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Mai nel mondo così tante guerre, anche le aziende sono in mimetica

La parola d’ordine ora è «sicurezza», aumentano gli investimenti per proteggere uffici e dati sensibili. Campoli (G7 International): «Boom di commesse, travel security e business intelligence in testa»

Dal Medio Oriente all’Ucraina, dall’Africa all’Asia, hanno raggiunto quota 56 i conflitti in corso nel mondo. Si tratta del più alto numero dalla fine della Seconda guerra mondiale. E con i numeri sono cambiate anche le forme e le strategie belliche. Non solo più conflitti tradizionali, combattuti a colpi di carri armati, aerei e soldati. Ma guerre non convenzionali, ibride, fronteggiate con nuove sofisticatissime tecnologie, tattiche inedite e dinamiche geopolitiche ed economiche in grado di scatenare crisi con effetti di medio e lungo termine. Per questo, per affrontare le nuove sfide sul fronte della sicurezza, cresce tra le aziende, le agenzie governative e i loro dipendenti la necessità di tutelarsi e l’esigenza di affidarsi a competenze sempre più specializzate. Le conseguenze dei conflitti riguardano inevitabilmente sia chi si muove in un contesto nazionale che chi naviga in un ambiente internazionale, con sedi e interessi all’estero e la necessità di gestire lo spostamento e le trasferte di dipendenti anche sul suolo straniero, senza trascurare la tutela della loro incolumità fisica e la protezione dei dati. Da qui il moltiplicarsi dell’offerta di servizi sempre più su misura e sempre più aggiornati per le aziende, in grado di mettere al riparo da minacce di vario genere non solo chi opera in settori chiave e a rischio, ma anche chi ha la più semplice quanto indispensabile esigenza di proteggersi in ambito cyber.

La varietà di servizi

Sicurezza, insomma, è la parola d’ordine. Ormai una “necessità” in un pianeta sempre più conflittuale e interconnesso. Da quella informatica – cyber appunto – alla travel security, un ambito che spazia dall’accoglienza in aeroporto alla fornitura di spostamenti con macchine blindate fino al reclutamento di personale specializzato per la protezione dei singoli individui o di gruppi. Ultima, ma sempre più gettonata, la business security o business intelligence, l’attività di monitoraggio e prevenzione che va dall’analisi delle situazioni geopolitiche fino all’assistenza del personale in caso di evacuazione.
«Abbiamo assistito a un boom di richieste rispetto al passato», ci spiega Luciano Campoli, presidente e fondatore di G7 International, gruppo di aziende leader che opera nella security, nelle investigazioni e nel risk management e che detiene già un primato nella sicurezza marittima, come prima azienda autorizzata a fornire servizi di antipirateria a bordo di navi mercantili in aree ad alto rischio. Le prestazioni più ricercate? «Le attività di Travel Security e Business Intelligence rappresentano oggi le prestazioni più richieste nel settore della sicurezza aziendale. Questi servizi, in costante evoluzione, sono affidati a un team di analisti altamente qualificati che, grazie all’integrazione di software di intelligenza artificiale, garantiscono risultati di eccellenza e soluzioni su misura per ogni esigenza», aggiunge Campoli, un passato nell’Arma dei Carabinieri, poi nella Sicurezza Nato a Bruxelles e infine nei settori nevralgici della sicurezza dello Stato. Da anni, le principali aziende italiane si affidano a G7 International per la tutela della loro sicurezza a livello globale. L’azienda è presente in 20 Paesi e offre soluzioni tra le più avanzate e servizi altamente specializzati sia a livello nazionale che internazionale. «Operiamo in un settore che è stato dominato da società francesi, americane e canadesi. Ma siamo orgogliosi di avere fra i nostri clienti le principali aziende del nostro Paese. Non abbiamo nulla da invidiare alle professionalità dei colleghi stranieri. Anzi, al contrario, come italiani siamo ben voluti in molte aree del mondo, a differenza di quanto accade a volte a operatori di altre nazioni. Grazie alla nostra capacità di mediare siamo riusciti a entrare e sfondare nel settore».

Cresce la domanda di security

Un universo, quello della sicurezza, che spazia dall’analisi di notizie da tutto il mondo open source – social e giornali – per essere di supporto alle aziende e ai top manager con informazioni puntuali e aggiornate, e arriva fino alla cosiddetta “esfiltrazione” del personale, come è capitato di recente in seguito all’attacco israeliano all’Iran. «La richiesta di security si è alzata moltissimo. Le aziende hanno preso coscienza della necessità di dotarsi di tutti i mezzi per garantire il rispetto delle attività legate al D.Lgs 81/08, che regolamenta la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e al DM 231 che riguarda la responsabilità civile e penale del datore di lavoro. Abbiamo operato in Libia, durante gli scontri fra le varie fazioni. Abbiamo anche organizzato l’esfiltrazione da Israele all’Egitto in totale sicurezza durante il conflitto dei 12 giorni tra Israele e Teheran. Abbiamo aperto una sede in Qatar per seguire le aziende italiane sul posto. E appena pochi giorni fa un’altra a Bruxelles, dove siamo stati chiamati per seguire il progetto dei centri immigrati sul modello di quello in Albania voluto da Giorgia Meloni». Le zone più pericolose? «Il Medio Oriente, ma anche l’area asiatica, Pakistan e India, senza dimenticare ovviamente l’Est Europa, dove la crisi non è ancora affatto al capolinea a causa della guerra in Ucraina».