L’intelligenza artificiale può battere l’S&P 500? Mentre ChatGpt si appresta a spegnere le tre candeline, le grandi potenzialità dei modelli linguistici di grandi dimensioni (Large Language Model, LLM) gli occhi di tutti e giorno dopo giorno migliorano a ritmo impressionante. Il ceo di Microsoft, Satya Nadella, afferma che le prestazioni dell’intelligenza artificiale raddoppiano ogni sei mesi. Parallelamente a questo boom, sempre più utilizzatori sono tentati ad affidare all’IA anche le decisioni d’investimento. Da un sondaggio condotto dalla piattaforma di trading eToro emerge che a livello globale già il 19% degli investitori retail utilizza strumenti di intelligenza artificiale per la selezione dei titoli; in Italia la percentuale di chi ne fa uso è del 13%, ma ben il 53% dei piccoli investitori si mostra aperto alla possibilità di impiegare strumenti guidati dall’IA per comporre o movimentare il proprio portafoglio. A mostrare la maggiore apertura sono gli investitori che appartengono alla Generazione Z (18-27 anni) al 65%, seguiti dai Millennial (28-43 anni) al 57%. Siamo solo agli inizi come dimostra il caso di Singapore, il Paese con il più alto utilizzo pro capite di ChatGpt al mondo e dove ben quattro cittadini su cinque già utilizzano l’AI per gestire il denaro.
Tornando alla domanda iniziale, chiaramente c’è chi in concreto ha già testato i chatbot IA con l’intento di costruire un indice che batta l’S&P 500 su un orizzonte di 12 mesi. Benjamin Rollert, ceo della piattaforma di trading automatizzato Composer Technologies, ha elaborato un prompt da dare in pasto all’LLM per restituire un sottoinsieme di azioni rispetto a quelle che attualmente compongono l’S&P 500, con l’obiettivo di sovraperformare il mercato in un orizzonte temporale di 12 mesi. E il guadagno extra c’è stato. Dall’8 agosto al 30 settembre, l’AI 500 ha messo a segno un +5,4% rispetto al +4,7% del maggiore indice azionario a stelle e strisce. Non mancano le simulazioni che mettono alla prova l’IA facendo un viaggio indietro nel tempo. I riscontri sono sbalorditivi: da uno studio della Stanford Graduate School of Business è emerso che tra il 1990 e il 2020 i gestori di fondi hanno generato 2,8 milioni di dollari di alfa, ossia rendimenti corretti per il benchmark, ogni trimestre; l’IA, riadattando i portafogli dei gestori umani sulla base delle informazioni pubbliche, è stata in grado di generare 17,1 milioni di dollari al trimestre. In sostanza ha battuto in media di oltre il 600% il 93% dei gestori in un periodo di 30 anni.
«Dati così sorprendenti che abbiamo trascorso gli ultimi mesi a passare a setaccio i dati e il modello usato per capire se ci fosse sbagliato», spiega Ed deHaan, professore di contabilità alla Stanford SSB. Nel prendere le sue decisioni, l’IA si è basata sulle tendenze osservate, suddividendo le opzioni di investimento in varie categorie, in base alle performance future previste, andando perciò a sostituito gli asset con maggiori probabilità di sottoperformare con asset simili che avrebbero potuto ottenere risultati migliori. I ricercatori non mancano di sottolineare che l’IA travestita da gestore non è affatto detto che ripeta il suo successo nel mercato attuale, soprattutto perché sempre più investitori adottano strumenti simili e «se tutti gli investitori utilizzassero lo stesso strumento, gran parte del vantaggio svanirebbe».
Attenzione agli eccessi
A far clamore sui social e su Reddit – il forum più popolato tra gli investitori retail di Wall Street – è stato l’esperimento condiviso in piena trasparenza dal 17enne Nathan Smith che ha dato a ChatGpt il controllo di un portafoglio azionario e nelle prime 12 settimane ha segnato un fenomenale +35% rispetto al risicato +6% dell’S&P 500. I paletti d’investimento posti da Smith sono molto rigidi proprio nell’intento di cercare di battere, e non di poco, il mercato: solo azioni Usa, solo small cap valutate meno di 300 milioni di dollari, script Python di Yahoo Finance che monitorano le performance e stop loss automatici, ma eseguendo le operazioni di acquisto e vendita titoli di persona senza lasciare quindi mano libera alla macchina. Niente pilota automatico, quindi. «Nulla di tutto questo è un consiglio finanziario o il tentativo di vendere qualcosa, solo un piccolo esperimento», aveva messo le mani avanti il ragazzino, che dopo i primi 3 mesi ha visto l’incantesimo finire con un drawdown (calo dai massimi) di oltre il 38 per cento complice l’estrema volatilità dei titoli selezionati, in particolare quelli biotech, con portafoglio precipitato in rosso.
Un esperimento che fa ben capire sia le potenzialità dell’IA che i nervi scoperti del demandare in toto le scelte di allocazione di portafoglio. «L’IA è un ottimo alleato per l’analisi quantitativa, aiuta a fare lavori di ore, rielaborazione dati, sintesi di qualcosa di complesso, ma chiaramente non ha la sfera di cristallo», chiarisce Pietro Di Lorenzo, analista e fondatore di SosTrader. Anche perché ChatGpt & co. non hanno accesso a dati dietro i paywall, mancando potenzialmente analisi cruciali disponibili attraverso i servizi professionali. «Va benissimo come assistere di volo, ma per le fasi di decollo e atterraggio serve un pilota umano», è l’analogia utilizzata dall’esperto che non nasconde di fare un intenso utilizzo dei chatbot, con le opportune cautele, a partire dalla verifica incrociata di quello che emerge anche a livello quantitativo, perché non di rado ci scappa l’errore. «La tecnologia non può sostituire totalmente il fattore umano e le decisioni prese devono essere comprese», gli fa eco Massimo Citoni, country head di eToro Italia.
Il segreto è trovare un giusto equilibrio. «L’importante è utilizzare i prompt in maniera opportuna – asserisce Di Lorenzo – in quanto l’IA tende ad essere troppo accomodante e quindi va settata stimolandola a una maggiore riflessione critica. Ad esempio, nel confronto tra due strumenti o opzioni d’investimento è molto efficace».
Moneta ha provato a chiedere a ChatGpt e ai suoi rivali Gemini AI e Perplexity di costruire un portafoglio che possa battere il mercato, chiedendo anche un elenco di cinque titoli su cui investire in un’ottica di medio periodo. Tutti e tre i chatbot hanno fornito la lista dei titoli, specificando che si trattava di «indicazioni a scopo puramente didattico e non costituiscono una raccomandazione di investimento», oppure che in qualità di assistente IA non può fornite consulenza finanziaria. Nel concreto le cinquine di azioni indicate risultano composte da società di primo rango con Nvidia, maggiore società al mondo per capitalizzazione, indicata da tutte e tre le intelligenze artificiali. Nel caso di Gemini AI e di ChatGpt è subito emerso un chiaro home bias, ossia la tendenza a indicare azioni solo società italiane ed europee ed è stato quindi necessario intervenire per segnalare questa criticità e sia il chatbot di Google che quello di OpenAI hanno subito riadattato il portafoglio, mantenendo comunque un sbilanciamento all’80% sul Vecchio continente, di cui due di società italiane (con Ferrari selezionata sia da ChatGpt che da Gemini).
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