Tre sono i colossi asiatici: Cina, India e Pakistan. Storie millenarie, vecchi odi e nuovi ambizioni si intersecano in quell’area di mondo. E oggi una nuova e ampia guerra, forse peggiore rispetto a quelle già in corso, rischia di scoppiare. Due giorni fa, Nuova Delhi ha attaccato alcuni punti, considerati obiettivi terroristici di Jaish-eMohammed (JeM) e Lashkar-e-Taiba (LeT), in Pakistan. Subito, i commentatori hanno fatto riferimento al fatto che entrambi i Paesi siano dotati di armi nucleari, immaginando quindi lo scenario peggiore che, molto probabilmente, non avverrà anche perché gli scontri tra i due Paesi si verificano, a ritmo più o meno costante, dal 1947. Ma cosa accadrebbe, anche da un punto di vista economico, in caso di una guerra tradizionale?
Solamente pochi giorni fa, l’India è passata dall’essere la quinta economia mondiale alla quarta, superando così il Giappone. Ma non solo. Perché questo gigante asiatico è diventato un hub fondamentale per l’industria tecnologica, farmaceutica e dei servizi. Nel caso si verificasse un conflitto, non solo si rallenterebbe l’economia del Paese ma si interromperebbero anche le catene di approvvigionamento globali, generando incertezza nei mercati finanziari. Le aziende multinazionali con sede o interessi in India — in particolare nel settore dell’outsourcing IT e della produzione — vedrebbero quindi aumentare i costi operativi e logistici. Le borse asiatiche, già vulnerabili alla volatilità geopolitica, potrebbero reagire con forti perdite.
Il Pakistan, che ha un’economia molto più piccola e fragile rispetto a quella indiana, ha però un ruolo strategico per la Cina, grazie al Corridoio economico Cina-Pakistan (Cpec), che è parte integrante della Nuova Via della Seta. Un conflitto armato potrebbe mettere a rischio queste infrastrutture chiave, rallentando i progetti cinesi e provocando ricadute economiche su tutta l’Eurasia.
L’effetto più rapido ed immediato sarebbe però sul mercato energetico in quanto l’Asia meridionale è una regione cruciale per il transito di energia e un conflitto interromperebbe sicuramente (si veda il caso degli Houthi nel Mar Rosso) il traffico di merci e combustibili nel Golfo Persico e nell’Oceano Indiano. In questo modo, aumenterebbero i prezzi del petrolio e del gas, alimentando l’inflazione globale in un momento in cui molte economie stanno già affrontando parecchie difficoltà. Una guerra – l’ennesima – porterebbe inoltre gli investitori verso asset rifugio come l’oro. Al di là della tragedia umana, vista anche la densità di popolazione di India e Pakistan, gli effetti economici di una guerra tra i due Paesi sarebbe devastante. Ma, per ora, sembra che tutto sia congelato. Almeno fino alla prossima rappresaglia, come accade dal 1947.
© Riproduzione riservata