Una maggiore forza finanziaria, la tutela all’italianità del brand, visibilità globale e strategica, una rilevante expertise tecnologica, continuità, indipendenza e resilienza finanziaria. Gli analisti guardano alla possibile business combination EssilorLuxottica-Armani e la promuovono come la migliore opportunità tra le tre strade indicate dallo stilista Giorgio Armani nel testamento. «Non è un aspetto indifferente – commenta a Moneta Giorgio Vintani, consulente finanziario indipendente – che l’opzione Milano-Agordo garantisca il mantenimento del brand in Italia, in quanto gli altri due potenziali compratori, Lvmh e L’Oreal, sono francesi», mentre EssiLux ha il cuore ad Agordo, Belluno. A ciò si aggiunga che giovedì 18 settembre Moody’s ha alzato da A2 ad A1 il suo rating a lungo termine, modificando l’outlook da positivo a stabile «per la comprovata capacità di ottenere risultati eccellenti, supportata sia dalla sua capacità di crescere organicamente che di integrare nuove acquisizioni».
La relazione tra Armani e Luxottica, allora guidata da Leonardo Del Vecchio, è cominciata nel 1988, con la licenza conferita a quest’ultima per il disegno, fabbricazione e distribuzione di tutti i prodotti ottici con marchio Giorgio Armani. Un passaggio chiave per Luxottica che trasforma così l’occhiale da oggetto medicale a simbolo di moda ed eleganza. Armani, tra l’altro, appoggiò anche l’aggregazione tra Luxottica ed Essilor nel 2018, apportando all’operazione le proprie azioni che all’epoca erano circa il 4,6% del capitale della società di Agordo. La quota si trasformò nella partecipazione di poco superiore al 2% di EssiLux, che oggi vale circa 2,5 miliardi e della quale nel testamento è stato disposto il passaggio agli eredi (per il 40% a Pantaleo Dell’Orco, mentre il 60% ai famigliari). «La licenza è stata rinnovata più volte nel corso del tempo, e le due società sono sempre state in ottimi rapporti. Lo stilista ha sempre avuto a cuore sia la sua azienda che i suoi prodotti, e l’eventuale vendita a EssiLux permetterebbe di mantenere la società indipendente e continuare con i propri valori di eleganza sottile e minimalista, piuttosto che venire fagocitata da un conglomerato che ne altererebbe significativamente il modus operandi». «La combinazione Armani-EssiLux funziona perché quest’ultima è una delle partnership più solide del settore. L’accordo, rinnovato dall’ad Francesco Milleri nel 2022 per 15 anni (fino al 2037), garantisce stabilità e visione di lungo periodo: Armani porta heritage e posizionamento nel lusso, EssiLux mette in campo la sua macchina industriale e distributiva globale, con oltre 17.600 punti vendita», aggiunge Gabriel Debach, market analyst di eToro.
In tutto questo, fattore tutt’altro che marginale, il mercato del lusso va sempre più verso un consolidamento: al momento Lvmh e Kering sono i principali attori, ma EssiLux, con una capitalizzazione di mercato di 127 miliardi, potrebbe certamente giocare un ruolo, se si tiene conto che l’attuale capitalizzazione di Kering è di 33 miliardi (17,2 miliardi il fatturato 2024). Anche se la Giorgio Armani Spa «è una società sana, che possiede oltre 500 milioni di cassa, e senza bisogno di vendere per aggiungere altro capitale, ha dovuto affrontare, come tutto il settore del lusso, un momento di debolezza globale determinato dalla Cina. Unire il grandissimo nome e la grandissima storia di Giorgio Armani con l’expertise tecnologico e il capitale di EssiLux sarebbe una bella opportunità per entrambi», riconosce Vintani.
Per Armani, che nel 2024 ha realizzato 2,3 miliardi di ricavi (-5%) e un ebitda di 398 milioni (-24%), l’occhialeria rappresenta una linea che si affianca ad altre licenze chiave come i profumi con L’Oréal e gli orologi con Fossil, assicurando robusti flussi di cassa. «Per Armani – sottolinea Debach – significa continuità e resilienza finanziaria; per EssiLux la forza di un marchio iconico e indipendente che rafforza il portafoglio di licenze di lusso accanto a Prada, Miu Miu, Cucinelli e Ferrari. È un accordo che vale economicamente, ma soprattutto strategicamente».
Un deal win-win da cogliere al volo e che l’azienda di Agordo non nasconde, infatti, di valutare attentamente. «Detto ciò, è da capire come la EssiLux di oggi possa sostenere lo sviluppo di un brand che ha un profilo spropositato rispetto alla sua vera dimensione operativa e che richiederebbe una forte autonomia nel contesto di una gestione commerciale diversa rispetto al passato», si chiede Flavio Cereda, investment director luxury brands di Gam secondo cui «la soluzione è forse più per un profilo di custodi che veri proprietari del marchio, con una valutazione tutta da capire, ma credo meno alta di quanto si vociferi (visto il momento di mercato e le probabili complessità del Gruppo Armani).
«Il valore di Giorgio Armani Spa potrebbe aggirarsi intorno a 6 miliardi», aggiunge Vintani che ha una visione più ridotta rispetto alla stima non ufficiale circolata finora e che si aggira sui 10 miliardi. Naturalmente in casa EssiLux si è già cominciato a fare i conti, e appare evidente che la forza finanziaria non manca. «Ragionando per ipotesi, se il segmento luxury eyewear pesasse circa il 20% dei ricavi totali, quindi intorno a 5 miliardi di euro, anche solo un contributo del 5-10% da parte di Armani equivarrebbe a 300-500 milioni di nuovi ricavi annui, con marginalità tipicamente elevate nel segmento lusso», spiega Debach. L’effetto moltiplicatore è in ogni caso assicurato e ora la società di Agordo ha 18 mesi per non farsi scappare l’occasione per dimostrare che il genio italico può primeggiare nel mondo anche quando i padri fondatori vengono a mancare.
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