Il passato torna a bussare alle porte di Deutsche Bank, e lo fa con il peso di una causa multimilionaria che coinvolge direttamente il suo amministratore delegato, Christian Sewing. Al centro della vicenda, riemersa nei giorni scorsi, c’è un vecchio capitolo della finanza europea: i derivati Santorini e Alexandria, strumenti finanziari sottoscritti anni fa da Monte dei Paschi di Siena (Mps) con Deutsche Bank e Nomura.
Quella partita, che ha segnato profondamente la storia recente di Mps, era già stata al centro di lunghi procedimenti giudiziari in Italia. Il contenzioso riguardava l’operazione strutturata da 2,2 miliardi con Mps avviata nel 2008, che secondo i pm italiani avrebbe permesso alla banca senese di occultare perdite per centinaia di milioni. Tutti i protagonisti – dagli ex vertici di Rocca Salimbeni come Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, fino ai manager delle due banche d’investimento – sono stati assolti definitivamente nel 2022, dopo una condanna in primo grado nel 2019.
Ora però il caso si riapre, stavolta nel Regno Unito. Cinque ex dipendenti di Deutsche Bank hanno avviato una causa civile presso l’Alta Corte di Londra, chiedendo centinaia di milioni di sterline di risarcimento. Il cuore dell’accusa? Un presunto audit lacunoso, supervisionato proprio da Sewing, che avrebbe contribuito a quella condanna del 2019 – poi ribaltata – danneggiando irreparabilmente la carriera degli ex banchieri coinvolti.
Il legame con Mps: i derivati che hanno segnato una banca
Pur essendo stata definitivamente archiviata in sede penale, ora la vicenda dei derivati sottoscritti da Mps torna indirettamente sotto i riflettori attraverso questa nuova iniziativa legale contro Deutsche Bank.
Il procedimento londinese, preceduto da un tentativo fallito di mediazione lo scorso 8 settembre, si aggiunge a un’altra richiesta di danni già ricevuta da Deutsche: 152 milioni avanzati da Dario Schiraldi, altro ex banchiere coinvolto nel caso italiano e poi assolto. Gli ex colleghi che hanno ora intentato causa a Londra sembrano voler riprendere le stesse argomentazioni, accusando la banca tedesca di non averli tutelati adeguatamente.
La risposta di Deutsche Bank
Dal canto suo, Deutsche Bank ha dichiarato al Financial Times che considera le accuse “prive di fondamento” e che intende “difendersi con forza”. L’istituto non ha rivelato se abbia effettuato accantonamenti specifici per il contenzioso, anche se la vicenda era già stata citata nella sua relazione annuale di marzo.
La partita legale si giocherà ora nei tribunali britannici, ma riporta d’attualità una pagina delicata della storia bancaria europea.
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