La storia della giovane designer Alice Olivieri che crea alta moda dal pelo dei cani. Un’idea di nicchia che incarna una serie di tendenze globali come il trend dei pet parents, quello della sostenibilità e quello dello slow fashion. Where’s dog at? Dov’è il tuo cane? Cercalo e trovalo in quello che indossi, e sentilo quando è lontano. Quello che sembra un claim bizzarro e criptico è, in realtà, il nome di una collezione di alta moda ideata al 100% con vello di cane che una giovane 25enne varesina ha messo a punto per laurearsi all’Istituto Modartech di Pontedera.
L’idea di Alice Olivieri sulle prime lascia perplessi, ma è il frutto di una lunga ispirazione e di una ricerca meticolosa su filati e materie prime che unisce l’amore per la moda e la passione per i cani, la sua Becky in particolare, incrocio tra un pitbull e un rottweiler. D’altra parte, già da bambina Alice creava abiti per il cane della cugina, e ad anni di distanza – dopo una piccola crisi personale – la giovane designer ha trovato la sua strada in un progetto di nicchia assoluta che ha il paradosso di incarnare una serie di tendenze globali come il trend dei pet parents, quello della sostenibilità e quello dello slow fashion. Diplomata al Liceo Classico e avviata una Laurea in Scienze delle Comunicazioni, Alice lascia tutto per trovare la sua strada. Nel classico “anno sabbatico” le viene imposto di lavorare per mantenersi mentre riflette sul da farsi. E proprio questi impieghi come cameriera, prima in Sardegna e poi in Svizzera, la portano a concepire quella che potrebbe a tutti gli effetti rivelarsi l’idea della sua vita. «Quel tempo lontana da casa, sola con la mia Becky mi ha ispirata. Al mio cane devo moltissimo, è stata il mio supporto emotivo e lasciarla a casa quando lavoravo mi ha fatto riflettere su quanto potesse essere difficile per chi come me non ha figli, e ha un rapporto privilegiato e di forte affetto con il proprio cane, sopportare la distanza. Ho immaginato la manager milanese che passa la giornata in ufficio lontana dal suo cucciolo e, rafforzata anche da alcuni studi e ricerche sui legami neuronali tra l’essere umano e l’animale, ho pensato quanto potesse essere gratificante e appagante tenerlo vicino».
Da qui l’idea di creare capi di abbigliamento personalizzati e unici con il pelo del cane che amiamo. Un’opera tutt’altro che banale. «Avevo scoperto che esistono nel mondo aziende che fanno oggetti con il vello, ma volevo andare oltre, creare un filato al 100% canino e dopo aver letto la storia di una antica tribù del Nord America che ci era riuscita mi sono dedicata allo studio e ho selezionato una razza che poteva fare al caso mio». Il primo capo, un maglioncino bianco a punto giapponese che pare una nuvola, nasce dunque al 100% dal vello candido di questa particolare razza (che per ragioni di brevetto terremo segreta) che Alice si è fatta spedire creando una sorta di catena di pet lovers disposti a raccogliere la muta per lei. Una filanda le ha preparato i gomitoli e il resto è stata creatività.
«Devo ringraziare chi mi ha aiutata nel mio progetto perché non era scontato e mi hanno rafforzato nell’idea che stavo prendendo la strada giusta», racconta Alice che ha messo a punto 6 outfit (dai guanti ai maglioni passando per i blazer e le giacche strutturate). Una linea chic e ricercata nata da tre declinazioni: filato canino al 100%; agugliatura dove la fibra non filata viene inserita nel tessuto e imbottiture (giacche di seta o piumini caldi imbottite di pelo). «Per dare l’effetto cromatico che preferivo ho usato a volte anche più peli di razze diverse». Insomma, dal primo maglioncino del vello raro i progetti si sono allargati per comprendere più specie di cani diversi, che però, ci ricorda la designer «deve essere almeno di 6-8 centimetri».
«Il mio obiettivo non è quello di creare un outfit da passeggio ma una linea ricercata che indossi quando il tuo cane è lontano e ti fa stare meglio accarezzarne il manto». Una sorta di Crudelia De Mon, personaggio Disney che amava indossare pellicce di dalmata, ma declinato totalmente all’opposto in chiave pet friendly.
Non solo. L’idea, che Alice ha portato in mostra in Canada (a Montreal) è sostenibile e sposa la corrente dello slow fashion, approccio alla moda che promuove un modello di produzione e consumo più lento, sostenibile ed etico, in contrapposizione al fast fashion. I principi chiave includono la creazione di abiti di qualità durevole, realizzati con materiali resistenti ed eco-compatibili, nel rispetto dell’ambiente. «Non ci sono infatti allevamenti e per produrre devi attendere il tempo naturale della muta».
Il successo ottenuto in Canada l’ha convinta a fare un passo in più per dare vita a un vero proprio brand di cui Moneta è testimone. «La prima vetrina sarà online (Instagram: alias_alice_lab) e poi punto al mercato americano dove l’ambasciatrice per il Made in Italy nel Paese mi sta supportando. Mi vorrei posizionate in una fascia medio alta anche perché la realizzazione di ogni capo è lunga, unica, a mano». Non ha caso Alice punta a materiali d’eccellenza: la pelle ottenuta dal cactus ideata dalla messicana Desserto e bottoni gioiello creati da un orafo di Firenze partendo da piatti in ceramica dell’800.
L’unico piccolo rimpianto di una favola da terzo millennio? La sua Becky ha il pelo troppo corto per finire nel suo maglioncino del cuore.
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