispetto all’anno precedente. Nel frattempo, si sperimentano alternative al caffè tradizionale, come chicchi derivati da ceci o semi di dattero, per ridurre la dipendenza da produzioni sempre più instabili.
Il mercato delle materie soft
Il ruolo delle materie prime agricole è oggi più cruciale che mai nell’economia globale. La loro domanda è inelastica, dato che rappresentano beni essenziali difficilmente sostituibili, ma la loro disponibilità è minacciata sempre più spesso da eventi climatici estremi, come siccità e inondazioni, politiche governative, come sussidi agricoli o tariffe commerciali, e inflazione con aumenti dei costi di produzione. Il mercato, pertanto, è caratterizzato da forti fluttuazioni. Il cacao, per esempio, ha visto i prezzi impennarsi del 150% nel 2024 per poi crollare del 25% nel 2025, a dimostrazione che anche queste commodities possono raggiungere un punto di saturazione.
Tuttavia, la domanda a lungo termine resta un fattore destabilizzante per questo comparto. The Economist prevede che nei prossimi 40 anni la produzione alimentare dovrà superare quella degli ultimi 10.000 anni, mentre l’Ocse stima una forte pressione sui cereali, legata a sua volta all’aumento del 12% del consumo di proteine animali nei Paesi emergenti entro il 2032 (a causa dei mangimi). Queste dinamiche rendono le materie prime agricole un asset rischioso e volatile, ma anche strategico per i portafogli di investimento nel lungo periodo, offrendo diversificazione rispetto ai mercati azionari e obbligazionari, protezione dall’inflazione e potenziale di rendimento.
Come investire
Investire in questo settore è possibile attraverso diversi strumenti più o meno sofisticati. Oltre ai contratti futures sulle singole materie prime, esistono opzioni più note come l’acquisto di azioni di società agricole o Etf, i fondi che replicano indici di materie prime. Tra questi, si è fatto notare il WisdomTree Coffee, che nell’ultimo mese ha registrato un rialzo superiore al 30% e un +60% in un anno, riflettendo la tensione sui prezzi dei chicchi. Ma non solo. Tra le opzioni, la terra coltivabile si sta affermando come una risorsa sempre più preziosa in risposta alla domanda crescente di risorse e al processo inesorabile di industrializzazione. «Si stima che entro il 2050 i terreni agricoli dovranno sostentare una popolazione mondiale di oltre 9 miliardi di persone, il che richiederà un incremento del 60% della produttività agricola», avverte Martin Davies, global head di Nuveen Natural Capital. Un futuro, dunque, in cui le materie prime agricole non saranno più solo ingredienti sulla tavola, ma veri protagonisti dell’economia globale.
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