Trecentocinquanta Gazzette Ufficiali più quarantacinque supplementi ordinari e straordinari. In tutto 35 mila e centoquaranta pagine. Questa la stima dell’Ufficio Studi della Cgia. Se tutte le pagine fossero stampate, il peso ammonterebbe a ottantaquattro chilogrammi. Se, inoltre, avessimo messo queste Gazzette l’una sopra l’altra, otterremmo una pila di carta alta oltre un metro e novanta centimetri. Infine, considerando un tempo medio di 5 minuti a pagina, una persona che si dedicasse a leggerle tutte con attenzione impiegherebbe 366 giorni lavorativi, praticamente un anno.
Nel 2025, purtroppo, il quadro generale non dovrebbe subire grosse variazioni. Nei primi nove mesi sono state pubblicate 227 Gazzette Ufficiali e trentuno Supplementi ordinari e straordinari, per una foliazione totale pari a 25 mila e ottocentottantotto, “solo” 189 facciate in più rispetto a quanto pubblicato nello stesso periodo dell’anno scorso.
Rispetto agli anni prima del Covid, invece, il confronto è leggermente peggiorato. Se nel 2019, ad esempio, contavamo lo stesso numero di Gazzette Ufficiali e di Supplementi diffuso l’anno scorso, le pagine totali ammontavano a 32 mila duecentotrentasei, 2 mila e novecentoquattro in meno del dato riferito al 2024.
L’eccessiva proliferazione del numero delle leggi presenti in Italia è in larga parte ascrivibile a due fattori:
alla mancata soppressione di leggi concorrenti, una volta che una nuova norma viene approvata definitivamente; al sempre più massiccio ricorso ai decreti legge che, per la loro natura, richiedono l’approvazione di ulteriori provvedimenti (decreti attuativi).
Questa sovraproduzione normativa ha ingessato il funzionamento della Pubblica Amministrazione con ricadute pesantissime soprattutto per gli imprenditori di piccole dimensioni. Di fronte a questo dedalo normativo il peso della burocrazia e i ritardi decisionali in capo agli uffici pubblici hanno reso la nostra PA tra le meno efficienti d’Europa.
Oltre a essere tantissime e in molti casi in contraddizione tra loro, queste leggi sono tendenzialmente scritte male e incomprensibili ai più, per cui applicarle è molto difficile. Questa situazione di incertezza e di confusione interpretativa ha rallentato l’operatività degli uffici pubblici. Di fronte a un quadro così deprimente, i dirigenti pubblici acquisiscono sempre più potere quando stabiliscono scientemente di rinviare o bloccare una decisione. Con tante regole, la discrezionalità dei funzionari aumenta e, conseguentemente, anche le posizioni di rendita di questi ultimi salgono al crescere del valore economico del provvedimento da deliberare. Un corto circuito che in molti casi innesca comportamenti corruttivi o concussivi, purtroppo, molto diffusi in tutta Italia.
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