«Per venti o trent’anni i giovani dovranno sopportare il peso delle migliaia di miliardi di debiti che gli anziani hanno contratto e che loro stessi dovranno sostenere». Sono parole dell’ex primo ministro francese François Bayrou, riferite ovviamente all’attuale situazione economica del Paese transalpino. Le stesse parole che, nella sostanza, erano state più volte pronunciate in passato dai politici di casa nostra commentando l’esplosione del debito pubblico italiano. Per anni l’Italia era stata definita “la malata d’Europa” proprio a causa dello squilibrio dei conti pubblici. Ora la definizione potrebbe essere riferita tale e quale alla Francia, seconda economia europea, il cui debito ha raggiunto nel primo trimestre di quest’anno i 3.350 miliardi di euro, pari al 114% del Pil. Cifre che hanno messo in allarme il Fondo monetario internazionale. A preoccupare, oltre ai problemi di tipo istituzionale o politico, è proprio la crescita incessante del debito pubblico, che potrebbe in qualche modo contagiare anche il resto dell’Eurozona, aprendo le porte a una ripresa dell’inflazione.
Come e in quale misura l’attuale momento di crisi che sta vivendo la Francia potrebbe coinvolgere l’Italia? I legami tra le due economie sono stretti. Innanzitutto la Francia è il primo investitore estero nel nostro Paese. Numerosi gli interventi portati a termine negli ultimi anni da parte di soggetti francesi. In diverse direzioni. A cominciare dal comparto del credito, con l’acquisizione di Bnl da parte di Bnp Paribas e quella di Cariparma da parte del Crédit Agricole. Per un certo periodo, a partire dal 2015, Vivendi, il gruppo francese fondato da Vincent Bolloré, ha detenuto una quota significativa di Telecom Italia, che non si è trasformata in controllo solo grazie all’intervento del governo italiano, che ha esercitato il golden power, la facoltà di utilizzare poteri speciali a tutela degli interessi nazionali in settori strategici come difesa, energia, comunicazioni e infrastrutture, recentemente estesi anche al sistema bancario. Per non parlare dell’acquisto, nel 2011, di Parmalat da parte della multinazionale francese Lactalis e della quota di controllo di Edison, acquisita nel 2012, da Edf (Eléctricité de France). Le aziende francesi che operano in Italia sono in ogni caso assai numerose e appartengono a diversi settori, dalla grande distribuzione (Carrefour, Leroy Merlin), al lusso (Kering che controlla Gucci e Groupe Arnault, proprietario dei marchi italiani Acqua di Parma, Bulgari, Fendi, Loro Piana, Pucci e Pasticceria Cova).
Tra le società quotate a Piazza Affari le principali sono Stmicroelectronics (che per la verità, come si precisa più avanti, è posseduta paritariamente da soggetti italiani e francesi), oltre a Stellantis, Maire e Vivendi. Ecco in dettaglio il loro profilo.
StMicroelectronics
La sede è a Ginevra, in campo neutro rispetto a quelle dei due principali azionisti, lo Stato italiano (per la precisione il ministero dell’Economia e Finanze) e la holding francese Ft1Ci, che ne esercitano il controllo con il 27,5% del capitale, suddiviso in due quote paritarie attraverso la holding olandese omonima. Altri azionisti importanti sono alcuni tra i principali investitori pubblici e istituzionali, fra i quali Blackrock e Capital Research & Management Co. Presidente e amministratore delegato è attualmente Jean-Marc Chery. Il titolo, quotato anche a New York e Parigi e scambiato a Piazza Affari poco meno di 25 euro per azione, è reduce da una fase riflessiva iniziata all’inizio di ottobre, che ha portato in rosso, anche se di poco, la performance dell’ultimo anno (-5,3%), mentre risultano positive alla stessa data quelle dell’ultimo mese (+7%) e soprattutto degli ultimi sei mesi (+43,5%).
Allo scorso 7 ottobre risalgono anche le valutazioni sul titolo espresse dagli analisti di Exane e Goldman Sachs, che hanno confermato rispettivamente i giudizi «outperform» e «neutral», ma si sono espressi in modo difforme sugli obiettivi di prezzo. I primi hanno ritoccato al rialzo il target, portandolo a 29 euro, i secondi lo hanno invece tagliato a 21,6 euro. In precedenza si erano espressi sia Barclays (16 settembre) con la conferma della raccomandazione «underweight» (sottopesare in portafoglio) e un target price in rialzo a 22 euro, sia Citigroup che ha confermato il «buy» e alzato a 27 euro il target.
Stellantis
Nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Psa, la società ha sede legale ad Amsterdam e i principali azionisti sono la famiglia Agnelli tramite la finanziaria Exor (con il 14,4% delle azioni), il gruppo francese Peugeot Invest (con il 7,74%) e lo stato francese tramite Bpifrance (con il 6,65%). Il titolo vale poco meno di 10 euro (9,433 la chiusura di martedì 7 ottobre), in calo del 22,7% rispetto a un anno fa ma in crescita del 7,49% negli ultimi sei mesi e del 21,7% nell’ultimo mese.
Variegati i giudizi degli analisti. Mediobanca Research a inizio settimana ha migliorato sia il giudizio (portandolo a «neutral») sia il target price, innalzato a 9,7 euro, mentre Jefferies ha confermato sia il «buy» sia il prezzo obiettivo, indicato a 11 euro.
Quanto all’analisi tecnica calcolata da Teleborsa, il primo supporto è fissato a 8,571 euro e il secondo a 7,709 euro, mentre la prima resistenza è collocata a 9,86 euro e la seconda resistenza a 11,16 euro.
Maire
Già nota come Maire Tecnimont, è un gruppo societario italiano attivo nel settore ingegneristico, tecnologico ed energetico, con competenze specifiche nell’impiantistica, nella chimica verde e nello sviluppo di tecnologie per la transizione energetica. Scambiata a Piazza Affari intorno ai 13 euro per azione, vanta performance eccellenti sia nell’ultimo anno sia nell’ultimo semestre (cresciuta in entrambi i casi dell’83%), mentre nell’ultimo mese si è già rivalutata di oltre il 12,3%, prendendo come base la chiusura di martedì 7 ottobre, a 13,2 euro.
In attesa della imminente presentazione agli analisti, in calendario il 23 ottobre, il giudizio più recente risale al 21 agosto, quando Jefferies aveva confermato il «buy» e alzato il target price a 14,5 euro. L’analisi tecnica di Teleborsa indica il primo supporto a 12,65 euro e il secondo a 12,09 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è fissata a 13,48 euro e la seconda a 14,31 euro.
Vivendi
Società francese attiva nel campo dei media, controlla il gruppo di pay-tv Canal+ e Havas ed è a sua volta controllata dal finanziere Vincent Bolloré. Come già ricordato, ha detenuto una quota significativa di Tim. Quotato a Parigi, il titolo martedì 7 ottobre ha chiuso a 3,014 euro, dopo aver toccato lo scorso 24 luglio il massimo dell’anno a 3,585 euro. Il massimo storico, di 11,08 euro risale al 16 luglio del 2024, mentre era sceso al suo minimo storico di 2,29 euro il 2 aprile di quest’anno. L’analisi tecnica di Teleborsa parte da un primo supporto indicato a 2,983 euro e un secondo a 2,953 euro. Sul fronte rialzista, la prima resistenza è fissata a 3,075 euro e la seconda a 3,167 euro.
Leggi anche:
1. Francia, come investire in Borsa dopo la bocciatura di Fitch
2. Francia: è allarme sul maxi debito, si apre crisi politica. Governo a rischio
© Riproduzione riservata