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Dopo il Salone flop e gli hotel in secca a Genova di superbo resta lo scaricabarile

Infuria la resa dei conti all’ombra della Lanterna, gli albergatori puntano il dito sul Comune a guida Salis e pure Confindustria tuona. Intanto i megayacht sono ormeggiati a Monaco e Cannes

Colpi incrociati, segnali in codice, siluri lanciati sotto la linea di galleggiamento. Calato il sipario sul Salone, a Genova è iniziata una battaglia navale senza un vero vincitore. Dalle banchine ormai vuote del post-evento ai tavoli di confronto più formali, il clima che si respira all’ombra della Lanterna è infatti quello del redde rationem. Dello scaricabarile tra poppa e prua. A manifestazione ancora in corso, per primi e in solitaria su Moneta avevamo raccolto il mayday lanciato dai top manager di alcuni grandi cantieri, che ci avevano confidato la loro apprensione per il progressivo allontanamento dei clienti extralusso dall’esposizione. Ebbene, all’indomani della fiera genovese, quei malumori non solo sono venuti a galla ma addirittura si sono estesi a macchia d’olio.

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Pur celebrando l’afflusso degli oltre 124mila visitatori arrivati in città, i vari protagonisti del Salone hanno infatti messo in evidenza le criticità di un evento ormai lontano dai fasti di un tempo, a detta degli stessi partecipanti. Ed è così iniziato l’estenuante rimpallo sulle carenze. «All’aeroporto di Genova è difficile arrivarci se si è italiani, figuriamoci se si è stranieri. Vogliamo il turismo del lusso? Quali sono gli hotel in cui lo possiamo accogliere? Queste sono cose che dobbiamo risolvere», aveva subito cannoneggiato Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica, che rispetto ai numeri della manifestazione 2025 aveva chiosato: «Ci sarebbe stato spazio per fare ancora meglio». E anche la sindaca Silvia Salis aveva posto l’attenzione sulla ricettività alberghiera e sulla necessità di coordinare meglio le tempistiche tra i vari saloni nautici. Al momento, infatti, Genova è soffocata tra gli eventi di Cannes e Monaco, dove i grandi cantieri presentano le loro anteprime e chiudono contratti a sei zeri.

Lo scontro e i numeri

Arpionati tra capo e collo, i gestori degli hotel si sono però ribellati, perché se è vero che le strutture turistiche all’estero sono altamente competitive, è altrettanto vero che a Genova, durante il recente Salone Nautico, l’occupazione dei cinque stelle si è fermata tra il 72 e l’85%, secondo quanto comunicato da Laura Gazzolo, referente alberghi di Confindustria Genova. Il tema delle infrastrutture, dunque, c’è ma non può essere considerato l’unico punto di caduta.

Anche in questo caso, Moneta è in grado di offrire uno sguardo più ampio e inedito, grazie alle testimonianze di alcuni operatori di primo piano del settore. «Negli anni d’oro registravamo un tutto esaurito sull’intera costa. Oggi non riusciamo a riempire le nostre camere nemmeno durante le giornate centrali del Salone. Questo ci fa capire che la domanda della clientela di lusso è più carente», ci dice Gabriele Fortunato, direttore generale del Grand Hotel Savoia di Genova. «A questa fiera – aggiunge – non vengono più molti stranieri e questo lo notiamo dal fatto che le camere siano state occupate da una clientela in prevalenza italiana». Un dato peraltro confermato da un assoluto top player della nautica come l’avvocato Alberto Galassi, ceo di Ferretti Group, che nei giorni scorsi aveva spiegato ai giornalisti: «Su 350 visitatori selezionati passati da noi, abbiamo contato 320 italiani, più qualche svizzero. E se siamo contenti che vada bene il nostro Paese, dobbiamo anche dire che per noi, come gruppo, l’Italia vale non più del 10% del fatturato».

Il paradosso

Il paradosso attraversato dalla Superba è proprio questo: mentre il segmento Mice (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions) traina gli affari con oltre 500mila stranieri arrivati nel 2024 in Italia solo per visitare le fiere – dato in crescita del 18,3% sull’anno precedente – al Salone nautico aumentano sì i frequentatori, ma la componente estera è sottorappresentata rispetto all’enorme potenziale di un evento così prestigioso. E anche altri numeri danno l’impressione che il Salone di Genova abbia assunto una dimensione più contenuta: al Monaco Yacht Show quest’anno i superyacht erano infatti oltre 300, capeggiati dal mastodontico Breakthrough, lungo ben 118,8 metri. A Genova l’ammiraglia era l’Amer 120 da 35,50 metri.

«C’è anche una questione di decoro urbano», lamenta poi Veronica Revel Chion, general manager di Palazzo Durazzo Suites, struttura a cinque stelle affacciata sul Porto Antico. «Si fanno paragoni con gli hotel extralusso di Cannes, ma allora dobbiamo dire che la Croisette è ben diversa dalla nostra via Gramsci, trafficata di giorno e poco illuminata di notte. La clientela di alta gamma guarda a queste cose». In molti sperano che la piena fruizione del nuovo Waterfront di Levante, realizzato nell’area dell’ex Fiera con un maxi investimento da oltre 300 milioni di euro, possa rappresentare una svolta e un’occasione di rilancio. Auspicabilmente, sarà proprio così. «Ma se l’infrastruttura non sarà ben collegata al centro città, rischierà di rimanere un’area periferica isolata», avverte ancora Revel Chion.

Nel botta e risposta sono finite così anche le istituzioni locali, sollecitate da più parti a rivedere il loro approccio alla manifestazione espositiva. «La città dovrebbe tornare ad aprirsi e non a considerare il Salone come un evento totalizzante, cosa che purtroppo non è più», ha suggerito la stessa Gazzolo da Confidustria Genova.

Nei giorni scorsi, il presidente della Liguria, Marco Bucci, aveva prospettato un futuro florido per il Salone: «Può diventare primo al mondo». Al momento questa prospettiva deve però fare i conti con una diversa traiettoria e con la denunciata perdita di quota in un segmento economico particolarmente strategico: quello del lusso assoluto. Per tornare Superba, Genova deve rimettere la prua verso l’alto mare dell’esclusività. Il rischio sennò è che i grandi competitor internazionali e i clienti di altissima fascia releghino il nostro Salone al ripostiglio.