Un taglio di un quarto di punto sui tassi di interesse, è la decisione della Federal Reserve arrivata ieri mercoledì 17 settembre. Sono previste altre due sforbiciate entro la fine dell’anno. A prevalere, per la banca centrale degli Stati Uniti, sono state le preoccupazioni legate alle difficoltà del mercato del lavoro.
Da dicembre l’istituto guidato da Jerome Powell non decideva un cambio di rotta nella politica monetaria. Adesso il tasso a breve termine si assesta circa al 4,1 per cento, prima era al dal 4,3. Per timore di una salita dell’inflazione – causata dai dazi imposti dalla Casa Bianca – Powell aveva frenato le spinte dell’amministrazione Trump verso un taglio del costo del denaro. Le preoccupazioni sui dati negativi sull’occupazione americana hanno segnato il cambio di passo. La banca spera che un abbassamento dei tassi di interesse favorirà l’accesso ai mutui a privati e imprese favorendo la crescita e le nuove assunzioni.
Solamente uno dei dirigenti della Fed si è schierato contro la decisione di Powell: Stephen Miran, nominato dal presidente Trump e confermato in senato lunedì. Secondo Miran sarebbe stato necessario un taglio più corposo, fino a mezzo punto. Opinione che – secondo Powell – è in netto contrasto con l’opinione dei vertici della banca.
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