“Tra il 2015 e il 2023, i prezzi delle case nell’Unione europea sono aumentati del 48%, mentre gli affitti sono cresciuti del 18% tra il 2010 e il 2022”. “In Italia circa 1,5 milioni di famiglie vivono in disagio abitativo, con il 22% con mutuo e il 78% in affitto. “Solo il 3,5% delle famiglie italiane vive in alloggi di edilizia sociale pubblica, una quota molto inferiore rispetto agli altri Paesi europei”. È da questi numeri – tratti dal report presentato all’evento “Città nel futuro 2030-2050” promosso da Ance e diretto da Francesco Rutelli – che parte la riflessione sull’emergenza abitativa in Italia, un tema che si intreccia con le trasformazioni urbane, la questione sociale e le sfide della sostenibilità.
Brancaccio (Ance): “Un Pnrr per la casa”
“Per noi servirebbe un Pnrr per la casa. Ci vogliono riforme, governance e fondi”, ha dichiarato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, aprendo la seconda giornata della conferenza al Maxxi di Roma. “Dobbiamo trovare strumenti innovativi per attrarre capitale privato, al di là dell’edilizia residenziale pubblica, che comunque resta una questione da affrontare”.
Brancaccio ha ricordato che “l’Italia ha una percentuale di edilizia sociale intorno al 3,8%, mentre altri Paesi europei arrivano al 25 o al 30%”. E ha aggiunto: “Abbiamo una tensione abitativa fortissima su alcuni grandi centri urbani: dove c’è lavoro non si trova casa, dove non c’è lavoro la casa c’è. Intere aree del Paese si stanno spopolando, con una forte riduzione di residenti nel Mezzogiorno e una concentrazione nel Nord”.
Un problema che, per la presidente dell’Associazione dei costruttori, riguarda tutte le fasce sociali: “Il tema non è solo dei giovani o degli studenti, ma anche della classe media, che in alcune realtà non ha alcuna possibilità di accedere a un’abitazione, né in affitto né in acquisto”.
Quindici miliardi potenziali per un Piano Casa nazionale
Come ricordato dal presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato, “tra fondi nazionali ed europei ci sono in totale 15 miliardi potenzialmente attivabili per finanziare un Piano Casa con un orizzonte pluriennale”. Le risorse, individuate da Ance, derivano da più fonti: 2,5 miliardi dalla riprogrammazione dei Fondi strutturali 2021-2027, 6 miliardi dal nuovo Bilancio Ue 2028-2034, 3 miliardi dal Fondo Sociale per il Clima e 2 miliardi dal Fondo Investimenti e Sviluppo Infrastrutturale 2027-2033.
“I temi del futuro delle città, della casa e dell’emergenza climatica sono oggi cruciali”, ha ribadito Brancaccio. “Trasformare le città significa creare nuovi posti di lavoro,
imprese, vivibilità e una casa accessibile per tutti”, ha aggiunto Rutelli.
Nel suo intervento, il commissario europeo Raffaele Fitto ha ricordato la possibilità di “attivare i fondi di coesione per finanziare interventi sulla casa”, mentre il vicepremier Antonio Tajani ha auspicato “incentivi con un orizzonte ventennale” per sostenere l’edilizia abitativa.
Studenti e giovani: l’intesa tra Cdp e Cei
Sul fronte giovanile, Cassa Depositi e Prestiti si muove con progetti mirati. L’amministratore delegato Dario Scannapieco ha annunciato un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Italiana “per creare almeno mille posti letto per studenti”, riutilizzando immobili ecclesiastici non utilizzati.
“Come lo Stato, anche la Chiesa ha una serie di immobili vuoti – ha spiegato Scannapieco –. Il protocollo mira a individuare opportunità, come edifici accanto alle chiese, dove creare alloggi per studenti. È l’inizio di un lavoro che, attraverso la creazione di un fondo, potrà portare a mille nuovi posti letto”.
L’ad di Cdp ha poi ricordato che la società “ha investito finora circa 1,5 miliardi, mobilitando 5 miliardi complessivi”, e che l’obiettivo è “creare un mercato stabile per la rigenerazione urbana, gli studentati e il senior housing, favorendo la nascita di fondi d’investimento dedicati”.
Scalera (Invimit): “Riqualificare l’esistente, non consumare suolo”
Sulla stessa direzione è intervenuto anche l’amministratore delegato di Invimit, Stefano Scalera, che ha ricordato come la società “stia lavorando con Ance e investitori privati per creare strumenti di collaborazione pubblico-privato”, al fine di “rimettere sul mercato immobili pubblici dismessi o sottoutilizzati”.
“Il patrimonio pubblico deve diventare una leva strategica per generare sviluppo, occupazione e nuova vita urbana, senza consumo di suolo”, ha detto Scalera, citando i progetti già avviati: la trasformazione di vecchi uffici in studentati, la riconversione di colonie in silver house per anziani e la riqualificazione di immobili pubblici come alberghi e spazi sanitari.
Ogni intervento, ha spiegato, “mobilita mediamente 10 milioni di euro e genera occupazione sia nella fase di ristrutturazione sia in quella di gestione”.
Giacomoni: “Consap pronta a investire nel social housing”
Nel dibattito è intervenuto anche Sestino Giacomoni, presidente di Consap, che ha annunciato la disponibilità della società “a mettere a disposizione del governo e del sistema Paese tutta la propria esperienza in ambito immobiliare, sostenendo con i propri strumenti il social housing”.
Giacomoni ha avanzato la proposta di “istituire nuovi PIR – Piani Immobiliari di Risparmio – per l’edilizia sociale”, che consentirebbero ai cittadini di investire i propri risparmi per
dieci anni senza pagare il 26% di imposte sugli utili, “con il capitale garantito da Consap”. Un modo, ha spiegato, “per reperire risorse direttamente dalle famiglie italiane, le più risparmiatrici al mondo”.
Un piano unitario per la casa accessibile
Il Piano Ance per la casa accessibile, presentato da Brancaccio, si articola su tre linee d’azione:
1. Potenziamento dell’edilizia residenziale pubblica tramite partenariati pubblico-privato.
2. Recupero e riqualificazione del patrimonio pubblico non utilizzato.
3. Semplificazioni urbanistiche, incentivi fiscali e strumenti finanziari innovativi per attrarre capitali privati e facilitare l’accesso al credito per progetti di housing sociale.
“Servono strumenti stabili, una governance chiara e una visione di lungo periodo – ha concluso Brancaccio –. La casa deve tornare al centro delle politiche pubbliche, non solo come diritto sociale ma come leva di crescita, innovazione e coesione”.
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