La vittoria del partito di Javier Milei, La Libertad Avanza (LLA), alle elezioni di metà mandato in Argentina, ha innescato una ventata di ottimismo sui mercati finanziari. Con circa il 41% dei consensi, in alleanza con Propuesta Republicana (PRO), la coalizione pro-mercato consolida la propria posizione in Parlamento, assicurandosi oltre un terzo dei seggi in entrambe le camere. Una soglia che consente al presidente di mantenere il potere di veto e rafforzare la sua agenda riformista.
Il risultato elettorale garantisce a Milei una solida legittimazione per portare avanti il pacchetto di riforme fiscali, del lavoro e delle pensioni, pilastri del suo programma di rigore e liberalizzazione economica. “Il voto segna il ritorno dello slancio riformista argentino e consente al governo di legiferare da una posizione di forza, non di sopravvivenza”, osservano gli analisti.
Torna l’appetito per il rischio argentino
I mercati stanno reagendo con sollievo e ottimismo. Il risultato dissipa i timori di un ritorno al populismo. Con LLA al 41% e i peronisti al 31%, il premio di rischio politico dell’Argentina sta calando drasticamente. Per gli investitori, si tratta di un classico riposizionamento politico: un mandato forte, minore volatilità e un percorso più chiaro verso il ritorno all’accesso ai mercati entro il 2026. È un momento decisivo per l’esposizione sull’Argentina”, sostiene Thierry Larose, gestore di portafogli di debito emergente di Vontobel.
Occhio ai tango bond
In particolare, secondo l’esperto, “ci si può aspettare un forte rally delle obbligazioni globali in dollari e delle obbligazioni nazionali in pesos, mentre la valuta dovrebbe trovare un enorme sollievo grazie alla chiusura delle coperture e alla normalizzazione dei flussi.
La prospettiva di stabilità politica e continuità nelle politiche pro-business riduce drasticamente il premio di rischio sull’Argentina, con gli investitori che tornano a guardare ai tango bond come opportunità di rendimento.
Peso stabile, addio rischio svalutazione
l peso argentino, spesso sotto pressione nei mesi precedenti al voto, sembra destinato a una fase di stabilizzazione. Secondo gli analisti di Vontobel, “le tensioni pre-elettorali sulla valuta erano legate a coperture speculative e anticipi delle importazioni. Con il voto ormai alle spalle e il Treasury statunitense che continua a sostenere il mercato dei cambi, il rischio di una nuova svalutazione appare ora minimo”.
Il governo potrà così ricostituire le riserve valutarie e mantenere il percorso disinflazionistico avviato, senza modificare l’attuale regime di cambio. Solo in una fase successiva, verosimilmente nel 2026, potrebbe essere introdotto un sistema più flessibile, favorito dall’ingresso di nuovi capitali esteri e investimenti diretti.
Le variabili da seguire: politica e riserve
Insomma il Paese torna a essere sotto i riflettori degli investitori internazionali. Ma per trasformare l’euforia in solidità duratura, Buenos Aires dovrà ora tradurre il capitale politico in riforme concrete e disciplina macroeconomica. Per gli investitori, la fase che si apre sarà determinata da due fattori chiave: la capacità politica di Milei di costruire alleanze e l’evoluzione delle riserve in valuta estera.
“Il presidente dovrà trovare un equilibrio tra la sua agenda radicale e la necessità di collaborazione con le forze moderate dell’opposizione per approvare le riforme cruciali”, spiega Alessandra Alecci, portfolio manager di debito emergente presso Carmignac.
Parallelamente, l’Argentina dovrà rafforzare le proprie riserve in dollari per garantire il servizio del debito estero, soprattutto nei confronti degli obbligazionisti internazionali. “Ciò implica un regime valutario più flessibile e un ritorno ai mercati il prima possibile”, aggiunge Alecci.
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